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Cani ingannati. Da Yulin agli abbandoni post Covid: la grande vergogna

Con l’estate è iniziato il Dog Meat Festival: migliaia di cani torturati. Intanto, ogni giorno, abbandoni dopo le tante adozioni

Yulin Summertime Sadness

Animali traditi dall’uomo: dalla ripugnanza di Yulin agli abbandoni di cani adottati durante i periodi più bui della pandemia. L’umanità che delude di nuovo.

I cani sono i migliori amici dell’uomo. Ma l’uomo, spesso, troppo spesso, disattende la loro fiducia incondizionata.

Il Festival della carne di cane di Yulin 

Ieri, 21 giugno, è iniziata una delle più discusse e disumane pratiche ancora perpetrata nel mondo, la strage del Festival della carne di Yulin, in Cina. Una strage di carcasse di cani lasciati nelle strade che si rendono sanguinose protagoniste ospitanti i wet market

Un evento, quello nella zona rurale della provincia di Guangxi, che annualmente si ripete fino al 30 giugno e che coinvolge migliaia di spettatori, nonché acquirenti.

Il motivo è l’ideale e anacronistica mendace antica tradizione secondo la quale il consumo di carne di cani porti fortuna e salute nei mesi estivi. 

La pratica dell’orrore

Ciao, sono di nuovo io, Afrodite, voce narrante di alcuni articoli della sezione del nostro VanityClass Noi Animali.

Sapete, per una cagnolina tanto amata e coccolata come me e moltissimi miei amici pelosi e bipedi, è difficile scrivere, descrivere, ciò che sta accadendo esattamente in queste ore. 

Con il Solstizio d’Estate ha avuto inizio il Lychee and Dog Meat Festival, una macabra invenzione umana databile fra 2009 e 2010. Nelle zone più povere e non ancora alfabetizzate dell’immenso territorio cinese, i commercianti di carni di animali domestici, come cani e gatti, visto il continuo disinteresse per questi prodotti da parte dei consumatori, pensarono di creare un festival per incentivarne e riscoprirne il sapore. Nondimeno, in (peli e) barba all’etica verso gli animali divenuti “da compagnia” nei secoli, questi scaltri uomini fecero leva sull’aspetto folkloristico delle carni, antico di almeno 4000 anni.

Chi sosteneva fossero di buon auspicio, chi che preservassero dalle malattie per la stagione appena iniziata, e chi che aiutassero le prestazioni sessuali maschili.

D’altronde, celebrare la morte degli animali come rito di prosperità è una consuetudine umana estremamente nota e storicamente presente, tuttavia andata scemando nel tempo. 

No, se ve lo state chiedendo, non mi butterò nella discussione meramente correlata all’alimentazione umana e alle scelte vegan e similari.

Indubbiamente, sugli allevamenti intensivi di animali da cortile nel mondo ci sarebbe da dire molto, come per le fake news a riguardo. “Documentarsi senza invasarsi”, diceva il mio bel fratellone Rufus, riportando le parole del mio bisnonno umano

Yulin raccontato dai cuccioli

Per questo specifico motivo, mi limito a delineare la realtà che accade dall’altra parte del mondo. 

Ciò che umilia me, come essere vivente, e i miei simili tutti è la naturalezza che contraddistingue chi presenzia, affolla, sceglie e acquista l’animale

Durante il suddetto Festival della carne di cani c’è una grande e festosa vendita, tra le altre cose, di litchi e liquori. Come se dessero quel tocco in più a ciò che disgusta gli occhi. 

Ma voi ve lo immaginate cosa proviamo noi pelosi in quel momento?!

Trasportati in sacchi con zampe legate, museruole per non farci abbaiare (non sia mai che diamo fastidio!), all’interno di scatole rettangolari in legno, gabbie arrugginite, sballottati da una parte all’altra di un Paese immenso, nella sporcizia, fra i tartufini che smettono di emanare quell’aria calda e il loro respiro affannoso si spegne troppo di frequente, e di frequente prima di arrivare nella città “in festa”. 

Io, come cane, nuovamente, fatico, ma ci provo, mentre mi rannicchio accanto alla mia umana che, fra un tasto e l’altro, piange mentre guarda video e immagini sconcertanti. (D’altronde, è pur vero che continuate a non aver imparato nulla dai nonni e dal dramma delle guerre, perciò a volte è difficile tener salda la fiducia in voi. -n.d.r.-)

