Nato a Reggio Calabria nel 1986, Fabrizio Maria Barbuto è un giornalista italiano. Dopo aver dedicato la maggior parte della sua adolescenza agli studi attoriali, con il conseguimento del diploma di maturità si trasferisce nella Capitale per perfezionarsi. In questo periodo, unitariamente alla recitazione, riscopre una delle sue più grandi passioni: la scrittura. Da allora vi si dedica completamente, lasciando un po’ da parte la carriera d’attore, per poi riprenderla qualche anno più in là. Ad oggi, è una delle firme della nota testata Libero Quotidiano e presto approderà nella redazione di Vanity Class con una nuova ed entusiasmante rubrica che di certo non deluderà i nostri lettori.
Lo abbiamo raggiunto telefonicamente e lo abbiamo intervistato per voi.
Fabrizio Maria Barbuto – L’intervista
Benvenuto Fabrizio tra le pagine di Vanity Class. Presto avremo il piacere di leggere la tua personale rubrica e noi, insieme ai nostri lettori, non vediamo l’ora di sapere di cosa si tratta. Ma prima parlaci un po’ di te. Chi è Fabrizio?
Ho sempre sentito il bisogno di incanalare la mia sensibilità in qualcosa di creativo, per far in modo che questa venisse fuori, per sfogarla. Ho cominciato dapprima con la recitazione, in quanto ho sempre pensato che infondere in un personaggio i miei tormenti mi avrebbe aiutato a sgravarmene. Avevo solamente 13 anni quando mi approcciai per la prima volta a questa materia ed ebbi la fortuna di farlo in una piccola scuola di Reggio Calabria. Successivamente, dopo aver preso il diploma, sono partito per Roma dove ho studiato doppiaggio e mi sono perfezionato nella recitazione per diversi anni. Completato questo percorso, sono salito a Milano e vi ho vissuto per quattro anni, tra il 2008 e il 2012, per poi far ritorno in Calabria. Ho iniziato a scrivere nel 2018 e avvenne per una circostanza fortuita. Il manoscritto di un mio libro, che al momento sto ancora cercando di pubblicare, arrivò nelle mani di Vittorio Feltri, che decise di mettermi alla prova. Mi assegnò due pezzi e mi disse “Vediamo come te la cavi”. Ne rimase soddisfatto e mi fece un contratto di collaborazione con Libero Quotidiano. Da lì è partita la mia “carriera” nel mondo dell’editoria. Dallo scorso ottobre, invece, mi sono ritrasferito a Milano e qui ho avuto l’occasione di partecipare ad alcune trasmissioni televisive in qualità di opinionista. Inoltre, scrivo per il settimanale Nuovo della Cairo Editore e per Il Quotidiano Del Sud. Al momento, scrivo principalmente mentre la recitazione l’ho messa un po’ da parte. Mi manca, ma d’altronde, se ci si forma come attori professionisti, non si smette mai di esserlo, diventa parte di te.
Per quel che riguarda la scrittura, c’è qualcosa di cui ti occupi principalmente o spazi su vari ambiti?
Mi occupo un po’ di tutto. Dal costume all’attualità, al cinema. Scrivo poco di politica o sport, sono due argomenti che mi risultano un po’ ostici.
Prima hai citato Vittorio Feltri. Dall’esterno, è ampiamente risaputo, potrebbe essere definito come un personaggio piuttosto controverso. Come è stato collaborare con lui da vicino?
Una delle esperienze più gratificanti della mia vita. È una persona dalla sensibilità rarissima. Ama gli animali, il che la dice lunga sulla personalità. E poi, è un uomo al quale sono molto grato, perché ho scoperto questa mia passione nascosta per la scrittura anche grazie a lui. Non avevo mai immaginato che un giorno avrei avuto la possibilità di trasformarla in un mestiere. Per di più, lavorare con lui mi ha permesso di acquisire una certa credibilità e di essere preso sul serio. Le collaborazione che sono seguite a quella di Libero sono nate proprio perchè i direttori delle varie testate hanno avuto modo di poter leggere i miei pezzi. Se non ci fosse stato Vittorio, forse non avrei ottenuto lo stesso risultato!
Si potrebbe dire che lui per te è divenuto una figura di riferimento…
Assolutamente si. Lo vedo un po’ come il mio pigmalione. Tra noi, poi, è nata anche una bella amicizia. Sono contento faccia parte della mia vita.
