- No Nipoti di Babbo Natale: ripartiti i desideri dei nonni delle RSA d’Italia aderenti, partita la corsa per diventare nipoti
Ritorna anche quest’anno l’iniziativa “Nipoti di Babbo Natale”, voluta fortemente dalla Onlus “Un Sorriso in più”.
Un progetto nobile, fondato sulla realizzazione di un desiderio di una persona anziana residente in una Casa di Riposo, spesso rimasta sola.
Un modo concreto di farlo ancora sentire in grado di essere importante, presente.
Anche per qualcuno lontano. Persino sconosciuto.
La campagna solidale promossa dall’Associazione si propone di sensibilizzare l’attenzione sugli anziani più soli, ed è un successo.
Meritato, voluto, forse insperato.
Il sito www.nipotidibabbonatale.com è in costante aggiornamento con nuovi desideri pubblicati ed espessi, e velocissimamente prenotati.
Chi lo dice che a Natale i desideri debbano poter essere espressi solo dai bambini?
In origine il progetto nonni e nipoti nasce nel 2017 dall’idea di una lungimirante ragazza della Repubblica Ceca, Katerina Neumann.
Progetto grazie al quale, da allora, sono stati esauditi ben 17000 desideri.
Dal suo Paese ha preso ben presto piede ed è giunto in Italia.
Il motto di ambedue le Onlus è:
affinché nessun anziano si senta solo a Natale!
Fino al Natale 2021, in Italia erano 7.853 i desideri realizzati.
Quest’anno, soltanto quelli riservati superano i 5000, in poco più di due settimane.
Da 324 case di accoglienza per anziani dello scorso anno salgono a 390 quelle che hanno deciso di aderire all’iniziativa “Nipoti di Babbo Natale”.
Tuttavia, la speranza è vedere aumentare i numeri e i sorrisi delle persone che ricevono un regalo tutto per loro.
L’importanza di avere dei nipoti
Per un ospite residente in una casa di ricovero, dove di norma sono gli altri a scegliere per loro quasi tutto, è una sensazione unica la consapevolezza dell’attenzione alla persona nella sua specificità, ai suoi desideri.
Ne consegue una sorta di legittimazione di un bisogno, un’aspirazione, e l’ascolto, cosa più importante per chi è in una condizione di isolamento forzoso.
Se aggiungiamo poi le ultime, drammatiche giornate in sequenza degli ultimi due anni e mezzo di pandemia e restrizioni, questo si evidenzia ancor di più.
Infine, la gioia e la riscoperta di un dono per sé, per giunta da parte di chi, spesso, non conosce, crea un senso di appartenenza, un ritorno persino:
- all’umanità
- al mondo per come lo ricordava,
- e alla bellezza di un gesto fatto con spontaneità, trasporto e affetto
Tre caratteristiche che regalano ancora un senso alla sofferenza e al dolore delle popolazioni in conflitto, in crisi economica, in enorme crisi sociale e psicologica.
Se qualcuno ha ancora cuore per privarsi di qualcosa, pur piccolo che sia, per donarlo a qualcuno solo per farlo sentire ancora qualcuno, ancora amato, in questo non poco folle mondo, forse qualcosa da salvare ancora esiste.
Persiste.
Resiste e ispira.
Dal 15 Novembre instancabili operatori sanitari, educatori e animatori specializzati delle strutture pubblicano quotidianamente le richieste degli ospiti senior.
Questi sono spesso persone senza nessuno a prendersi cura di loro, al di fuori del personale delle strutture dove risiedono, per i più svariati motivi.
I “Nipoti” possono prenotarsi per esaudire il desiderio di un anziano, del quale è raccontata brevemente una storia o una sua nota.
In seguito, decidono di farlo recapitare a mezzo corriere o posta, oppure, nei casi più fortunati, di persona.
Perché questa, queste a seguire, sono #storiedicuore, che scorrono via nella lettura e ancor più nella parte più profonda di chi sceglie di leggerle.
Essere Nipoti: un’occasione unica di condivisione, nonché un regalo doppio.
Non si tratta, cioè, solo di un oggetto e del gesto, ma il tempo speso e delicato al nonno o alla nonna, che si sente parte di una realtà nuova.
Fra 2020 e 2021, era stata una delle iniziative più belle e ispirate di cui ci eravamo incuriositi.
Che tipo di desideri esprimono i nonni per i loro nipoti virtuali e virtuosi?
Leggere i desideri degli ospiti delle RSA è un viaggio nelle piccole, forse a qualcuno remote, realtà che vivono.
Dimentichiamo spesso che ogni persona in età senile, oltre che pensionabile, è un ricco intreccio di storie e di storia vivente.
E non solo per i nipoti, ma per chiunque volesse porsi la domanda sulla questione delle volontà di queste persone.