  • Eccomi, qui sono un pelosetto comune, non so di che razza io sia (mi piace definirmi “amore puro”, ammesso ci sia chi lo accetta, io lo offro volentieri! -n.d.r-), sono nato per strada con 6-7 fratellini e sorelline. Oltre a loro ci sono amici della mia età, penso 50-55 giorni perché le nostre mamme non ci danno più il loro latte… Sto giocando con loro e, tutto d’un tratto, non so cosa stia succedendo, ma mi sento afferrare per la collottola. È tutto buio intorno a me. Inizio a  piangere, ho fame, mi sento soffocare in questo spazio angusto. Il tempo -non che io sappia esattamente definirlo- non passa mai. Un’altra mano mi afferra. Penso: sarà una carezza? Ma non penso siano così le coccole, questa sembra una botta, fa male. Prima sulla testa, poi sul muso, poi le zampine dietro. Ululo, strido e piango. Un’altra mano mi spinge verso il basso della cesta. Non le sento più. Mi trascino per girarmi, mi accascio. Forse così starò meglio… forse…
  • Io sono un esemplare di simil akita inu (ve lo ricordate il film Hachiko? Anche la sua era una storia vera…), indosso ancora il mio collare. C’era il mio nome, ma nel tragitto si è logorato. Mi chiamavano spesso bǎo bèi, (tesorino, amore, credo sia la giusta traduzione in canino-cinese-italiano -n.d.r-). Ricordo che mi trovavo nel mio bel cortile a giocare e di aver trovato qualcosa di buono lanciato da fuori. Fra vaghe memorie, suppongo di essermi addormentato poco dopo. Ho dormito, e dormito…. Mi sono svegliato e riaddormentato più volte. Sento gli occhi che bruciano, il mio pelo sporco come mai prima, mi sento come se si stesse perdendo, e la pelle lacerando, sanguina a volte, persino… Vorrei leccarmi, ma non ho più salivazione, a stento riesco a muovere la lingua. Qualcosa mi comprime la bocca. Una corda che mi crea vesciche sul muso che da bianco è diventato rossastro. Sento intorno a me strazianti pianti dei miei simili, risa di bipedi, e un nauseante aleggiare di sangue e carne bollita. Non riconosco nulla di quanto vedo. Odori, luoghi, suoni. Nulla. Vedo tante persone da questa stretta gabbia. Non è una tana da trasporto sicuro, come il mio kennel, né comoda come la mia cuccia. Mi scrutano, mi toccano con bastoni, si radunano attorno a me, persone mai viste. Non trovo i miei umani, chissà come staranno. Chissà se mi staranno cercando come io cerco loro fra tutti questi. Cerco di essere gentile, scodinzolo come fossi un cucciolo, anche se non sono più così piccino. Magari qualcuno mi porterà dalla mia mamma umana. O dai nonni, quelli che mi danno sempre un formaggino o un biscotto in più di quelli che avrei dovuto mangiare. (Umani, la dieta fatela voi, in piena estate. Al musetto della forma, truccatevi un po’ l’incarnato e sarete bellissimi! -n.d.r.-). Cerco, sebbene sfinito, di scodinzolare. Sento la fame e la sete sopraffarmi. Forse questa volta scelgono me, magari mi riporteranno dalla mia mamma. O forse mi diranno dove trovarla! Forse
  • Io sono una futura mamma, ho in grembo dei cuccioletti che probabilmente sarà difficile tener vicino a me per sempre. Ma per sempre avrò accanto il mio padrone. Non è molto affettuoso, ma qualche tozzo di pane e scarto da tavola arriva sempre. Per questo io lo amo, ha anche detto che valgo di più perché ho preso peso! Mi sta portando a fare una passeggiata diversa questa volta. Saluta le persone, mi mette in mostra. Chissà, forse è orgoglioso di me come io di lui! E forse fra queste persone ci sarà anche chi adotterà uno dei miei piccolini. Spero che abbiano la fortuna di un riparo, una mano da leccare e una zampina sempre pronta ad aiutare.  E magari una coccola come sento raccontare da alcuni cagnolini vicini, ammassati, nelle vicinanze. Forse è chiedere troppo? Io amo tantissimo il mio umano, la sua famiglia tutta, ma mi piacerebbe giocasse un po’ di più, mi tenesse vicino, un po’ di più. Forse, è questo il mio errore? Ho chiesto troppo sperando? Avrei dovuto accontentarmi di più,forse
  • Io sono solo un “cagnaccio”, così mi hanno detto tante volte, prendendomi a calci quando cercavo solo cibo e acqua, riparandomi sotto la pioggia. Vivevo qui nella zona, e per anni ho sentito l’orrore sempre più accanto a me. Questa volta ero a un passo dalla fuga, ma gli anni si sentono sulle mia anchette secche. Mi hanno preso. Erano quasi riusciti a portarmi via da quest’inferno quegli angeli. Gli attivisti, che tanto si fanno sentire e tanto rischiano per strapparci da qui. Ci regalano ancora fiducia nell’uomo.  Invece per me non è bastata… Sono stato troppo vicino a un uomo che si fa vanto di un bastone con una strana corda che accalappia e prende i cani per il collo. Letteralmente, ho assistito alla scena della morte del mio acerrimo nemico di strada. Nonostante ci siamo spesso scontrati per quello o quello spazio, per quel rimasuglio di cibo gettato, abbiamo sofferto vedendo uno dei due picchiato selvaggiamente, sparato e accecato perché eravamo in cerca di cibo con il nostro piccolo branco e ci fermavamo fra i bidoni dei ristoranti. Lo ammetto, volevo mordere quel villano su due piedi e salvare il mio nemico storico, nonché amico più datato. Lo so, non si dovrebbe ringhiare… Ma, credetemi, non so raccontarlo, mi è rimasta solo la paura. Lui è l’ultimo essere con il pelo ancora addosso che ho visto prima di trovarmi qui. Spero che presto le mie orecchie smettano di sentire tutto il rumore assordante, le asce che picchiano violente, gli strazianti ululati. Solo dolore animale imperante attorno a me. Forse, un ultimo sguardo all’uomo di fronte a me, sdraiato e legato sul tavolo, cambierà quest’uomo. Ora che non le avrò più queste mie orecchie andrà meglio; forse non ricorderò il senso di svenimento per la coda morsa e la zampa deformata durante una zuffa… forse me ne andrò a correre più felice sul punto, mai più in fuga. Forse