Dal punto di vista attoriale, invece, c’è qualche esperienza che ti ha segnato particolarmente o qualcosa che in futuro vorresti fare?
Anche qui ho avuto la fortuna di essere preso sul serio da persone di un certo spessore. Ho lavorato con Luigi Parisi, regista Mediaset di fiction del calibro de “L’Onore e il Rispetto”, “Il Bello Delle Donne”. A dir la verità, l’ho conosciuto per caso nel 2015. La scuola di Reggio Calabria aveva indetto un concorso aperto solo agli studenti per formarli come attori. Io mi presentai da esterno, quindi ero sostanzialmente un intruso. Ciò nonostante, vista la mia formazione attoriale, mi hanno comunque incluso nel gruppo. Si è trattato di un’esperienza davvero indimenticabile, anche se mi sia sentito un po’ in difetto nei confronti degli altri studenti, perché, sebbene fossero loro i protagonisti ed io solo un esterno, Luigi prese me in considerazione. Mi coinvolse in svariati suoi lavori indipendenti. Ha scritto la sceneggiatura di un cortometraggio per me. Alcune produzioni, invece, sono in fase di creazione poiché non hanno ancora trovato una distribuzione; in altre sono stato comprimario e così via. Diciamo che anche in questo campo ho avuto l’opportunità di essere preso in considerazione a livello professionale.
E c’è un modello che ti piacerebbe emulare?
Ne ho diversi. Non sono un amante del modello di attore “maschione Alpha” al quale il cinema ci ha abituato negli ultimi tempi. Preferisco di gran lunga quella figura maschile da una sensibilità e una fragilità quasi femminili. Mi sento molto più simile a questo. Ad esempio, Marlon Brando, tendenzialmente associato al personaggio maschio per eccellenza, in realtà, aveva una grande fragilità. Ed io lo adoro in quelle performance in cui si lascia spazio alla sua sensibilità. Tra gli altri, poi, mi piacciono molto Cillian Murphy e Eddie Redmayne. Potrei dire che loro sono i miei attori preferiti e ad accomunarli vi è la tendenza a mostrare quel lato più “debole” che a me piace tanto.
Parlando di differenze attoriali, spesso si tende a differenziare, perlomeno dall’esterno, gli “attori da cinema” e gli “attori da teatro”. Per quale motivo, secondo te?
Personalmente, io mi sento più vicino alla definizione classica di attore di teatro. Al giorno d’oggi, purtroppo, si sta imponendo nel cinema un realismo esasperato. Ogni cosa deve essere obbligatoriamente conforme alla realtà. Io non sono affatto d’accordo. Non c’è spaio per i leziosismi o per nulla di ciò a cui ci ha abituato il cinema di una volta. Inoltre, prima non c’era molta distinzione tra cinema e teatro. Adesso, invece, il cinema ha una sua identità e presenta una tensione realistica estremizzante ed estremizzata. Per non parlare di quell’uso “grezzo” e smodato che si sta diffondendo dello strumento vocale, mia disciplinato, senza dizione e con cadenze dialettali o romanesche che sinceramente a me non piacciono. Per queste ragioni mi sento conforme più a quell’altro tipo di recitazione. Ogni campo richiede una certa disciplina e questo vale anche (e soprattutto) per il cinema. Se così non fosse, ora non avremmo l’eredità cinematografica che fortunatamente possiamo vantare!
Ritieni che nel suo svilupparsi il cinema sia andato incontro ad un’involuzione?
Esattamente. Per citare il celebre Einstein, “ritorniamo all’antico e sarà un progresso”. Dovremmo forse tornare indietro per poter andare avanti al meglio!
E della tua rubrica cosa puoi dirci? Di cosa ti occuperai?
La mia rubrica sarà incentrata sugli episodi più bizzarri della settimana. Pertanto, sarà strettamente legata all’attualità. Ci sarà spazio per diversi argomenti e diversi episodi. Cercherò di non ragionare per compartimenti stagni, ma di creare un unico continuum. Sono davvero emozionato all’idea di questa nuova avventura e spero possa piacere ai lettori quanto a me!
Ci sono altri progetti ai quali stai lavorando?
Sto cercando di collocare editorialmente il mio libro. Al momento, è in lettura presso alcune case editrici autorevoli e mi auguro possano prenderlo in considerazione. Si tratta di un noir ambientato nella Los Angeles degli anni ’50, questo è quello che posso dire. Non vi svelerò altro!