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José Jurado Morales: l’educazione sentimentale tra cinema, letteratura, memoria e poesia

Accademico e scrittore, José Jurado Morales si racconta attraverso il suo ultimo libro e il suo viaggio tra letteratura e cinema.

José Murado Morales

José Jurado Morales è scrittore e professore ordinario di Letteratura spagnola all’Università di Cadice. Si occupa di cinema e letteratura e ha appena pubblicato il suo ultimo libro Soldados y padres. De guerra, memoria y poesía (Soldati e padri. Di guerra, memoria e poesia) per la Fundación José Manuel Lara (gruppo Planeta), che ha ricevuto in Spagna il prestigioso premio Manuel Alvar per gli studi umanistici 2021. In attesa dell’edizione italiana del testo, l’autore andaluso ci racconta il suo percorso tra cinema e letteratura e ci parla del suo libro in cui, con sensibilità e profonda conoscenza, attraversa Storia, biografia, memoria collettiva e poesia per raccontare storie di famiglia e relazioni umane.

José Jurado Morales: l'educazione sentimentale tra cinema, letteratura, memoria e poesia
“Soldados y padres” – Copertina del libro

José Jurado Morales – Cineincanto

Che significato ha avuto il cinema nella tua vita e nella la tua formazione?

Lo scrittore Rafael Alberti ha scritto il verso “Sono nato – Rispettami! – con il cinema”. Penso che tutti noi che abbiamo vissuto parte del XX e XXI secolo siamo nati con il cinema. I miei ricordi mi portano alla mia città, Sanlúcar de Barrameda (Cadice), e alle sessioni di film per bambini durante la mia l’infanzia e alle proiezioni di due film di fila, durante la mia giovinezza. Negli anni dell’università, a Cadice, ho visto tutti quei film che erano fuori dai circuiti commerciali e tanto cinema classico, spagnolo e americano. Ho scritto un saggio sulla letteratura neorealista spagnola in cui ho parlato molto del cinema spagnolo e italiano del dopoguerra. Insegno da tempo Letteratura e Cinema
all’Università. Insomma, il cinema mi ha accompagnato per tutta la vita, fa parte della mia educazione sentimentale, culturale e intellettuale.

Letteratura e cinema rappresentano due codici e linguaggi diversi ma complementari, nascono con strutture simili e presentano talvolta aspetti controversi, soprattutto quando un film nasce da un’opera letteraria. Cosa significa per te fare lezione di letteratura e cinema? Quanto è importante, secondo te, questa materia per uno studente?

Ci sono molti modi di mettere in relazione letteratura e cinema. Uno dei più immediati è l’adattamento di un’opera letteraria. Nelle mie lezioni non cerco lo studio e il confronto delle versioni letterarie e cinematografiche. I contenuti dei miei incontri sono incentrati sui rapporti tra la letteratura e il cinema spagnoli del XX e del XXI secolo. Faccio un viaggio cronologico attraverso questi secoli, tenendo conto di come il contesto storico, le correnti ideologiche e le tendenze estetiche si manifestano nelle opere letterarie e nei film di ogni epoca. Allo stesso tempo, svolgo un approccio pratico al commento del testo e all’analisi filmografica basata su diverse metodologie, teorie e tecniche. I miei obiettivi sono diversi: introdurre lo studente ai principali eventi storici del XX e XXI secolo e al loro rapporto con la letteratura e il cinema spagnoli; far riflettere sulla relazione tra le diverse manifestazioni artistiche; mostrare come un determinato contesto storico e culturale influenzi la creazione, la diffusione e la ricezione delle diverse arti e, infine, fornire allo studente meccanismi teorici e pratici per il confronto tra linguaggio letterario e linguaggio cinematografico. Con questi strumenti, lo studente acquisisce una visione più plurale e complementare della creazione artistica.

Uno dei miei riferimenti, durante la mia formazione professionale, è stato Luis Buñuel e continua ad essere un regista di grande ispirazione per me. Nella tua professione accademica ti sei occupato della sua filmografia e della sua poetica. Che tipo di interesse ha suscitato in te il suo modo di fare cinema?

Il cinema di Luis Buñuel che conosco meglio è quello della sua prima epoca, che possiamo chiamare d’avanguardia o surrealista. Uso il film Un chien andalou (Un cane andaluso), del 1929, come asse centrale per spiegare la modernità europea negli anni Venti del XX secolo. A quel tempo Luis Buñuel faceva parte di un trio di geni: Buñuel nel cinema, Federico García Lorca nella letteratura e Salvador Dalí nella pittura. Le sue relazioni umane e artistiche servono da paradigma per comprendere i tempi moderni, prendendo in prestito il titolo di un film di Charles Chaplin, anche se il suo scopo e il suo contenuto erano molto diversi. Da un punto di vista tecnico, il Buñuel di quel tempo mi insegna l’importanza del montaggio nella realizzazione di un film. Dal punto di vista dei contenuti, il Buñuel di quel tempo, e quello dei successivi, mi insegna come il cinema dovrebbe servire a provocare lo spettatore, far riflettere e considerare il mondo in cui vive. Buñuel punta sempre il dito contro quei temi che turbano qualsiasi società: la religione, la Chiesa, l’erotismo, la sessualità, la repressione, la morale, il proibito, il desiderio, l’ossessione, la paranoia, la borghesia, la morte, ecc. Mi piace Buñuel che, da spettatore, mi mette a disagio, mi fa vedere la realtà con occhi critici molto diversi.