Tortura psicologica e violenza fisica su cani e gatti

Supponiamo, asseriamo anzi, che i cani destinati alla fine più dolorosa sappiano ciò che sta per accadere. Attoniti, sbigottiti, tremanti, a volte talmente terrificati da aver gli occhi sbarrati nel silenzio. E, più di tutto, incolpevoli.

“Guardare negli occhi un cane terrorizzato perché sa cosa gli sta per accadere è una delle esperienza più devastanti che possa capitare a chi, come me, fa questo lavoro. Non mi potrò mai abituare a tutta questa crudeltà.”

Queste sono le parole di un volontario che ha manifestato e raccontato ciò che ha in prima persona visto e sentito nella città cinese capitale della macellazione canina.

Fa specie in particolare la modalità in cui avvengono le tristi esecuzioni dell’evento.

Una sanguinaria manifestazione della tortura, dell’abuso e dell’aberrazione umana.

Esemplari di tutte le razze, presi dalle strade, rubati alle famiglie, privati della loro dignità. Va sottolineato il fatto che circa il 70% dei cani uccisi sono sottratti indebitamente ai proprietari.

Cani ammassati, malati, feriti, maltrattati e spaventatissimi, lasciati esposti alle intemperie per giorni, in gabbie fetide, esposti ad infezioni come se piovessero, cadaveri nel mezzo, prima di quella fase che potrebbe essere definito l’anticamera dell’abominio. 

Di qui, lo strazio non può che aumentare, come la vergogna di definirsi “umani” per tanti con un minimo di empatia. Bancarelle in pessimo stato igienico, dove si procede all’acquisto di carne di cani appena macellati. 

I pelosi, stremati, si trovano di fronte a persone che non solo mangiano cani e, eventualmente, anche carne di gatti. (dis)umani di casta sociale bassa, ignoranti e proveniente da zone relativamente ancora agricole, di fascia di età medio alta.

Ad essi si aggiungono anche “turisti curiosi di avere un assaggio di fortuna e virilità“.

Visitatori curiosi e impunemente poco virtuosi.

Ciò che accade prima del consumo, tuttavia, caratterizza la fase più agghiacciante.

Questi omuncoli osservano i terrorizzati animaletti, li scelgono fra tanti, (alcuni di loro magari accennano anche un minimo di giubilo, nell’istante in cui si sentono voluti, ignari della mostruosa realtà -n.d.r.-), in modo che possano essere letteralmente seviziati. 

Una scia infinita di sangue vivo, come vivi lo sono ancora i cani.

Ad essi prima vengono strappate le orecchie, picchiati con martelli, e poi scuoiati vivi. Il pelo raccolto per farne pellicce per la gente più ricca. (Crudelia De Mon non docet -n.d.r.-)

Fra i lamenti indicibili, e inspiegabili da poter reggere per qualsiasi (pensavamo) orecchio umano, vengono messi in enormi pentole, ancora vivi, tagliati con motoseghe, e bolliti in acqua o posti sul fuoco. 

E, per chiunque lo desideri, serviti. (Più freschi del pescato dei porticcioli di paese. Quasi. -n.d.r.-)

Il sacrificio, quello sacrale, e l’onta della cessione volontaria dei proprietari di cani attuale

Altri cani, di ogni età e dimensione, sono appesi per il collo su ganci di metallo, in macabra esposizione, con le ultime gocce rimaste a bagnare il terreno che si colora di porpora. 

Come fosse il mantello che copriva Agamennone nell’Oresta di Eschilo mentre la moglie Clitemnestra procedeva a vendicare, con la sua morte e quella di sacerdotessa di Ilio, la figlia Iphigenia, sacrificata in nome della vittoria a Troia.

Solo che l‘Orestea, e quei mantelli di sangue descritti in maniera magistralmente tragica nel primo libro della trilogia, risalgono al 458 a.C.!

Il sacrificio, lo insegna la storia di Abramo e Isacco, è presente nella storia più antica dell’uomo. Ma, uomini, non vi sareste dovuti evolvere?!

