Che l’arte sia, almeno dal punto di vista della fruibilità, di pubblico dominio e che chiunque possa farla propria, in una qualunque delle sue forme, per dar libero sfogo alla creatività e al talento, è cosa alquanto risaputa. Ciò che in molti ignorano, però, è che quando questa viene utilizzata per il solo scopo di ricavarne profitto, la concezione stessa di arte perde quasi del tutto significato lasciando spazio ai meccanismi del mercato. E l’esempio più lampante ci viene fornito dalle industrie della moda che, spesso e volentieri, ricorrono alle grandi opere d’arte nella speranza di poter spacciare un prodotto commerciale per creazioni innovative ed esclusive. Un po’ quello che è successo con Jean Paul Gaultier, che ad aprile ha lanciato una nuova linea di abiti recanti una riproduzione a stampa della celebre Venere di Botticelli.
Un’azione che, all’apparenza, lascerebbe pensare ad una mera o forse ingegnosa strategia di vendita. Eppure, a detta della Galleria degli Uffizi, la questione non può e non deve essere liquidata in maniera così semplice. Stando a quel che riporta l’Ansa, infatti, il museo fiorentino ha intentato una causa contro lo stilista francese proprio in merito all’uso della Venere, poiché ritenuto “illecito” e legato, di fatto, ad un “abuso di immagine”.
Fonte: Google Art Project
Le accuse a carico di Jean Paul Gaultier
Pantaloni lunghi, maglia senza maniche da donna, una gonna lunga e una t-shirt da uomo. Questi sono soltanto alcuni degli ultimi capi di Gaultier che recano una rappresentazione della Venere di Sandro Botticelli (Firenze, 1445 – 1510) o della “Nascita di Venere”, ossia dell’arrivo della dea sull’isola di Cipro a bordo di una conchiglia. Raffigurazioni che fanno parte del patrimonio artistico-culturale italiano e il cui impiego, di conseguenza, necessità di una certa cautela.
Ed è proprio per questo che gli Uffizi, in seguito ad una diffida iniziale che non avrebbe sortito effetti e con la quale “si intimava – si legge nell’Ansa – il ritiro dal mercato dei capi incriminati o, in alternativa, la firma di un accordo commerciale per sanare l’abuso“, hanno deciso di ricorrere alle vie giudiziarie appellandosi al Codice dei Beni Culturali. Secondo quel che la legge prevede espressamente, in particolare gli articoli 107 e 108 regolano l’utilizzo della cosa pubblica in maniera differente dalle normative riguardanti il diritto d’autore, l’uso di immagini della proprietà pubblica italiana è obbligatoriamente assoggettato a specifica autorizzazione e al pagamento di un canone.
Passaggi che la griffe, dopo aver pubblicizzato la collezione sui propri canali social e sul proprio sito, non avrebbe compiuto e che, dunque, avrebbero spinto l’ufficio legale degli Uffizi ad intraprendere un’azione legale. Nello specifico, oltre al ritiro degli abiti “illegittimi”, la parte lesa chiede un risarcimento danni in favore del museo ed è in merito a ciò che il direttore della Galleria Eike Schmidt ha specificato:
“Jean Paul Gaultier ha boutique in Italia. Vende i suoi prodotti anche attraverso i canali web italiani. Dunque, come tutti, è tenuto a rispettare le nostre leggi sui diritti dell’immagine“.
Al momento, né lo stilista né la casa di moda si sono espressi sulla questione.
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