Il mercato unico europeo
In generale l’Unione europea ha fra i suoi obiettivi anche quello di offrire alle piccole imprese più possibilità di raccogliere fondi e di attirare più investimenti in Europa.
La creazione di un mercato unico digitale potenzierebbe le libertà del mercato, con norme a livello dell’UE riguardanti i servizi di telecomunicazione, i diritti d’autore e la protezione dei dati.
Ma anche la libera circolazione dei capitali ne avrebbe dei vantaggi.
Tuttavia, all’interno del mercato unico persistono alcune barriere che l’UE cerca di armonizzare ulteriormente:
- sistemi fiscali nazionali frammentati
- mercati nazionali distinti nel campo dei servizi finanziari, dell’energia e dei trasporti
- normative, norme tecniche e pratiche diverse tra i paesi dell’UE
- norme complesse sul riconoscimento delle qualifiche professionali.
La Commissione europea ha accolto con favore l’accordo politico raggiunto dal Parlamento europeo e dal Consiglio dell’UE sul programma politico 2030.
Si tratta del cosiddetto Percorso verso il decennio digitale.
Il programma istituisce un meccanismo di monitoraggio e cooperazione per raggiungere gli obiettivi e gli obiettivi comuni per la trasformazione digitale dell’Europa. Sono gli obiettivi stabiliti nella bussola digitale 2030.
Ciò riguarda il settore delle competenze e delle infrastrutture, compresa la connettività, la digitalizzazione delle imprese e dei servizi pubblici online, nonché il rispetto dei diritti e dei principi digitali dell’UE nel raggiungimento degli obiettivi generali.
La vicepresidente esecutiva per Un’Europa pronta per l’era digitale, Margrethe Vestager, ha dichiarato: “Il decennio digitale consiste nel far funzionare la tecnologia digitale per le persone e le imprese.
Si tratta di consentire a tutti di avere le competenze per partecipare alla società digitale. Si tratta di responsabilizzare le imprese e avvicinare i servizi pubblici ai cittadini. La trasformazione digitale dell’Europa darà opportunità a tutti”.
La libera circolazione dei capitali
I privati investitori, non professionali (quelli che la Commissione europea definisce individual, non-professional “retail” investors) però sono attualmente molto demotivati o addirittura ostacolati dall’investire all’estero. Non stiamo parlando di Paesi esotici o paradisi fiscali.
Il problema riguarda più semplicemente i Paesi all’interno dell’Unione Europea, quelli dove ogni cittadino europeo può liberamente circolare come persona e dove dovrebbe poter far circolare liberamente anche il proprio denaro. Ma la realtà è un po’ diversa.
Tasse. La doppia imposizione
La doppia tassazione dei redditi da capitale all’interno dei mercati finanziari europei ( una volta nel Paese in cui si è generato il reddito, una seconda volta nel proprio Paese di residenza) è un elemento disincentivante di una certa portata, anche se ufficialmente i cittadini possono chiedere il rimborso di quanto versato in più.
Le procedure di rimborso della ritenuta d’acconto versata all’estero (spesso per avere rimborsi solo parziali) sono lunghe e complicate. Non si contano le inefficienze del sistema, dalle barriere linguistiche ai diversi requisiti burocratici che ogni Paese stabilisce per conto suo.
Aggiungete alla lunghezza anche il costo delle procedure, la mancanza di digitalizzazione, ecc. e capirete perché solo una minoranza di cittadini recuperi veramente quanto sarebbe loro dovuto.
E questo avviene anche per i cittadini italiani: qui il link ai complicatissimi accordi stipulati dall’Italia.
Come ottenere i rimborsi
In base alle Convenzioni contro le doppie imposizioni, il contribuente può richiedere:
- il rimborso da parte dello Stato della fonte, dell’imposta eventualmente prelevata in eccedenza rispetto al limite stabilito nelle convenzioni oppure
- l’applicazione immediata delle condizioni indicate nelle Convenzioni.
Qui il link a un po’ di moduli, non tutti quelli che servirebbero, però: non chiediamo troppo al fisco italiano. Qui le istruzioni … coraggio
Paradossalmente, le procedure fra Paesi europei sono spesso molto più complicate e lunghe rispetto al recupero della ritenuta d’acconto sul reddito da investimento alla fonte statunitense.
Per creare un vero mercato unico degli investimenti, va rimosso l’ostacolo principale (la tassazione) per gli investitori “retail”, attraverso l’impegno proattivo dell’Unione europea volto a creare finalmente procedure standardizzate, semplici e uguali per tutti.
La consultazione pubblica della Commissione europea
Pochi giorni fa sono stati pubblicati i risultati della consultazione pubblica rivolta a tutte le parti interessate all’argomento della doppia imposizione: le agenzie dell’UE, le organizzazioni internazionali, le organizzazioni della società civile e il mondo accademico, le autorità nazionali (ad esempio le autorità fiscali competenti, le agenzie fiscali, i responsabili delle politiche finanziarie centrali e regionali e gli organismi preposti all’applicazione della legge). Ma anche i rappresentanti del settore privato come associazioni o consulenti, nonché il pubblico in generale, compresi gli investitori(piccoli e grandi) e gli intermediari finanziari.
Anche noi, tramite l’associazione Better Finance con sede a Bruxelles, abbiamo inviato il nostro parere.
Il mercato unico dei capitali. I risultati
La Commissione europea ha effettivamente riscontrato che i diritti degli investitori non residenti a un’aliquota inferiore o all’esenzione dalla ritenuta alla fonte, come previsto dai trattati sulla doppia imposizione o dalle norme nazionali, non sono sempre pienamente garantiti dall’attuale funzionamento delle procedure di rimborso/sgravio della ritenuta alla fonte, né uniformemente in tutta l’UE.
Le procedure di rimborso della ritenuta alla fonte per i pagamenti transfrontalieri si sono rivelate lunghe, dispendiose in termini di risorse e costose sia per gli investitori sia per le amministrazioni fiscali a causa delle difficoltà per le amministrazioni fiscali di valutare correttamente il diritto ad aliquote ridotte della ritenuta alla fonte e la mancanza di procedure digitalizzate.
Inoltre, le procedure sono state abusate come riportato da un’indagine giornalistica che ha mostrato l’esistenza di una presunta frode fiscale su larga scala nota come schemi “Cum/Ex” e “Cum/Cum” in alcuni Stati membri dell’UE.
Senza dubbio, la necessità di una riforma è andata al di là di una mera “cooperazione fiscale” tra gli Stati membri dell’UE e un’azione adeguata deve essere intrapresa in modo armonizzato a livello UE.
I legislatori devono incaricare la Commissione europea di proporre un sistema di “prelievo alla fonte” attraverso un regolamento UE e migliorare significativamente tutti gli altri aspetti connessi al fine di stimolare gli investimenti “retail” transfrontalieri.
La gamma di misure deve semplificare le procedure ed evitare che i cittadini siano tassati due volte., infrangendo i loro diritti: altrimenti il mercato unico dei capitali rimarrà pura utopia.