Le necessità biologiche, ove presenti, nelle diete, sono un fatto, i criteri popolani, un altro.

Tuttavia, la cosa peggiore è il tradimento più grande dei proprietari che VENDONO volontariamente i loro cani e, talvolta gatti, per scelta. Sanno quale sarà il loro destino, che non si augurerebbe nemmeno al peggiore dei nemici. Una pratica efferata con una tale assenza di umanità da chiedersi, di nuovo, cosa essa significhi nel profondo.

Indicibile, inenarrabile.

Che noi animali, MAI, MAI e poi MAI oseremmo attuare su voi umani, soprattutto nei confronti dei nostri umani.

Come avete potuto, voi che avete lasciato i vostri (scelti come compagni di casa, quantomeno) cuccioli, che magari avete cresciuto per lungo tempo, accudito, sfamato, accarezzato, a questa crudeltà?

Piccole speranze per le codine: fra attivisti, petizioni e nuove leggi

Si stima che solo lo scorso anno più di 10000 cani siano stati uccisi e venduti a peso da macello. Per non contare i moltissimi gatti compresi. Va sottolineato che in Cina si consumano fra i 10 e i 20 milioni di cani ogni anno, in quanto il loro consumo non è vietato. La magrissima consolazione è che quest’anno sono “solo” circa 5000 i canidi raccolti ed esposti per la loro triste fine.

Nel 2020 la manifestazione non aveva avuto luogo, per riprendere poi lo scorso anno, sempre con l’inizio del solstizio d’estate. Una carneficina ormai inspiegabile. 

Un evento che ha avuto eco internazionale con enormi condanne da parte di persone comuni, star come Matt Damon, Leona Lewis hanno espresso l’orrore e si sono resi volti PETA, come la nostra amata Elisabetta Canalis per denunciare l’orrore. Joaquin Phoenix ha manifestato pubblicamente. Sono numerosissimi e altrettanto coraggiosi gli attivisti.

Tanti sono, infatti, coloro che hanno cercano di salvare gli animali da questo set diabolico dove i protagonisti si immedesimano in boia di vittime innocenti.

Molti di loro si recano sul posto, per acquistare o denunciare la malsana vendita di cani di dubbia provenienza, e trarli in salvo. Il cucciolo simbolo di quest’anno si chiama Lucky, è un giovane akita inu rosso con un sorriso luminoso, salvato poco prima della sua esecuzione.

Le organizzazioni che cercano di portare i cani al di fuori del Paese, nonostante le difficoltà economiche e burocratiche del processo, sono sempre più presenti in ogni continente; i volontari documentano, si documentano, fanno rete, e trovano per i pelosi case e famiglie, donando loro nuove vite. 

Negli ultimi anni, anche grazie a Marco Mazzoli e allo Zoo di 105, insieme alle due Stefania, mogli di Paolo Noise e Mazzoli, si è fatta luce sulle atrocità che si ripetono sui cani. Si aggiunge la voce de Una Zampa Solidale. 

Fra gli eroi e attivisti nostrani c’è Davide Acito di Action Project Animal, che ha personalmente portato in Italia alcuni dei cani salvati da Yulin. 

La grandezza di una nazione e il suo progresso morale si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali (Ghandi)

In Cina sono più di 10 milioni i cani e almeno 4 milioni i gatti allevati e catturati per vivere in gabbie tra innumerevoli sofferenze, per poi finire macellati per la loro carne.

Per correttezza, è doveroso aggiungere e ben delineare che la maggior parte dei cittadini cinesi è contraria al consumo di carne di cani e gatti.

Questo deriva da una percezione e da un cambio generazionale della popolazione più giovane, che ha considerato sempre più gli animali d’affezione come parte integrante delle famiglie

Allo stesso modo, il Governo del Dragone ha tolto noi cani e i cugini mici dagli animale da bestiame, ma non esisteva, prima dei grandi contagi, legge che impedisca di mangiarne le carni.

Nel frattempo, le petizioni per la fine stessa del festival sono cresciute esponenzialmente, tanto da spingere alcune città, come Shenzen e Zhuhai, ad apporre il divieto ufficiale al consumo di carne di cani e gatti. La cosa ulteriormente surreale di questo carnevale smascherato dell’orrore in pieno svolgimento avviene mentre milioni di persone sono, molto infelicemente, recluse in nuovi lockdown

Cani macellati: non solo Cina

Durante lo scoppio iniziale del Covid-19, sono state migliaia le uccisioni di cani e gatti, temuti come contaminanti e veicolo di trasmissione del virus. Nulla di più sbagliato.

Per grottesco che possa apparire, sfatato il terribile falso mito, nel mondo, salgono ad almeno 30 milioni i cani uccisi poiché destinati al consumo umano ogni anno.

