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D-Orbit è il pioniere italiano delle infrastrutture spaziali

D-Orbit si quota al Nasdaq. Intervista a Luca Rossettini, D-Orbit CEO and Founder

D-Orbit, le PMI italiane raccolgono sempre maggiori successi. Leader di mercato nel settore della logistica spaziale e dei servizi di trasporto, D-Orbit è impegnata ad aiutare le aziende a massimizzare le opportunità nello spazio. Tramite tecnologie proprietarie e soluzioni di trasporto con un forte approccio strategico incrementale al mercato spaziale.

ION Satellite Carrier, ad esempio, è un veicolo spaziale in grado di trasportare satelliti in orbita e rilasciarli individualmente in slot orbitali distinti. Può anche ospitare più carichi utili di terze parti come tecnologie innovative sviluppate da startup, esperimenti di enti di ricerca e strumenti di società spaziali tradizionali che richiedono un test in orbita.

D-Orbit, la prima azienda spaziale B-Corp certificata al mondo

​D-Orbit è un pioniere delle infrastrutture spaziali con uffici in Italia, Portogallo, Regno Unito e Stati Uniti. Il suo impegno nel perseguire modelli di business redditizi, rispettosi dell’ambiente e socialmente vantaggiosi, ha portato D-Orbit a diventare la prima azienda spaziale B-Corp certificata al mondo.

Intervistiamo oggi Luca Rossettini, D-Orbit CEO and Founder. 

D-Orbit. Intervista a Luca Rossettini

D-Orbit è il pioniere italiano delle infrastrutture spaziali“D-Orbit ha tre principali linee di business: la prima è quella del trasporto dei satelliti, che ormai è consolidata, produce fatturato, abbiamo ordini fino al 2023 e contratti piuttosto importanti fino al 2024 e pipeline fino al 2026.

Usando gli stessi satelliti come “camioncini” che trasportano altri satelliti, abbiamo innestato una seconda linea di business, potenzialmente ad altissimo margine perché tutti i costi sono pagati dalla prima, con la quale erogare servizi avanzati, aggiuntivi, mirati ad esempio a migliorare l’ecosistema, quando portiamo in orbita tecnologie avanzate di altri, per aiutarli ad accelerare il go-to-market, cosa molto apprezzata dai fondi di investimento. Altra cosa decisamente “disruptive”, siamo tra i primi, il cloud computing direttamente in orbita. Una terza linea consiste nell’erogare servizi ai satelliti che sono già in orbita: l’estensione della vita, lo spostamento in un’altra zona orbitale e rimuovere i satelliti che hanno finito il loro compito, prima che creino problemi agli altri.”

Concentriamoci ora sull’aspetto finanziario. Avete annunciato, e state completando, importanti novità: la fusione con Breeze e la quotazione in Borsa

Abbiamo scelto di fare questo percorso che ci porterà a quotare D-Orbit nel mercato Nasdaq, dopo un paio d’anni di Euronext, per cercare di capire le aree grigie che normalmente una startup deve andare a coprire. Le abbiamo coperte, e nei primi mesi dell’anno scorso, quando stavamo pensando ad un altro round in equity, proprio per accelerare il business, siamo stati contattati da diverse banche e numerosissime SMAC. Di fatto, abbiamo capito che dovevamo accelerare il nostro business e sicuramente la quotazione al Nasdaq ci permette di fare questo passo. Fra l’altro la SMAC che poi abbiamo scelto viene dal settore energia, un fattore estremamente interessante, oggi e per il futuro, perché molte delle tecnologie riescono a lavorare in ambienti difficili, e questo per noi è molto importante, ma soprattutto utilizzano un sacco di dati satellitari”.

​D-Orbit al Nasdaq

Lei pensa che la quotazione al Nasdaq vi porterà a meglio intercettare il settore aerospace americano?

“Sì, se consideriamo la partnership della SPAC con il Bolden Group. Charles Bolden, l’ex amministratore di NASA, ha messo insieme questo consorzio di altissimi profili di tutte le agenzie principali che lavorano nel settore aerospace degli Stati Uniti. Visto che uno dei passi di espansione sul quale stiamo lavorando è proprio il Nord America, fittava molto bene con i nostri piani.”

Come mai avete deciso di passare da Euronext a Nasdaq?

“No, no, questo non vuol dire che in futuro non potremo pensare a un dual listing.”

Un’ultima domanda: questi disordini che stanno percorrendo l’Europa a causa del conflitto Russia-Ucraina, quanto possono in qualche modo influenzare la vostra espansione in altri mercati?

“Faccio una piccola premessa: il mercato dello spazio oggi è diviso in due. La parte istituzionale, che è molto regionale, e la parte commerciale, dove noi operiamo per la maggior parte. La parte commerciale in realtà non ha limiti. Nel senso che noi abbiamo clienti su quattro continenti e non abbiamo visto nessun tipo di impatto, mentre sulla parte regionale logicamente questo ha un limite. Noi oggi lavoriamo moltissimo in Europa, ci espanderemo in Nord America, un altro mercato istituzionale che andremo ad affrontare. E poi in futuro abbiamo piani di espansione ad esempio nel Medio Oriente.

E l’Asia?

“Per quanto riguarda l’Asia, visto che di questo si parla oggi, non è nel nostro target di espansione. È una situazione da guardare con attenzione. La Cina è molto interessante, nel senso che si sono ovviamente fatti da soli, un po’ esclusi da tutte le nazioni dell’Ovest. E oggi hanno una capacità tecnologica molto molto avanzata. Però la Cina è un mercato chiuso, nel senso che nulla esce e nulla entra. È un mercato molto particolare. Non è nei nostri piani di espansione nel breve termine, ma se le collaborazioni internazionali dovessero ampliarsi, sicuramente anche noi saremmo pronti a valutare possibili espansioni.”

Paolo Brambilla

Scritto da Paolo Brambilla

Paolo Brambilla, bocconiano, ha seguito il mondo economico-finanziario per molti anni. Scrive di finanza, cultura e innovazione digitale su varie testate. E' direttore responsabile di Investopro.com e dirige l’Agenzia di stampa Trendiest Media www.trendiest-news.com. E' editor in chief di www.assodigitale.it

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