Dalle pianure rocciose, temperature simil-glaciali e una grandezza corrispondente a circa la metà del globo terrestre, Marte è il quarto pianeta del Sistema Solare. Astro più vicino in linea di successione alla Cintura di Asteroidi, da sempre attira l’attenzione degli scienziati per via della sua somiglianza con la Terra. Negli anni tale interesse si è rafforzato e ha orientato la ricerca verso la scoperta, o addirittura la creazione, di condizioni favorevoli che permettessero di renderlo una valida alternativa al mondo da noi conosciuto e vissuto.
Meno di un secolo fa si pensava che il Pianeta Rosso fosse abitato da forme di vita intelligenti, i cosiddetti “marziani”. La credenza venne alimentata dall’individuazione di “canali” la cui formazione è stata erroneamente attribuita ad esseri senzienti. Grazie alle numerose sonde inviate a partire dal 1976, però, suddetta teoria è stata rigettata, benché non sia totalmente da escludere per un lontanissimo passato, quando vi era ancora acqua liquida in superficie, e in vista di un futuro all’insegna di una sua probabile colonizzazione.
Le indagini, infatti, non si sono mai arrestate e hanno condotto a risultati via via più sorprendenti. Ciò ha riacceso un barlume di speranza negli addetti ai lavori e non, alimentando il sogno di una conquista dello Spazio da parte dell’uomo. Stando alle ultime notizie divulgate dalla NASA, è possibile convertire l’anidride carbonica dell’atmosfera marziana in ossigeno puro e respirabile, il che sarebbe di aiuto ad una stabilizzazione sedentaria e definitiva.
«Questo è un piccolo passo per [un] uomo, un gigantesco balzo per l’umanità» direbbe Neil Armstrong
Un piccolo esperimento in questa direzione è stato già effettuato da MOXIE (Mars Oxygen In-Situ Resource Utilization Experiment), dispositivo presente a bordo di Perseverance, il rover a sei ruote atterrato il 18 febbraio scorso dopo un viaggio di sette mesi dalla Terra. Alla sua accensione iniziale, difatti, ha prodotto ben 5 grammi di ossigeno, sufficienti per circa 10 minuti di respirazione di un astronauta.
Un esito modesto che rappresenta tuttavia un notevole traguardo a livello storico. Non a caso, si tratta della prima estrazione empirica di una risorsa naturale da un ambiente extraterrestre per l’uso umano diretto e della prima tecnologia che potrà supportare notevolmente le missioni spaziali future.
Nuove scoperte, nuove problematiche
Passi in avanti si sono fatti anche negli studi. Un recente esame effettuato sui resti di un meteorite atterrato sulla Terra ha fornito agli scienziati dei dati stupefacenti. Secondo il gruppo internazionale guidato da Jesse Tarnas, ricercatore del Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della NASA, nel sottosuolo marziano sarebbero presenti tutti gli ingredienti necessari a sostenere la vita. Ma sarà vero? Il ritrovamento di antichi laghi ad opera della sonda Curiosity sembrerebbe suggerire di sì!
Ciò nonostante, al di là dei successi conseguiti fino ad ora, le difficoltà da superare sono tante. La strada da percorrere verso l’attuazione di un processo di terraformazione dello spazio è lunga; le problematiche a cui dover trovare un rimedio sono molte. Tra i problemi principali vi è l’elevata radioattività del pianeta (le radiazioni solari non sono sufficientemente schermate dalla sottile atmosfera di Marte), l’estrazione di risorse, la produzione di cibo e acqua, e la creazione di un habitat artificiale atto a riprodurre l’ecosistema terrestre.
La Terra mira a Marte. Elon Musk: “Qualcuno potrebbe morire”
Lo stesso CEO di SpaceX Elon Musk, in merito ad una migrazione della specie umana “altrove” per garantirne la sopravvivenza, ha affermato che “qualcuno non tornerà vivo, ma sarà una grande avventura e un’esperienza stupenda”, sottolineando la pericolosità di un tale progetto.
Insomma, la Terra mira chiaramente alla conquista di Marte, ma siamo sicuri che sia questa la chiave per il futuro dell’umanità?
FONTE: Nasa