Oltre alla Cina, che avrebbe vietato il consumo della carne di cani e gatti, anche a seguito dell’emergenza sanitaria (salvo poi l’eccezione estiva), altri Paesi asiatici si cibano di animali considerati domestici: Indonesia, Corea, Taiwan, Vietnam, Filippine, Polinesia.

Sorprenderà scoprire che fino al 1996 anche in alcuni Cantoni Svizzeri si soleva cibarsi di Fido&co. (Mannaggia a chi non ha spiegato ai miei amici a quattrozampe di chiamarsi Diffido -n.d.r-), cosa che ha immediatamente scosso l’opinione pubblica.

Nonostante gli sforzi e le petizioni e i milioni di firme raccolte, l’obiettivo di fermare le torture sui miei simili, i giorni passano, il dramma aumenta, e il dolore scorre. Più del sangue, più delle lacrime. 

Senza ipocrisie, la domanda da porsi in merito agli animali meno comuni nelle case, destinati a macellazione per consumo umano, spesso in esubero, è la medesima: quanto siete disposti a sacrificare, salvare e preservare? Quel che è certo è che nessun essere vivente merita di sopravvivere in una maniera tanto brusca e morire in modo tanto violento, come accade –non solo– a Yulin. 

Come fedele amica dei miei umani, mi fa piacere informarvi che una parte molti di noi sono stati riconosciuti -finalmente- quali esseri senzienti già nel 1997 con il Trattato di Lisbona.

Questo documento è poi stato rivisto nel 2008 a livello Europeo; in seguito, con leggi via via più ad hoc, in Italia, Regno Unito e Spagna  hanno dato svolte molto forti. 

Persino Ecuador (spintosi verso i diritti degli animali selvatici) e Messico stanno avviando rivoluzioni costituzionali per riconoscere non solo animali d’affezione come sensibili, dotati, appunto, di sensazioni. 

Ieri, inoltre, c’è stato un incontro in Senato organizzato per volontà della Senatrice Raffaella Marin, del Dipartimento del Benessere Animale Lega.

Insieme a lei, Filippo Maturi, responsabile nazionale del medesimo Dipartimento, Cinzia Bonfrisco, Europarlamentare membro dell’Intergruppo Benessere e Protezione degli Animali presso il Parlamento Europeo hanno cercato di accogliere le richieste presentate da Animal Equality.

L’Associazione, il cui testimonial italiano è Edoardo Stoppa, si è mossa anche in Italia per mostrare l’orrore che continua anche dopo il periodo di Yulin, e soprattutto chiedere a gran voce la fine dei wet-markets

Fra pandemia e pericoli dei wet-markets

Anche se nutriamo -pure noi quattrozampe, volatili, rettili e natanti- qualche dubbio sulla vera nascita del maledetto Covid-19, che tanto ha impattato sulle nostre vite, con una pandemia che sembra finalmente volgersi verso gli ultimi colpi di coda (e speriamo di vittime).

Fra esortazioni, libertà e rispetto ad attenzioni e vaccini, il 2020 ve lo avrebbe dovuto far capire che qualcosa nelle pratiche più obsolete di conservazione di animali vivi realmente non funziona. 

Ma cosa sono, esattamente, questi mercati?

Si tratta di mercatini disordinati, dove si vendono prodotti agricoli e carne, spesso di animali selvatici che, ancora vivi e tenuti forzatamente in condizioni igieniche scarsissime e assolutamente non idonee, vengono macellati con metodi estremamente discutibili. Animali sgozzati, volatili con testa e becco compresi, appesi a ganci di ferro, lasciati alla mercé di mosche e visitatori.

(No, non è questione di scarsità di rispetto per le culture diverse, né globalismo, né occidentalismo etc. Anzi, ho estremo rispetto per la cultura asiatica, sapete quanti gadget inventano per noi animaletti?

E poi, suvvia, siamo cani, e come tali di queste vostre ideologie bislacche non ce ne facciamo nulla! Seguiamo tutti la nostra natura etologica animale, indipendentemente da dove ci troviamo. Non siamo mica umani, che etichettiamo tutto e tutti! -n.d.r.-

Per riprendere il discorso dei mercati wet (bagnati, dall’acqua lanciata sui banchi, sugli animali, al sangue, in versione più -o meno- metaforica), una volta macellate le carni, si passa alla spedizione in molteplici città cinesi e altrettante parti di Asia e Africa.

In Africa si vendono, senza alcuna cura delle leggi sulla tutela internazionale degli animali a rischio di estinzione, scimmie, pipistrelli, uccelli (pare persino tucani e pappagalli ara) e insetti di ogni genere:

In Cina, si continuano a vendere:

  • cicale,
  • serpenti
  • porcellini d’India,
  • tassi,
  • lontre,
  • ricci, 
  • ratti
  • salamandre,
  • scorpioni
  • scoiattoli,
  • zibetti
  • tartarughe,
  • cuccioli di lupo
  • pangolini (in lizza come secondi untori e portatori di virus pandemico)

Anche in alcuni Paesi arabi e persino in Europa (Romania, Grecia) è ancora presente la pratica (rigorosamente halal per la zona nordafricana) di appendere gli animali (prettamente ovini e bovini) fuori da piccoli chioschi. Tuttavia, la pulizia è maggiore e le carni di origine verosimilmente più controllata.

