Dopo un ventennio di operazioni militari sotto la guida degli Usa, i talebani hanno preso il controllo dell’Afghanistan. La fulminea vittoria viene a coincidere proprio con il ritiro degli statunitensi dal Paese di cui parlava Donald Trump. Ma non solo, essa rappresenta una vera e propria sconfitta per la coalizione internazionale guidata dagli americani.
Afghanistan, la disfatta dell’Occidente
All’avanzata talebana, che ha avuto inizio diverse settimane fa, non è stata opposta alcuna resistenza. Le truppe afghane non erano pronte a contrastare una ribellione di tale portata. L’aviazione, così come gli armamenti e l’addestramento, infatti, dipendevano quasi interamente dall’Occidente. E come se non fosse già abbastanza, la diserzione era in crescita e tra le file dell’esercito imperava la corruzione sistemica.
I talebani, in poco più di un mese, ma in particolare negli ultimi dieci giorni, hanno conquistato le maggiori città dello Stato orientale fino ad arrivare alla Capitale. Dopo averla circondata, sono entrati e se ne impossessati.
Da Doha, un portavoce dell’ufficio politico dei talebani ha detto ad Al Jazeera che la guerra in Afghanistan “è finita”. Inoltre, ha annunciato che presto verrà chiarita anche la forma di Governo che si instaurerà nel Paese. Le milizie, difatti, parlano di “dichiarazione della nascita dell’Emirato islamico“.
Dal canto suo, il Presidente degli Stati Uniti d’America Joe Biden ha deciso di inviare altri mille soldati a Kabul, che si vanno ad aggiungere ai 5.000 già disposti per garantire l’evacuazione di civili americani e afghani.
Ma facciamo un passo indietro e ripercorriamo le tappe dei recenti avvenimenti.
L’avanzata talebana
Come già accennato, il risvolto della ribellione si va a sovrapporre alla fine della ventennale operazione militare americana, successiva agli attentati terroristici dell’11 settembre 2001. Due decenni segnati da un iniziale successo delle truppe occidentali, poi degenerato in un logorio che ha portato alla decisione della Casa Bianca di ritirare le proprie forze dal territorio.
Lo scorso aprile, fu Biden in persona a rivelare che a maggio avrebbero avuto inizio le operazioni per lasciare l’Afghanistan. L’intenzione era di completarle entro l’anniversario dell’11 settembre, di cui nel 2021 si ricordano i 20 anni, mettendo fine alla più lunga guerra della Storia americana. Proprio a maggio, però, alla vigilia di suddette operazioni, i talebani hanno lanciato una massiccia offensiva contro le forze governative nella provincia di Helmand, a Sud, continuando la loro espansione. Ed è così che, a giugno, l’inviato Usa per l’Afghanistan racconta che i talebani possedevano già oltre 50 dei 370 distretti totali.
Il 2 luglio l’America annuncia il ritiro di tutte le truppe Usa e Nato da Bagram, la principale base aerea dell’Afghanistan. Due giorni dopo, i talebani prendono il controllo del distretto di Panjwai a Kandahar. Cade anche Islam Qala, il principale valico di frontiera con l’Iran. Il 14 luglio gli insorti prendono il controllo del valico di Spin Boldak col Pakistan. A fine mese, i talebani controllano circa la metà dei distretti.
Ad agosto, viene sferrato l’attacco finale. In meno di due settimane i talebani riescono a occupare le aree restanti. Zaranj, Sheberghan, Taloqan, Sar-E-Pul e Kunduz, porta di ingresso all’Asia centrale e alle province del Nord, ricche di risorse minerarie, cadono nelle loro mani. A queste si aggiungono Aaybak, Pul-E-Khumri, Faizabad, Ghazni e Firus Koh. Per di più, gli studenti coranici riescono ad occupare persino altri quattro capoluoghi di provincia in un solo giorno: Kandahar, la seconda più grande città del Paese, Qala-E-Naw, Lashkar Gah ed Herat. Capitolano le maggiori città del Nord.
Afghanistan: la presa di Kabul e la fuga di Ghani
Il 15 agosto, i talebani conquistano senza troppe difficoltà Bagram, la strategica città orientale di Jalalabad. Continuando l’avanzata, giungono a Kabul. A fine giornata la loro bandiera sventola sul pennone del palazzo presidenziale.
Nel frattempo, si diffonde la notizia che il Presidente afghano Ashraf Ghani avrebbe lasciato il Paese e si sarebbe rifugiato in Tagikistan. In seguito, arriva la conferma da parte dello stesso Ghani, il quale afferma di essere fuggito per evitare “un bagno di sangue“. “I talebani – ha poi aggiunto –hanno vinto e ora sono responsabili dell’onore, della proprietà e della tutela dei loro connazionali“.