Ecco che appaiono racconti brevissimi che svelano ancora il senso di vita e di legame con essa che si ravvivano.
Ci sono piccole richieste di dolciumi (e dolcezza), effetti personali nuovi e caldo (“con cui scaldarsi il cuore nel freddo inverno”): cappelli, scialli (come diceva la mia nonnina, la Chiarina dagli occhi blu -n.d.r.-), tute e scarponcini.
Scarpe da ginnastica nuove. «Per quando potrò tornare ad uscire in giardino o a fare fisioterapia».
Qualche dolce signora chiede vezzosi profumi come Chanel 5, simbolo sempiterno di un tempo vago e lontano, alcune dei trucchi.
Numerose sono le richiese di libri e abbonamenti a riviste locali.
C’è anche chi spera di ricevere fogli, colori, e chi azzarda con accessori I-tech; dallo smartphone al tablet, passando per un cambio offerta del piano tariffario per utilizzare internet e videochiacchierare con le amiche di un tempo.
Qualcuno lo chiede, del tempo: appassionati che sognano di vedere una partita o uno spettacolo di teatro. C’è chi infine vorrebbe un’esperienza al di fuori della sua dimora con i suoi novelli nipoti. Che si tratti di un lussuoso lounge o del Bar dello Sport, preme poco. Loro si faranno trovare in perfetto ordine, con il groppone in gola per la gioia.
Quasi tutti gli altri anziani chiedono di poter fare donazioni per chi è meno fortunato di loro, esprimendo un pensiero per chi è in difficoltà.
Un’ospite lombarda molto sensibile ha chiesto che si potesse fare un’offerta ad un centro antiviolenza.
Qualche storia di nonni e nipoti
Cesarina
Cesarina, 91 anni scrive: «A me non manca nulla, fortunatamente ho tutto e ho sempre avuto tutto ciò di cui avevo bisogno nella vita. Mi piacerebbe aiutare chi è in difficoltà e mi vengono in mente gli animali quindi desidererei che il mio regalo andasse a chi non ha modo di chiederlo in prima persona. Vorrei aiutare un canile, di tua conoscenza o della tua città. Sono sicura che ovunque questo gesto sarà apprezzato. Per quel che riguarda me, sarò più che felice
di avere un bigliettino di Auguri semplice”
Un atto di fede per Don Lino e il suo nuovo pianoforte
Il Don Lino, a 86 anni ha chiesto un pianoforte per intrattenere, come ha sempre fatto, gli ospiti della RSA dove vive, in Veneto.
Con sorpresa, riceverà, grazie alla generosità di un gruppo di musicisti, diventati gruppo di nipoti, che hanno preso a cuore la richiesta.
Presto faranno recapitare il piano per il vecchio Don, che siamo certi ringrazierà le Alte Sfere e questi fedeli speciali, che suoneranno con lui.
Nonna Giovanna
Nonna Giovanna ha 97 anni, abita nella stessa residenza del parroco, ma non sa ancora che i suoi scarponcini marroni sono in viaggio. Né dell’appuntamento in videochiamata per il 17 dicembre con Veronica (indovinate chi? -n.d.r.-) e Diego, i suoi nipoti di Milano.
Giovanna non ama molto il Natale, in quanto la rattrista il ricordo dei giorni in famiglia “che non ci sono più”, dei quali rammenta l’adoperarsi in un faticoso lavoro per regalare un dono e vedere la felicità delle due figlie.
Bepi
Giuseppe, invece, risiede nella tristemente colpita zona dal covid della Bergamasca, e si racconta così:
«Caro Nipote di Babbo Natale, mi chiamo Giuseppe ma per gli amici sono Bepi! Sono una persona a cui piace sentirsi attiva e utile. Fino all’anno scorso mi occupavo dell’orto e dei fiori nel giardino della casa di riposo. Ora inizio ad accusare l’età e faccio da supervisore, il lavoro lo fanno altri! Mi piace trascorrere il tempo all’aria aperta e per Natale mi piacerebbe ricevere un cappellino dell’Atalanta. Ti va di realizzare il mio desiderio? Grazie mille e buone feste!”
Atalanta: che campioni solidali questi nipoti!
Per Bepi, tifoso di Grumello del Monte, ci saranno eccezionalmente due nipoti sconosciute fra loro.
Dopo il mio iniziale sconforto nell’aver perso il desiderio, ho pensato di realizzarlo comunque. Come? (Con una delle mie furbate, ovvio -n,d.r.-) Attraverso un’impresa azzardata: ricerca contatti di riferimento della “Dea”, spiegazione e condivisione della richiesta. (Come buon screenshot facilita e insegna.-n.d.r-)
Con mio grande giubilo ho ricevuto risposta da parte del Dottor Marco M. della Società Atalanta, sezione sociale, che ringrazio pubblicamente, il signor Giuseppe ha ottenuto un invito ad una partita allo stadio.