Da un punto di vista epidemiologico, questi mercati sono pericolosissimi per la loro stessa conformazione. 

Gli animali sono vivi, ma in condizioni pessime, sovente malati e infetti. La commistione di specie diverse, ammassate fra loro, comporta agenti patogeni pericolosi.

Incubatori di emergenti infezioni

In questi luoghi le aree sono sovra affollate, e vi si mischiano saliva, sangue, urine e altri liquidi corporei, che sono a loro volta a contatto con le persone. 

Vengono meno i confini fra uomo e animali selvatici. I patogeni dei vari mammiferi e roditori sono pericolosissimi e trasmissibili all’uomo.

Le ricerche internazionali riportano che il 70% delle infezioni che più di recente hanno colpito l’uomo  sono di origine animale. Febbre di Lassa, virus Marburg, simile all’ ebola, il virus Nipah. 

Il wet market più famoso, ad oggi, resta Wuhan, da dove desumibilmente si è scatenato il virus SARS-CoV-2, a causa dei pipistrelli.a

Questi sono particolarmente capaci di diffondere i germi, in quanto capaci di volari e caratterizzati da un particolare sistema immunitario che li rende poco sensibili a infezioni.

Non dimenticatevi che anche dai primati, benché affini a voi umani, è giunto l’Hiv umano!

Fra leggi che si irrigidiscono, specialmente in Cina, e posizioni che vorrebbero chiudere per sempre questi mercati, alcune voci fuori dal coro (come quelle degli antropologi Christos Lynteris, della University of St Andrews, e Lyle Fearnley, della Singapore University of Technology and Design che non imputano le cause di infezioni alle condizioni dei mercati), è chiaro che dobbiate agire per chiudere il traffico di animali selvatici.

Questo, cosa gravissima, è causata anche dalla volontà di esibire trofei e sinonimi di ricchezza sterile, frequentemente pericolosa. 

Ancora una volta, io e i miei amici che rappresento siamo cani, gatti, animali, e non siamo  qui a fare un processo alle culture diverse.

E nemmeno alle intenzioni, perché è pur vero che sono tanti i Paesi poveri dove si mangia un po’ ciò che si trova, con fortuna. E contro la Natura si può poco. 

Noi ci focalizziamo sui metodi grezzi, inumani di procedere.

È necessario esporci come pacchi da squar (ops) scartare?

Noi siamo animali che hanno fiducia, contatti frequenti con la vita dell’uomo, pertanto, benché intimoriti, rimaniamo fedeli a chi abbiamo considerato come amico per secoli.

Siete costretti a scuoiarci vivi, martellarci per spezzarci le ossa, privarci dei polpastrelli, lasciarci quasi morire di sete, fame e terrore, bollirci -BOLLIRCI- vivi? 

E voi che ci avete cresciuto, come avete potuto?

Avete goduto? Avete voluto? 

Queste, siamo consapevoli, non saranno mai risposte concesse. 

Cani, gatti fra pandemia e abbandoni: quando l’estate non profuma di gioia

Ma queste ultime sono domande che si ripetono anche, nuovamente, in riferimento alla pandemia che ci ha colpiti, tutti indistintamente, umani e non solo, e agli abbandoni.

Finalmente è tornata l’estate! 

Ma, a rovinare la bella notizia, sono le notizie sconfortanti che arrivano anche dai dati diffusi da Alimenta l’Amore, la bella iniziativa di raccolta alimentare permanente per gli animaletti in difficoltà.

2020: le richieste durante i mesi di lockdown

Ebbene, durante i primi mesi di pandemia, nel pieno del lockdown di marzo e aprile, solo in Italia, c’è stato un vero e proprio boom di richieste di adozioni. Un 250% di richieste in più, (duecentocinquantapercentomispiego?! -n.d.r.-) confermato anche dalle ricerche di Google Trends, specificamente caratterizzate da “adozione cani” e “adozione gatto”. 

Dati alla zampa, il 28,3% di chi ha preso un cane negli ultimi 2 anni, dichiara di averlo fatto appositamente per rendere il lockdown meno difficile da sostenere. Per avere quindi una compagnia e non essere completamente soli.
Di questi circa 196.000 hanno ammesso di averlo preso solo per aggirare i limiti alla mobilità imposti dal Governo in quel periodo (5,7%).

Difatti, già a partire da giugno 2020 le richieste sono notevolmente diminuite. Si sa, l’estate… 

Eh si, perché siamo stati -scientificamente- (OhMammaSaura! -n.d.r.-) ritenuti indispensabili, cruciali supporti per superare crisi di ansia, paure, combattendo stress e depressione dovuti all’isolamento. 

