In costante trasformazione, alla ricerca della bellezza interiore e dedita all’arte per la vita, Lucia Ferrara è un’artista a 360 gradi. Il suo tratto multiforme, il colore accentuato, il segno scultoreo, sono solamente alcune delle caratteristiche che contraddistinguono le sue opere. Sin da quando era ancora molto giovane, sognava di potersi realizzare nel campo artistico e, con una buona dose di impegno, talento e perseveranza, alla fine ci è riuscita. Difatti, tra il 2012 e il 2013 espone alla Agora Gallery in Chelsea a New York e a Los Angeles, nello spazio FortheStarsFashionHouse sulla Melrose Ave, insieme ai fashion design più in voga di Hollywood. Nello stesso periodo a Londra, invece, entra a far parte del gruppo artistico internazionale Cartelart.
E ora, più precisamente dal 2017, porta avanti il progetto indipendente Never Perfect, una mostra che affronta con l’arte temi sociali quali violenza, malattia e disabilità. Il tutto da un punto di vista di rinascita e con minuziosa attenzione nel rendere l’oggetto artistico uno strumenti comunicativo rivolto alle nuove generazioni.
Le dichiarazioni di Lucia Ferrara
“In questi ultimi anni – racconta Ferrara – mi sono dedicata alla realizzazione delle nuove tele di Never Perfect, un progetto che racconta di violenza, malattia e, oggi, affronta anche il tema della disabilità“. Insomma, un connubio perfetto tra arte e realtà che si fa portavoce di tematiche profondamente attuali. Le opere, difatti, hanno lo scopo di coinvolgere lo spettatore e invitarlo a riflettere su tutti i vari aspetti della diversità. A tal proposito, Lucia dichiara che:
“Diverso non vuol dire migliore o peggiore. Semplicemente individua chi ha sperimentato qualcosa che non è comune a tutti. Diverso è ciò che non è né uguale né simile, che si scosta per natura, ma che comunque appartiene al nostro quotidiano. Non sempre siamo in grado di accettare quello che per la nostra soggettività riteniamo differente. Al contrario ci spaventa, ci fa paura e tutto questo produce atteggiamenti e comportamenti di discriminazione“.
E poi continua:
“Parliamo, ad esempio, della disabilità fisica, dell’orientamento sessuale, di condizione di disabilità psicofisica, di un credo religioso, fino a toccare l’etnia degli esseri umani. Ma perché proviamo cosi tanta paura per chi consideriamo diverso da noi? Semplicemente ci spaventa quello che non conosciamo […]“.
Ed è proprio questo ciò che è alla base del lavoro di Ferrara, fare in modo che giovani e meno giovani possano acquisire una maggiore consapevolezza perché “la vera bellezza” – afferma – “è soltanto una questione d’amore“.
Al momento, l’intera iniziativa è composta da 18 grandi tele, tra le quali alcune incentrate niente meno che sul Covid-19, e continua ad approdare in vari luoghi e città. L’ultima mostra, in particolare, c’è stata nel novembre 2021 nella città pavese di Mede in Castello San Giuliani, con la collaborazione del centro antiviolenza Kore di Vigevano.