Invitato con una delle sue straordinarie animatrici o infermiere, e un bel gadget personalizzato come da me richiesto.
Non mi sarei mai aspettata che mi avrebbero chiamata per informarmi di avermi individuata subito come nipote (in sordina, perché io mica li avevo avvisati quelli della residenza prima di inviare la sfacciata proposta all’Atalanta.
L’ho fatto dopo, quando già avevo ottenuto il primo risultato, ovvero il primo invito, già previsto per un’amichevole serale prevista per il 9 dicembre. Ma se si fanno, si fanno in piccolo, però in grande, no?! -n.d.r-) e ringraziarmi per questa opportunità.
In fondo, a me scrivere non è costato molto, e ci ho guadagnato in rinnovata umana speme.
(Scusate se è poco -n.d.r.-)
Le storie sono numerosissime, e fra loro ci sono le più struggenti.
Ci si ferma davanti a chi vorrebbe un libro sulla razza del suo vecchio cane da pastore tedesco che ricorda con affetto, chi un animale, cane o gatto che sia, interattivo, perché agli ospiti è vietato avere pelosetti in struttura.
Ma ancor più fanno riflettere sulla solitudine le richieste di bambole e palloni, per chi è isolato in un isolamento più personale, profondo, irrecuperabile -se non a tratti- del periodo pandemico.
Rina
Nonna piemontese, ottantacinquenne, si auspica di ricevere una bambola:
«Ciao a tutti, la memoria non è il mio punto forte. Le ragazze che ci sono qui mi stanno aiutando a raccontarvi che la cosa che mi piace di più è tenere tra le braccia le bambole, mi sembra di tornare a quando ero bambina ed ero cullata dalla mia mamma e a quando tenevo i miei figli in braccio.»
Castrenze
Detto Enzo, di anni ne ha ben 93, ma parla dialetto siculo in modo talmente stretto da rendergli difficile la comprensione e la comunicazione con gli altri.
Ma i suoi occhi parlano quando gioca con una palla leggera insieme agli altri nelle ore con le animatrici, che scrivono quanto ne vorrebbe una tutta sua.
Sono desideri che i nipoti sanno essere abbastanza semplici, agli occhi più ciechi.
Tutti indicano la volontà di sentirsi rinnovati, in parte, o di potere evadere con i colori, le immagini e i giochi da quegli ambienti che sono molto di rado affollati.
La vita degli ospiti rappresenta perfettamente ciò che tutti noi vorremmo per noi stessi: non essere mai soli, con qualcuno che si ricordi di noi non solo nel giorno di festa.
L’intento della Onlus è creare rapporti più duraturi nel tempo, facilitando un’interazione generazionale che coinvolge moltissimi giovani.
Coppie che nel 2020 hanno iniziato ad essere nipoti, da appena conosciuti, oggi si sposano, alcuni adottano due nonni insieme, preferibilmente nella zona di residenza, così da poterli andare a trovare ogni tanto.
Nipoti che non hanno più nonni, ma che ai nonni, alle loro memorie in motu, devono tutto o quasi e cercano di ritrovare quella complicità con persone più sole.
Fra loro, c’è una nipote cresciuta che scrive di loro, sperando che anche solo qualcuno dei pensieri confusionari (e delle lacrime che poi deve asciugare dalla tastiera) arrivi Lassù, tanto da essere orgogliosi di lei.
La cosa che emerge dai racconti delle operatrici, che si stanno letteralmente (se possibile) facendo in 4 (ma alla seconda -n.d.r.-) per organizzare tutto, è l’entusiasmo e la commozione di chi dona e chi riceve.
Di loro, è doveroso dire che con grande e bonaria anima e impegno (come se già non ne avessero mostrato tantissimo negli anni trascorsi, con tutto ciò che comporta lavorare con anziani -n.d.r –) contattano i nipoti ad uno ad uno, spiegano esattamente i dettagli del desiderio riservato e si accordano sulle modalità per fare aprire il dono in compagnia, reale o virtuale, dei nipoti.
In vista del Natale, amare ed essere amati è un regalo.
“L’Amore Dietro Ogni Cosa”, ribadisce il nostro Simone Di Matteo nel suo splendido disco. Cosa conta di più?
La Web TV per Un Sorriso in Più
Di recente invenzione, la Onlus ha creato una web tv dedicata agli anziani e non solo.
Ci sono molti volontari che rendono felici i nonni con le loro interessanti lezioni sull’arte, come fa Paolo, ad esempio, insieme ai laboratori creativi.
Ribadiamo che sono in crescita i numeri dei già tanti giovani che si sono decisi a collaborare e ad aderire con entusiasmo. Loro stanno diventando la forza del successo dell’iniziativa.