Tanti di noi adottati sono rimasti con le nuove famiglie, perché, la ricerca conferma

“L’interazione uomo-animale offre numerosi benefici per la salute fisica e mentale. Il contatto con l’animale attraverso carezze e abbracci può portare al rilascio di ossitocina, il cosiddetto “ormone dell’amore”, capace di ridurre lo stress. Possedere un cane, inoltre, costringe i proprietari a fare maggiore esercizio fisico e a trascorrere più tempo all’aperto, due vantaggi significativi durante il lockdown”

Tuttavia, lo abbiamo visto, in seguito tutto è tornato alla quasi normalità, nell’estate del 2020, pochi di noi, cani, gatti e umani, sono rimasti nelle loro città.

Poi, di nuovo, a partire dall’autunno, risalita dei positivi, inizio campagne vaccinali, ritorno o quasi alla vita di sempre, con la possibilità dello smart-work e della DAD che ha accompagnato scuola e lavoro per lungo tempo. 

È il 2021, di nuovo, tante richieste di adozioni, controlli, iter pre e post affido, felicità incontenibile per chi ha trovato casa e umani da considerare come una famiglia per sempre.

Ebbene, tornando ai dati e ai numeri che tanto vi piacciono, il 63% degli adottanti ha restituito l’animale che aveva preso durante uno dei periodi più bui della nostra storia recente.

Per quale ragione? Gli intervistati riferiscono di essersi resi conto che “avere un animale è impegnativo”, e un buon 37% si è reso conto che “possono fare danni in casa”. 

Ripetendolo, il sessantatré percento degli adottanti ha restituito l’animale che aveva preso durante uno dei periodi più bui della nostra storia recente.

Che ancora ci sta con il fiato sul collo (risalita di contagi, nuove varianti, etc etc). 

Un altro anno scorre via: arriviamo, fra fiducia a tratti, caos economico, guerra e S(s)peranza, al 2022.

Più di 5 milioni gli animali adottati, considerando sia cani (3,4 milioni tra il 2020 e il 2021) e gatti: è stata, dunque, la scelta del 23,2% dei proprietari di quattrozampe (il 31,7% tra i residenti del Sud).

Ad oggi, sappiamo che almeno 117000 -centodiciassettemila- cani sono stati adottati durante i mesi di lockdown e poi rispediti al mittente, dati in seconda adozione (i più fortunati) o portati in rifugi e canili.

Umiliati, desolati, sconsolati. 

Traditi.

Come ambasciatrice canina e non solo, mi chiedo se vi siate mai soffermati ad analizzare la leggerezza delle motivazioni per le quali, voi che avete deciso di adottare un essere vivente senziente (esistono le piante, o ancora meglio i cartonati, lo sapete?! -n.d.r.-)

E noi cani viviamo il momento, secondo i vostri alti studi, con leggerezza. 

Ma c’è leggerezza che rende più gradevole l’esistenza, che si accontenta di carezze, gioco, un riparo e del cibo, e poi la leggerezza imperdonabile.

Quella della scelta sulla vita degli altri. 

Perché un animale domestico, e lo hanno detto bene i restituenti, è un impegno: bisogna pensare bene alle grandi meravigliose cose che possono aggiungere all’esistenza, ma anche a ciò che in qualche modo limita. Comporta impegno, sacrificio a volte, spese improvvise e ordinarie. Comporta il dovere di farlo vivere bene, e non sopravvivere a stento.

Di conseguenza, richiede la consapevolezza che possa avere atteggiamenti da correggere, educazione da impartire e un po’ del proprio tempo e del proprio spazio -vitale o non virtuale- per farlo.

Abbiamo sentimenti, vi doniamo più di quanto possediamo: vi sarà capitato di trovarci accanto a voi, o trovare i nostri giochi, delle prede (atteggiamento tipicamente felino) nei pressi degli spazi che frequentate di più. Ecco, quello è un modo per ringraziarvi e dare quel che abbiamo di più prezioso, eccetto voi.

Ci avete accolto, ci avete amato, supponiamo, vi abbiamo infinitamente amato, ci siamo curati le ferite dell’anima e della solitudine, e poi ci avete dato via. 

Riciclati, come fossimo regali di Natale sgraditi. 

Ci avete segnato profondamente, perché non passerà giorno in cui non ci chiederemo ciò che abbiamo fatto di sbagliato (me tapina, il telecomando sgranocchiato, il letto sporcato. La sabbietta sparsa.)

Ecco, ho un’ultima domanda per voi.

Vi sbagliate: non riguarderà il motivo per il quale abbiate deciso di portarci con voi per poi far finta che non esistessimo. Ricordarci ogni tanto, riguardando le foto postate perché facevamo tenerezza. Goffi, carini e coccolosi. (Nemmeno fossimo Skipper, Kowalski, Rico e Soldato! -n.d.r.-)

Ma poi… vi siete stancati di noi, lo capiamo: vi basta la foto o il video per appagarvi, oramai.

