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Komatsu San: malinconia, energia e “Boys don’t Cry”

Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Komatsu San, artista bergamasco che da tempo regala energia ed emozioni con la sua musica, un mix vincente di pop, elettronica, rock… e mille altri ingredienti. Dopo aver letto questa bella intervista che presenta un brano decisamente pieno d’energia o mentre lo fai, organizzati per uscire di casa, che è sempre una buona idea… magari trovando qui su Welcome to the Weekend qualche buona idea.

 

Come mai, dopo tanta elettronica, questa volta hai optato per una cover di un classico “rock” come “Boys don’t Cry” dei Cure?

Dopo 10 anni spaccati di elettronica direi che era anche il caso. Ormai sentivo la musica dance più come un obbligo, un lavoro che uno sfogo artistico come all’inizio. Sono voluto tornare a un sound più spartano ed eccomi qui!

E come mai il sound è così decisamente noise, ovvero potente e distorto?

Curare eccessivamente la parte tecnica era una prerogativa del dance pop che facevo prima. Ora mi piace potermi esprimere senza limiti tecnici di sorta. E poi diciamocelo, fa molto anni ’90!

C’è tanta distanza tra l’elettronica, il rock e il pop? Forse oggi tutti i generi musicali si sono un po’ mescolati… e senz’altro anche questo brano è decisamente energico, anche se il testo è piuttosto malinconico (oltre che bellissimo)

Trovo che ormai le distanze si siano accorciate, se non azzerate. Le mescolanze fra tecniche di produzione e generi sono ormai pane quotidiano nel panorama musicale e sarebbe un peccato fare i puristi e non godersi queste differenze!

Robert Smith è stato forse una delle prime popstar contemporanee, ovvero molto diverso dal solito sex symbol stile Elvis Presley… sei legato a lui in qualche modo?

No, e ad essere onesti non sono nemmeno mai stato un grande fan dei Cure. Sono stati un gruppo molto presente nella mia infanzia e ci sono delle canzoni che hanno un forte valore nostalgico per me, ma nulla di più. “Boys Don’t Cry” mi è sempre sembrato un bellissimo pezzo e ho deciso di reinterpretarlo in questa vena più ironica.

Come hai prodotto questo brano, così diverso dalle tue produzioni precedenti?

Ho deciso di non darmi nessun paletto di tipo tecnico e sono andato dritto per la mia strada creando questa sonorità noise praticamente non mixata. Tanta saturazione e tanta attitudine do-it-yourself soprattutto.

In che periodo della tua carriera ti senti?

Mi sento nel periodo in cui ho trasceso la peer pressure che deriva dal fare musica in generale. Ho 23 anni, è troppo tardi per la musica adolescenziale e troppo presto per fare il nonno burbero. Voglio solo fare della musica semplice e che soprattutto piaccia a me prima che agli altri. Voglio essere orgoglioso di quello che faccio al di la degli ascolti o dei potenziali nuovi ascoltatori, che si adattino loro, non io!

Da artista sarai senz’altro colpito da questa pandemia. Come la stai vivendo?

Nonostante la pandemia sono comunque riuscito a fare diversi live e djset nell’ultimo anno, alcuni in regola, altri meno. Penso che finito l’arco delle grandi quarantene del 2020 ormai ci si stia riprendendo alla grande. È un periodo un po’ di rivalsa degli artisti indipendenti.

Come vedi la ripresa della scena musicale? Come sarà?

Non penso che sarà l’armageddon di cui parlano in molti. Tante persone non escono neanche potendo farlo, figurati andare a un concerto. L’unica cosa che so per certo è che sarà una situazione artistica unica nel suo genere!

Com’è la tua vita in questo periodo al di là della musica?

Tutto molto tranquillo, tutto molto ordinario. Ho passato una fase di magra creativa e sociale nei mesi scorsi ma mi sono ripreso alla grande, e “Boys Don’t Cry” ne è un po’ la conferma. Sono felice e l’unica cosa che potrei desiderare di più è… l’estate!

Quali sono gli artisti che stai ascoltando di più in questo periodo?

Sto riscoprendo un po’ di gruppi della mia adolescenza: Korn, Limp Bizkit, System of a Down, e altro metal che non ascoltavo da almeno un decennio. Nonostante l’abbia snobbato per tutto questo tempo, sto imparando di nuovo ad apprezzare quel tipo di energia e di attitudine senza pregiudizi di sorta.

 

Lorenzo Tiezzi

Scritto da Lorenzo Tiezzi

Ufficio stampa con la sua agenzia ltc - lorenzotiezzi.it -, Lorenzo Tiezzi è anche blogger e giornalista. Fiorentino, classe 1972, si è laureato al DAMS di Bologna nel 1996 in Musica con tanti esami in comunicazione e sociologia. Ha scritto o scrive su Rockol.it, Urban, Uomo Vogue, Max, GQ, Gazzetta.it, Soundscapes.it, Spettakolo, Bargiornale, L’Espresso, Fatto Quotidiano, Fashion Magazine, Rewriters, quotidiani del gruppo ePolis (...). Quando ha voglia di ballare e/o scrivere sta sul suo blog www.alladiscoteca.com. Per spegnere la mente invece corre. Capita spesso, infatti fa ultra trail, ovvero si fa oltre 100 km, magari in montagna. Quando parte, sua moglie e sua figlia spesso esultano. Eccome se esultano.

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