Il focus dell’intera associazione “Un Sorriso in Più” resta non lasciare indietro nessuno: anziani, persone sole, in condizioni di disagio, giovani.
Dal 2004, ci impegniamo per portare benessere, gioia e serenità alle persone più sole. Parliamo di anziani e di bambini e ragazzi che vivono situazioni di disagio sociale. Siamo convinti che per prendersi cura di loro, oltre alle cure fisiche, sia fondamentale affiancare una cura dello spirito e del benessere. Un lavoro quotidiano, fatto di relazione e di attenzione, di altruismo e di calore umano, di passioni condivise
I Nipoti di Penna
La Onlus ha promosso, nell’arco del 2022, un’iniziativa per garantire una certa continuità fra gli ospiti e coloro che volessero regalare loro un sorriso.
Numerose RSA hanno aderito al progetto “Nipoti di penna”, che prevede uno scambio epistolare fra i nipoti e gli ospiti.
Ognuno di loro ha però la possibilità di adottarne uno solo, in modo da favorire un legame più stabile e meno faticoso da gestire.
La mia nonna di penna, la signora Ornella di Borgo Pinti, a volte si fa aiutare a scrivere dall’infermiera Antonietta, perché le si affatica la vista a scrivere, rischia di perdere la concentrazione, etc.
La mia Signora Ornella è donna rimasta sola, con una grande fede in Dio e appassionata di cruciverba e animali, «testuggini, cavalli e cani in particolare, anche se lei aveva quattro gatti e la Bianca le era morta a sedici anni», che a volte si isola, e a volte interrompe le comunicazioni da parte sua, ma una volta al mese, così come si faceva “ai suoi tempi”, le invio qualche aggiornamento su di me, sulla mia quotidianità, e attendo con ansia di aprire la sua busta in arrivo.
Fra le due, chi in qualche modo si sente utile e felice, forse sono più io in prima persona, e questo mi permette per un momento di percepire, seppur molto lontanamente, la presenza dei miei nonni, scomparsi, raccontare anche a loro ciò che accade, e leggere con fervore e tenerezza le aspirazioni, i rimpianti, e le emozioni che queste persone hanno ancora da dire, e da insegnare.
D’altronde, come cita il sito dell’ente promotore,
«Capita sempre più di rado di aprire la cassetta della posta e trovare una lettera, scritta apposta per te, ma quando accade, la prendi tra le mani con incredulità, gioisci ad una calligrafia conosciuta, sorridi al profumo della carta, cerchi il luogo perfetto prima di aprirla e leggerla tutta d’un fiato.»
E in quella ricerca spasmodica del luogo più adatto dove leggere la lettera tutta d’un fiato, io mi ci rivedo appieno. Come nella tipologia di scrittura scelta, di getto, senza filtri (forse un paio di tisane vista la quarantena forzata da contagio -n.d.r-) che ha il solo fine di narrare e suscitare la curiosità in questi stupendi progetti.
È assolutamente vero che:
«Quel “Caro…” è più di una formula, è già un abbraccio che ti fa sentire che quel messaggio è carico di affetto, è un gesto profondo, intimo, che avvicina, unisce.»
Inevitabilmente, essere “Nipoti” implica una cosa che, come ogni altra riguardante le emozioni dei più fragili, non è da sottovalutare, ossia l’impegno della presenza costante.
Perché se affezionarsi a qualcuno può risultare semplice, rimanere presenti, importanti, cioè portati con le persone che ricevono, siano essi doni o lettere, è altrettanto facile creare l’illusione di una continuità del rapporto nel tempo.
Un dolore che gli ospiti, già tanto colpiti dalla vita a volte, non meritano, come nessuno merita la solitudine, soprattutto nel periodo delle Festività, mai così apparse complicate e in rispolvero (auspicabile) umano.
Nessuno pretende che vi sia un dono ogni anno, né una lettera ogni settimana, ma varrebbe la pena valutare l’impegno -la gioia dell’impegno- nel donare un po’ di sé (dal tempo alle emozioni più recondite e frugali, il passo è breve: a volte rimane solo il tratto di una parola scritta) e quanto questa parte di noi diventi parte di un’altra persona.
Occorre la consapevolezza che c’è qualcuno che attende, e che attende noi, nello specifico.
La storia di Micol Beltramini e della sua “fidanzata” Maria Antonietta insegna perfettamente quanto il rapporto che si decide di instaurare con queste persone, che spesso dimentichiamo essere contenitori di memorie preziose ancora in grado di regalarci molto, umanamente, e culturalmente, debba implicare la predisposizione al voler bene, a mantenerlo, e a prendersene cura con costanza.
Tale da suscitare l’attesa.
E quell’attesa non possiamo permetterci di deluderla, perché spesso c’è rappresentato quel Sorriso In Più.
Veronica Fino