“Combattete, combattete per qualunque cosa” era solita ripetere alle giovani donne Letizia Battaglia ed è quello che ha fatto anche lei, fino alla fine, o almeno finché le sofferenze fisiche non hanno avuto la meglio. Fotografa di fama internazionale, fotoreporter impeccabile e politica nostrana, infatti, si è spenta proprio ieri alla veneranda età di 87 anni dopo un lungo periodo di lotta contro una malattia alla quale non aveva intenzione di darsi per vinta. La sua scomparsa arriva in maniera improvvisa e lascia interdetto un mondo che non è ancora pronto a salutare una delle ultime testimoni delle vicende di mafia e della guerra alla criminalità organizzata.
Addio a Letizia Battaglia, caposaldo della fotografia cruda e reale
Era il 1971 quando Letizia Battaglia prese per la prima volta in mano una macchinetta fotografica e da allora non si è più fermata. Attraverso i suoi scatti, difatti, è riuscita a raccontare uno dei volti più tristi e più duri dell’Italia contemporanea, quello dilaniato dalla mafia e dalle angherie di un sistema corrotto fino al midollo. Non si è mai tirata indietro, rimanendo continuamente fedele agli ideali in cui credeva e alle volte mettendo a repentaglio persino la sua stessa vita. Non a caso, si è distinta proprio per aver lottato contro l’omertà e per la verità.
La sua è stata senza ombra di dubbio una carriera invidiabile, portata avanti con onore e disciplina. Da Milano a Parigi, passando per l’amata (e odiata) Palermo, si è fatta conoscere in tutto il mondo. Seppur con le diffidenze tipiche di una società maschilista e statica, il suo lavoro ha sempre ricevuto il rispetto che meritava. Uno dei suoi primi ritratti fu quello di Pier Paolo Pasolini, ma la svolta la si ebbe nel 1974, quando accettò di collaborare con la testata L’Ora e di diventare reporter della grande cronaca di Palermo e della Sicilia.
Le sue foto sono divenute nel tempo icone drammatiche e simboliche delle vicende di mafia. Basti pensare a quelle che riprendevano i boss imputati nei maxiprocessi. Oppure a quelli di Giovanni Falcone che raccoglieva le rivelazioni di Tommaso Buscetta. O ancora, a quelle di Giulio Andreotti, accusato di avere avuto rapporti con Cosa nostra. E infine alla tristemente nota fotografia del corpo esanime di Piersanti Mattarella, fratello dell’attuale Presidente della Repubblica, abbattuto dai sicari della mafia.
Un patrimonio inestimabile che perdurerà nel tempo
Insomma, la Battaglia è stata in grado di istituire non solo un’immensa galleria di personaggi, ma anche un giacimento di memoria che sarà difficile da dimenticare. Esattamente come lei.
La camera ardente è allestita nell’atrio di Palazzo delle Aquile, sede del Municipio di Palermo.
Per rimanere aggiornato sulle ultime news, seguici su: Facebook, Instagram, Twitter.