Signori e signore benvenuti nel futuro!
L’allevamento intensivo da una parte, l’ecosostenibilità e l’inquinamento dall’altra, hanno portato i ricercatori alla produzione di un nuovo modello alimentare sintentico, che offre, a quanto dicono, le medesime proprietà nutritive dell’originale.
La carne sintetica ridurrà della CO2
L’allevamento infatti è una delle principali cause di inquinamento atmosferico/idrico e del riscaldamento globale. L’industria non sarà probabilmente in grado di soddisfare la domanda crescente di carne, spingendo verso lo sviluppo di carne sintetica come alternativa, che rappresenta una soluzione ecosostenibile in toto.
La ricerca suggerisce che l’impatto ambientale della carne coltivata sarebbe signitivamente inferiore a quello della carne bovina normalmente macellata; lo stesso paragone andrebbe tuttavia fatto anche sulle carni aviarie e cunicole.
Uno studio condotto da ricercatori di Oxford e dell’Università di Amsterdam ha concluso che la carne coltivata genera solo il 4% di emissioni di gas serra, riducendo il fabbisogno energetico fino al 45% e richiedendo solo il 2% della superficie.
Poichè la carne coltivata viene prodotta in un ambiente artificiale controllato, sembra concettualmente molto più simile alle colture idroponiche che agli allevamenti di OGM.
Cenni storici
Stiamo parlando della Clean meat o più semplicemente della carne sintetica. Storicamente resa popolare già dal 2000 dalla New Harvest, la prima organizzazione mondiale dedicata alla ricerca sulla carne in vitro. Nel 2013, Mark Post, professore alla Maastricht University, mostrò il primo modello ufficiale di hamburger sintetico.
La prima vendita commerciale al mondo di carne coltivata in cellule (prodotta dalla statunitense “Eat Just”) avvenne nel dicembre 2020 presso il ristorante “1880” di Singapore.
Come si produce?
La carne sintetica è un alimento proteico ricavato per agricoltura cito/istologica in vitro di cellule/tessuto animale. Trattasi di cellule staminali indifferenziate che hanno il potenziale per diventare molti o tutti i tipi di cellule specializzate pluripotenti indotte (iPSC), ovvero cellule del sangue o della pelle riprogrammate.
In Italia, carne sintetica è un altro modo per identificare i surrogati proteici vegetali. L’errore comune è quello di usare questi due termini come sinonimi. Innanzi tutto hanno un profilo nutrizionale diverso e, in secondo luogo, perchè la carne in vitro non soddisfa i principi del veganesimo.
Sintetica VS Convenzionale
La produzione su larga scala di carne sintetica può richiedere l’uso di ormoni della crescita per la produzione di carne; questa tuttavia non è una regola ma desta comunque alcune preoccupazioni.
I ricercatori hanno suggerito di migliorarne il processo aggiungendo acidi grassi omega-3 in fase di sintesi, nonostante possa essere ottenuto anche in altri modi.
La carne sintetica è molto meno esposta alla contaminazione da parassiti, infezioni virali e batteriche e micosi.
La produzione di carne coltivata riduce l’impiego di sostanze chimiche di vario genere (farmaci veterinari, fitofarmaci per i foraggi ecc.)
Gioca un ruolo importante la diversità nell’aspetto, gusto, odore e consistenza della sintetica rispetto alla tradizionale.
Considerazione economiche
Al momento si stima che la carne coltivata sia significativamente più costosa della carne convenzionale.
Avevo dato dei consigli sulla scelta della carne in un altro articolo che potrai leggere qui.
Il primo hamburger coltivato nel 2013 costò circa 330.000 dollari.
Lo scorso dicembre, la Singapore Food Agency ha autorizzato Eat Just a vendere carne di pollo sintetica, sotto forma di nuggets, a circa 50$.
Anche la KFC, nota catena di ristorazione per il pollo fritto, punta sulla carne sintetica. In autunno commercializzeranno i nuggets 3D.
Tuttavia si stima che, in base al livello contemporaneo (circa 500$ / kg per il pollo), in soli dieci anni i progressi tecnologici consentirebbero alla carne sintetica di essere molto competitiva rispetto a quella bovina.
Conclusioni
Ad oggi si possiedono le conoscenze necessarie per poter rimpiazzare efficacemente la carne muscolare, senza provocare alcuna carenza nutrizionale di tipo proteico e, al tempo stesso, riducendo l’impatto ambientale degli allevamenti (molto alto, per chi non lo sapesse).
Non stiamo parlando di filosofia, religione o emotività nei confronti degli animali, ma di “ragionevolezza”.
La principale controversia della carne sintetica è una sola: non ha le stesse caratteristiche organolettiche e gustative della carne muscolare.
Aspettando che gli studi implementino anche questo aspetto, diverrà comunque necessario, prima o poi, accettare che alcuni prodotti devono costituire un’alternativa saltuaria, e non possono in alcun modo strutturare la dieta in maniera frequente o comunque ravvicinata.
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