Enzo Mari: il designer e il maestro più incompreso del progetto italiano.
Non è facile parlare di Enzo Mari, venuto a mancare a Milano il 19 ottobre 2020, a 88 anni.
Era un designer che ha progettato tanti prodotti di successo, più di 1.500 oggetti e manufatti vari, ma definirlo solo un designer è di certo riduttivo.
Un artista, un filosofo della progettazione, un intellettuale che ha sempre sostenuto il ruolo politico della figura del designer.
“Per me progetto vuol dire cambiare il mondo”.
Dal 17 ottobre 2020 al 12 settembre 2021 si è tenuta alla Triennale di Milano una grande mostra dedicata a Enzo Mari curata da Hans Ulrich Obrist con Francesca Giacomelli.
Una mostra che ha documentato più di 60 anni di attività di uno dei principali progettisti, maestri e teorici del design italiano e mondiale.
La mostra è stata totalmente dedicata al suo lavoro ma soprattutto al suo pensiero. Progetti, disegni, modelli e alcuni materiali inediti donati di recente al CASVA (Centro di Alti Studi sulle Arti Visive del Comune di Milano) dall’Archivio Mari.
A completare il percorso, una serie di video-interviste realizzate da Hans Ulrich Obrist testimoniano la profondità teorica ed etica che Enzo Mari pone alla base della sua progettazione.
“L’etica è l’obiettivo di ogni progetto”.
Enzo Mari: filosofo della progettazione
Enzo Mari è stato premiato con 4 Compassi d’Oro, uno dei più antichi e prestigiosi riconoscimenti assegnati dall’Associazione per il disegno industriale.
Nel 1967 riceve il suo primo compasso d’oro per le “ricerche individuali di design”.
“Sono felice che a me venga assegnato per le ricerche individuali, anziché per un oggetto”, scrive lo stesso Mari nel libro “25 modi per piantare un chiodo” in cui spiega perché il profitto sia il nemico del design.
Potremmo definire Mari un filosofo della progettazione che grazie ai suoi studi e alle sue ricerche ha fatto sì che gli oggetti dovessero essere prima di tutto progetti e non merce destinata a trarre profitto. Ogni oggetto deve avere uno scopo, un’essenza e il compito di un designer è dare forma all’essenziale per poter realizzare un prodotto di qualità.
Quello di Enzo Mari era un vero e proprio inno all’autarchia, non compreso da tutti. “I designer producono oggetti di cui la società non ha bisogno”, le parole del maestro illuminato dell’arte sociale.
La Galleria Milano dal 30 settembre 2020 al 31 marzo 2021 ha riproposto «Falce e martello. Tre modi con cui un artista può contribuire alla lotta di classe» ricostruita accuratamente e fedelmente.
Circa 50 anni fa in questo stesso spazio, nel 1973, Enzo Mari esponeva la sua mostra personale che suscitò non poco scalpore. Il progetto allora nacque da un esercizio di studio di un simbolo diffuso e noto a tutti: la falce e martello.
La falce e il martello diventeranno più tardi, nel 1977, una sorta di puzzle ideate da Enzo Mari per la Biennale di Venezia, alla quale partecipò con una sala personale.
“I designer sono i primi tra i miei nemici. Il 95% è totalmente ignorante. Sono dei piccoli robot che accettano come valore solo il mercato. Poi c’è un 5% che capisce, ma cinicamente accetta le distorsioni dello stesso mercato: oggetti costruiti solo per durare qualche mese… Non servono a chi li acquista ma a chi li produce per fare profitto. È legittimo, ma non si riempiano riviste e volumi per dire che questi lavori contengono qualcosa di cui la società ha bisogno. Da trent’anni si producono oggetti di design che hanno l’unico scopo/caratteristica di sembrare diversi uno dall’altro. Nulla di nuovo. Il problema è che oggi tutti i grandi imprenditori realizzano oggetti solo per produrre denaro. Io con questi non ci posso lavorare. Cerco di lavorare solo con chi dimostra un po’ di passione per il progetto. Con chi si metterebbe in casa l’oggetto che produce”.