José Jurado Morales: l'educazione sentimentale tra cinema, letteratura, memoria e poesia

Il cinema è una delle tante manifestazioni di un popolo e della sua cultura. Dal tuo punto di vista di accademico e di spettatore, ci sono differenze evidenti tra il cinema italiano e il cinema spagnolo, nonostante le comuni radici mediterranee?

Non ho conoscenze comparative per evidenziare le differenze tra un cinema e l’altro. Penso che il substrato mediterraneo generi il carattere, dei gusti, un ruolo specifico della famiglia, che fanno sì che il cinema italiano e il cinema spagnolo abbiano delle somiglianze. Molte volte hanno trattato gli stessi temi e lo stesso modo di affrontare le storie. Allo stesso modo, entrambi i tipi di cinema trovano un punto di connessione nella storia del XX secolo. Alcuni eventi simili vissuti dai due paesi (guerra, fascismo, dopoguerra, povertà, emigrazione, dialogo con l’America Latina, ecc.) hanno influenzato un certo tipo di cinema con obiettivi simili. Per questo, il peso di autori rilevanti come Buñuel, Berlanga o Almodóvar, ha influenzato i registi italiani e intellettuali e registi della levatura di Rossellini, Visconti, Monicelli, Fellini, De Sica, Pasolini, De Santis, Pietro Germi, Lattuada, Zavattini, Petri, tra gli altri, hanno influenzato il cinema spagnolo della seconda metà del Novecento. In Spagna sono stati molto seguiti i film di Bertolucci, Scola, Tornatore, Bellocchio, Moretti, Olmi e dei fratelli Taviani.

Passiamo al tuo ultimo libro, Soldados y padres. De guerra, memoria y poesía. Sembra sia perfetto per farne un film. Questo tuo scritto è una riflessione sulla memoria ereditata attraverso i ricordi familiari che nove scrittori attuali conservano della partecipazione dei loro padri alla guerra civile. Come è nata questa idea?

Tutto è iniziato poco prima del settembre 2019 quando ho letto “Dominio de la herrumbre” (Dominio della ruggine), una poesia di Antonio Jiménez Millán che presenta un conflitto sentimentale e ideologico con suo padre. In quella lettura mi è venuta l’idea principale del libro: il rapporto personale di alcuni scrittori con i loro genitori che sono stati soldati durante la Guerra Civile e con i quali hanno avuto fasi vitali di tenerezza e avversione, di complicità ed estraniamento. Da allora ho continuato a indagare e sono arrivato ad altri autori che avevano vissuto una situazione familiare simile: Andrés Trapiello, Pere Rovira, Miguel d’Ors, Julio Llamazares, Jane Durán, Jacobo Cortines, Jorge Urrutia e Joan Margarit.

Sebbene il libro si concentri sulle esperienze di nove scrittori i cui padri hanno partecipato alla Guerra Civile spagnola, mi viene da pensare che questo non sia il vero motivo conduttore. Per te qual è?

Mi sono avvicinato alla partecipazione alla guerra civile di una serie di soldati che, con il passare del tempo, sono diventati genitori di scrittori. Su questa colonna vertebrale ho cercato di scrivere un saggio sull’idea di memoria ereditata, cioè sui ricordi che si basano sulla storia familiare e sui valori trasmessi dai nostri antenati che fondano la nostra identità personale. Da qui vorrei invitare il lettore a riflettere sul ruolo della poesia come trasmettitore di memoria, come consolidamento dell’identità personale, dell’educazione sentimentale, come espressione della corrispondenza tra passato e presente, dei conflitti generazionali e, infine, delle relazioni genitori-figli. Vorrei che ogni lettore indagasse sulla propria memoria ereditata.

José Jurado Morales: l'educazione sentimentale tra cinema, letteratura, memoria e poesia

Tutti i ricordi, spesso, hanno una componente di fantasia. La poesia rende questo binomio più essenziale?

Anche la fantasia si adatta alla poesia. Ritengo che la differenza risieda nella brevità del poema, che non consente uno sviluppo ampio ed epico di nessun episodio della Guerra Civile; approccio più comune per un libro di memorie in prosa, un saggio o un romanzo. Il poeta deve selezionare nella sua memoria ereditata: una battaglia, un nome, un amico, un indumento, un amuleto, una foto o un costume. Il simbolismo di questi dettagli selezionati moltiplica il loro valore in poesia.

“Soldados y padres” ci aiuterà a riconoscere e a conoscere noi stessi?

Me lo auguro. In realtà, l’esercizio della memoria che propongo attraverso questi autori porta a una riflessione sul processo di ricerca dell’identità. Cerco di mostrare come la consapevolezza del passato paterno costituisca un punto fermo nella costruzione dell’identità personale e nella configurazione della storia sentimentale, culturale, politica e sociale degli scrittori. Per questo credo che tutti noi (genitori e figli) possiamo sentirci identificati con la storia della propria vita e delle relazioni personali. Il mio libro è un invito al lettore a godere di quanto è stato raccontato su questi scrittori e sulla guerra. E, allo stesso tempo, lo incoraggia a esplorare la propria identità, dialogare con i genitori, valutare la memoria ereditata e saper discernere l’intimo effetto che tutto questo ha su di noi. 

www.carlofenizi.com 

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