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La dama rossa uccide sette volte (1972) | Cinema Sommerso

La dama rossa uccide sette volte, Emilio P. Miraglia, 1972

La dama rossa uccide sette volte: Germania. Castello dei Wildenbrück, 1958. Le sorelle Kitty ed Evelyn nono sono mai andate d’accordo. Vivono con il nonno Tobias (Rudolf Schündler) nella grande e fatiscente proprietà del vecchio signore infermo sulla sedia a rotelle.

La dama rossa uccide sette volte (1972) | Cinema Sommerso
La dama rossa uccide sette volte – Locandina ufficiale

Dopo l’ennesimo alterco fisico tra le bambine, il nonno racconta loro la storia della Dama rossa. Visse visse cento anni prima nel castello e, per gelosia, fu uccisa dalla sorella, la Dama nera. L’anima della Dama rossa, però, sempre secondo la leggenda, sarebbe riapparsa l’anno seguente. Ma non solo. Avrebbe addirittura ucciso a coltellate la sorella dopo aver spezzato la vita di altre sei persone innocenti.

Secondo Tobias, vi è, dunque, una maledizione nella famiglia Wildenbrück e ogni cento anni la Dama rossa “riappare” per mietere vittime e compire così, la sua maledizione vendicativa.

Germania 1972 – Würzburg

Una donna dai capelli neri e dalla cappa rossa si aggira furtivamente tra le sale del castello dei Wildenbrück. Spaventa a morte il povero Tobias che muore d’infarto.

Al funerale si presenta Kitty (Barbara Bouchet), sua sorella Franziska (Marina Malfatti), il marito di lei, Herbert Zieler (Nino Korda) e il compagno di Kitty, Martin Hoffmann (Ugo Pagliai) che lavora insieme alla donna alla Spring, una famosa società di alta moda tedesca.

Il notaio leggendo il testamento, spiega agli eredi che il vecchio Tobias ha posticipato la lettura completa del suddetto fino a gennaio del 1973. Il motivo? Sarebbe convinto che la maledizione della Dama rossa colpirà nuovamente prima della conclusione dell’anno fatale. Evelyn, nel frattempo, non si presenta al funerale né dal notaio. Difatti, secondo il racconto di Kitty è partita per l’America e di lei si sono perse le tracce da mesi.

La vita riprende lentamente nella famiglia Wildenbrück finché non iniziano a morire accoltellate una serie di persone legate alla Spring e i testimoni giurano di aver visto una donna dalla cappa rossa e dall’agghiacciante risata sul luogo dei delitti.

La dama rossa uccide sette volte – Un addio mozzafiato

La dama rossa uccide sette volte (1972) | Cinema Sommerso

Il regista pugliese Emilio Paolo Miraglia (1924-1982) chiude la sua carriera cinematografica con una pellicola mozzafiato. Il progetto ricalca perfettamente lo stile dei gialli italiani dei primi anni Settanta. La dama rossa uccide sette volte è un capolavoro che ha festeggiato quest’anno i suoi primi cinquant’anni e deve essere annoverato tra i film ispiratori del genere giallo/thriller italiano.

Da sempre un po’ bistrattato per la semplicità della trama e considerato, quindi, un film minore, di serie B, negli anni ha, invece, aumentato di gran lunga la sua fama e nonostante il peso del tempo, ha mantenuto il suo immutabile fascino.

Distribuito all’estero con titoli diversi e forse volutamente progettato per la Germania, la Francia e la Spagna, il film di Miraglia non ha lo scopo di meravigliare lo spettatore con scene troppo macabre. Non mancano, però, gli elementi tipici: sangue, diversi omicidi, un mistero da risolvere e qualche siparietto sexy.

La Bouchet è bellissima e allucinata ed è credibile nella parte della protagonista perseguitata dal fantasma della Dama rossa. Doppiata all’epoca dalla bravissima romana Mirella Pace, l’attrice prova in tutti i modi a svelare l’arcano che avvolge la sua famiglia. E per farlo, deve affrontare i demoni del passato e la tanto temuta sorella Evelyn.

I buoni diventano i cattivi e viceversa in questo giallo intricato e un po’ confusionario di Miraglia. Senza escludere gli altri attori del cast, la bravissima e compianta Marina Malfatti, attrice prediletta

del genere sopracitato, e Maria Pia Giancaro, modella e attrice di film erotici soft degli anni Settanta, la spada di Damocle cade, purtroppo, sull’affascinante ma poco credibile Ugo Pagliai (attore sempre preparato) nel personaggio del compagno della protagonista con moglie pazza rinchiusa in una clinica psichiatrica.

Una pellicola gotica

La dama rossa uccide sette volte (1972) | Cinema Sommerso

Atmosfere gotiche da romanzo, un castello diroccato, urla agghiaccianti fanno da miscelatore in questo stupendo film che vidi da bambino e che consiglio a tutti voi di rivedere oggi senza pregiudizi.

La splendida fotografia di Alberto Spagnoli e i costumi del grande Lorenzo Baraldi vi porteranno indietro nel tempo mentre le musiche originali di Bruno Nicolai faranno da rintocco per tutta la durata del film.

Per gli appassionati del cinema italiano, maldestramente chiamato di serie B (sarebbe il caso di sdoganare, una volta per tutte, questi ‘bollini’) consiglio caldamente anche il precedente film La notte che Evelyn uscì dalla tomba, sempre diretto da Miraglia e con Marina Malfatti come protagonista.

Buona visione.

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