A distanza di alcune settimane dal rilascio in sala della sua ultima pellicola “Istmo”, Carlo Fenizi si appresta a debuttare su Vanity Class con la rubrica Cineincanto. Conosciuto per i suoi lavori piuttosto particolari e ricercati, è tra i più giovani e talentuosi registi e sceneggiatori del momento. Dal film “La luce nell’ombra” a “Effetto Paradosso”, sono diverse i progetti per i quali si è aggiudicato varie menzioni speciali e altrettanti riconoscimenti. Il più recente, quello all’Actrum International Film Festival di Madrid dove si è aggiudicato il Premio alla Miglior Sceneggiatura proprio per il film “Istmo”.
Ad oggi, il talento pugliese è pronto ad entrare a far parte della grande famiglia di Vanity, con l’obiettivo di regalare ai lettori un ampio sguardo (dall’interno) su una realtà che non smette mai di affascinare.
Lo abbiamo intervistato per voi.
“Cineincanto” a cura di Carlo Fenizi – L’intervista
Buongiorno Carlo e benvenuto tra le pagine Vanity Class, dove a breve avremo il piacere di leggere mensilmente la tua personale rubrica di cinema. Quali sensazioni provi alla vigilia di questa nuova avventura?
Sicuramente c’è in me l’entusiasmo di qualcosa di nuovo e diverso. Non sono un giornalista, il mio approccio sarà dal punto di vista registico e autoriale. Inoltre, mi affascina l’idea di poter scrivere su una rubrica che si occupa di cinema, partendo da questa prospettiva “interna” al settore.
Quale sarà il titolo scelto per la rubrica?
La rubrica si intitolerà “Cineincanto”. Mi sono ispirato ad una scritta a caratteri cubitali in stile un po’ retrò, che si trovava in prossimità della cineteca della scuola di cinema che ho frequentato a Cuba, la EICTV. In spagnolo la parola “encanto”, come in italiano, descrive un qualcosa di meraviglioso, ma forse ha un accezione più focalizzata sul concetto di fascino. “Cineincanto” per me é la magia specifica del cinema che, almeno una volta nella vita, ha incantato tutti.
Come saranno strutturati i tuoi articoli?
Alcuni saranno degli incontri, strutturati in forma di intervista, con personalità del cinema o che in qualche modo sono legate al settore, sia in ambito artistico che tecnico. Altri saranno degli approfondimenti su aspetti particolari della produzione cinematografica che mi piacerebbe sviluppare. Darò un’attenzione speciale a ciò che mi sembra personalmente più interessante e proverò a condividerlo con i lettori.
Che consiglio daresti ai giovani e aspiranti registi?
Consiglierei di imparare ad aspettare, ad avere pazienza e, nel frattempo, cercare di seminare, buttandosi, sperimentando e imparando a scoprire un personale progetto artistico globale, la propria poetica, un linguaggio autonomo.
Al momento sei alle prese con la promozione della tua ultima pellicola ISTMO, che ha debuttato al Cinema delle Province di Roma lo scorso 19 maggio. Quali saranno le prossime tappe?
In base alle prossime riaperture, il film avrà la sua distribuzione più strutturata in autunno. In questi due anni difficili é stato un grande risultato uscire in piattaforma, ottenere delle selezioni e dei premi in vari festival. Ora l’uscita nelle sale cinematografiche mi sembra la tappa finale, quasi un agognato segnale di ritorno alla vita normale. La sala cinematografica é il luogo più autentico e naturale di un film; qualsiasi altro contenitore perde sempre un po’ di intensità. Per me la prima visione di Istmo sul grande schermo, il mese scorso, é stato come vedere un altro film, quasi fosse una storia completamente nuova.
Ci sono altri progetti sui quali stai già lavorando?
Certo, tanti, su più fronti e anche abbastanza ambiziosi. Sono progetti che sulla carta sono molto diversi da Istmo. É già una nuova era e sarà, nel mio modo di fare cinema, caratterizzata da un senso di rinascita e leggerezza.