Non vi manca più spupazzarci e appoggiarvi a noi quando il terrore del mondo esterno si fa troppo pesante. (A voi la replica, con voi stessi -n.d.r.-)

E non vi dirò nemmeno, come farebbe la mia umana, di ricordarvi di come trattate gli animali, in particolare se avete dei figlioletti, perché l’insegnamento tratto sarebbe quello di rinunciare -o disfarsi -punti di vista- di coloro che ci hanno amato quando le cose si fanno più (o in caso specifico) apparentemente meno dure.

Basteranno le immagini, i ricordi da rimpiangere per il tempo e le occasioni sprecate. (?)

Perché un animale è anche un’occasione: di crescita, di riscatto, di apprendimento, e di arricchimento dell’io.

Vi chiedo solo: valeva la pena illuderci? Crearvi un momento, una zona di comfort per recare un danno ad una vita intera?

Valeva la pena tradirci?

E tradire la vostra natura di umanità da preservare? (Ok, è più di una domanda, a questa potete anche non rispondervi -n.d.r.-)

È arrivata un’altra estate. Che dovrebbe significare gioia, spensieratezza, tempo insieme, ma per molti di noi, pelosetti e non solo, significa abbandono, nascite incontrollate, infezioni, morte.

Rimbomba dentro di me la parola: abbandono. A volte ha il sapore piacevole e struggente di lasciarsi andare alle dimostrazioni di amore, empatia, passione, dolore.

Ma in questo caso ha lo sgradevole senso non figurato di distacco. Voluto da coloro che abbiamo aiutato a superare due anni difficilissimi. (Lo ha affermato la scienza e la ricerca psicologica, non io, che sono solo un cane!

E-state- e stiamo, staremo, all’opposto, purtroppo fra disillusione, colpi di calore, colpi al cuore, e tradimenti

Non solo storie(s)

Il grande augurio, malgrado tutto, è che questa stagione rinnovi invece un senso nuovo, di risveglio di coscienza (e non solo attenzione alle cosce, che per noi sono tutte belle, esili, toniche o importanti, ché l’importante è altro! -n.d.r.-). 

Di campagne dove correre felici, e non solo di spot e campagne contro l’abbandono.

Di accoglienza, vacanze davvero pet-friendly (leggete qui, gestori e fondatori di compagnie aeree!) e permanenza, reale.

Non solo filtri e stories, insomma. Non Meta-vita, ma vita vera e sincera.

Come l’affetto che lega animali e umani. 

Sapete, credo infine che l’hashtag #ionontiabbandono sia stato creato da noi cani.

Che non vi condanniamo.

Ma la legge lo fa, eccome, poiché l’abbandono è un crimine perseguibile penalmente, pericoloso anche per la sicurezza sulle strade. 

Esso è vietato i sensi dell’articolo 727 del codice penale, che al comma 1 recita:

“Chiunque abbandona animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività è punito con l’arresto fino ad un anno o con l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro”

Noi non vi chiediamo tanto #AMAMIeBASTA : noi vi amiamo, e (a noi) basta. Speriamo anche a voi, perché possiate sceglierci, consciamente, educarci, seguirci. Volerci, sempre. Nonostante tutto.

“Il cane è un gentiluomo. È sincero, non mente, non inganna, non tradisce, è generoso, è altruista, ha fiducia” (Mark Twain)

Eh si, perché noi cani riusciamo ad avere tutte queste virtù, cogliere i vostri vizi, le vostre mancanze, la vostra cattiveria persino, eppure non perdiamo la fiducia in tutti voi. 

E questo, anche per noi, è fonte di speranza per un futuro più sostenibile, per tutti.

Non divino, non canino, semplicemente nel miglior modo umano.

 

Zampine,

Afrodite, pastorina amatissima e fortunata. 

 

[22 Giugno 2022]

A cura di Veronica Fino

NB: ATTENZIONE, LE IMMAGINI RIPORTATE POSSONO URTARE LA VOSTRA SENSIBILITÀ.

(Nel rispetto di ciò, abbiamo evitato di riportarne alcune potenzialmente più esaustive, ma dolorose anche da condividere e ricercare. Malgrado ciò, Vi invitiamo a fare una ricerca autonoma sui social media e visionare brevi frame e reportage dell’orrore. Perché questo no, non può realmente essere un lavoro, né una vita da cani.

Piccola richiesta à la Afri: perdonate l’umana scribacchina per qualsivoglia refuso, documentarsi, trovare le parole, visionare video, immagini, per questo lungo pezzo è stato più difficile di quanto lei stessa non avrebbe potuto immaginare. Con tanto di incontenibile, fuorviante riflessione personale, tasti inumiditi dalle lacrime, e dolore fisico, profondo, come pugni nello stomaco, ad ogni ticchettio di ripresa della digitazione sulla tastiera. Allenerò le zampe ancora un po’, così la sostituirò presto! 

 

 

 

 

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La redazione di VanityClass.

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