Mentre è ancora in corso la nuova offensiva di Vladimir Putin all’Ucraina e si inasprisce il rapporto tra Cina e Taiwan, si riaccendono anche le tensioni tra Corea del Nord e Corea del Sud. Dall’inizio di ottobre, Pyongyang ha avviato diverse esercitazioni militari definite “azioni regolari e di autodifesa”, ma che ai Paesi confinanti non sono sembrate altro che una provocazione all’Occidente. Tali operazioni, infatti, consistono nel lancio di missili balistici non meglio identificati verso il mar del Giappone, il che violerebbe le condizioni dell'”accordo intercoreano”. E, almeno secondo quel che si apprende da Seoul, pare che il regime di Kim Jong-Un non abbia alcuna intenzione di interromperle.
Non a caso, stando a quanto riportano fonti governative, nei giorni scorsi l’Esecutivo ha autorizzato un’ulteriore operazione di lancio che si sarebbe svolta proprio nel corso della notte tra il 13 e il 14 ottobre.
La provocazione della Corea del Nord e la risposta di Seoul
L’accordo intercoreano consiste in un trattato stipulato nel 2018 tra l’allora Presidente della Corea del Sud Moon Jae-in e il Capo Supremo della Corea del Nord Kim Jong-Un. Il patto, formalizzato con la firma della Dichiarazione di Panmunjom, prevedeva una regolamentazione del programma di armi nucleari della Corea del Nord e la totale denuclearizzazione della penisola coreana. Condizioni che, ad oggi, non avuto chiaramente seguito nei fatti.
A partire dal 4 ottobre, difatti, Pyongyang ha continuato a sparare missili in direzioni del Giappone, l’ultimo esattamente poche ore fa. Nello specifico, come riferito dall’agenzia di stampa sudcoreana Yonhap, 10 aerei militari della Corea del Nord hanno oltrepassato la linea di ricognizione speciale fissata dalla Corea del Sud al di là dei propri confini, la cosiddetta “zona cuscinetto” tra i due Paesi, spingendo il Comando di stato maggiore congiunto di Seoul a far decollare in risposta i suoi jet, compresi i caccia F-35A.
Non è chiaro se ci sia uno scopo dietro determinate operazioni o si tratti semplicemente di esercitazioni, come specificato. Per ora, la Corea del Sud ha posto sotto sanzione 15 individui nordcoreani e 16 istituzioni coinvolti nella vicenda.
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