Se Neri Oxman ci ha sorpreso con le sue installazioni naturali “viventi”, l’arte di Olafur Eliasson ci offre invece una natura come esperimento della percezione.
“Uso gli elementi naturali in vari modi e il clima mi interessa molto. In particolare cerco un modo per rendere la questione climatica tangibile.”
Olafur Eliasson, artista metà danese e metà islandese, è considerato uno dei creatori di arte contemporanea più accessibili al mondo.
Le sue idee hanno come denominatore comune il pubblico che in modo libero è capace di finire ciò che l’artista ha iniziato.
Eliasson è una figura poliedrica che abbraccia svariati ambiti come la pittura, la fotografia, la scultura, i film, i progetti architettonici.
Tutti i suoi lavori sono guidati dal forte interesse per la percezione e l’esperienza e dai suoi sentimenti e quelli della comunità.
Lo Studio Olafur Eliasson, situato a Berlino, si compone di un ampio team di artigiani, architetti, archivisti, ricercatori, amministratori, cuochi, storici dell’arte e tecnici specializzati.
Olafur Eliasson – Riverbed
Avete mai sentito parlare di un fiume in un museo?
Ebbene sì, l’arte di Olafur non ha limiti e non esistono musei e gallerie che possano confinarla.
In Danimarca nel 2014 ha creato “Riverbed“, un incredibile paesaggio roccioso attraversato dall’acqua confinato tra le bianche pareti del Louisiana Museum of Modern Art.
Mettendo in scena lo spazio naturale stesso, viene a crearsi uno stato di straniamento nel visitatore che percorre lo spazio espositivo, con non poca difficoltà, calpestando l’opera e diventandone così parte.
Quest’anno Olafur ha allagato uno dei principali musei svizzeri, la Fondation Beyeler, con l’installazione “Life”, portando all’interno dell’edificio un vero e proprio stagno, dove crescono piante acquatiche e vivono insetti.
Ci rendiamo ben conto che queste opere d’arte non sono solo fatte di rocce ed acqua ma vengono completate dai movimenti dei suoi esploratori improvvisati.
La sua pratica coinvolge il pubblico anche attraverso progetti urbani in cui utilizza la tecnologia per sfidare la nostra visione del mondo. Nel 2008 ha costruito quattro grandi cascate artificiali lungo le coste di Manhattan e Brooklyn per le cascate di New York City, nel 2016 la cascata miraggio a Versailles.
Ice Watch
Olafur Eliasson ha esplorato il potenziale della sua arte per affrontare temi ambientali come il cambiamento climatico. Per l’installazione “Ice Watch” grandi blocchi di ghiaccio artico sono stati trasportati integri nei centri delle città di Copenaghen nel 2014, di Parigi nel 2015 e di Londra nel 2018. Un’impresa mastodontica.
Il ghiaccio si è sciolto più o meno lentamente a seconda del tempo. I passanti potevano dunque percepire la fragilità con cui i frammenti di ghiaccio glaciale scomparivano davanti ai loro occhi.
The Weather Project
Eliasson compie quasi degli incantesimi che mirano a disorientare lo spettatore portandolo in realtà parallele che sia lungo un percorso in galleria, dentro una sala museale o per la città.
Le sue installazioni pubbliche sfidano il modo in cui percepiamo i nostri ambienti, “The Weather Project”, realizzata nel 2003, alla Turbine Hall della Tate Modern a Londra ne è un grande esempio.
The Weather Project è la creazione di un sole splendente al coperto avvolto in una sottile nebbia prodotta da una serie di umidificatori.
L’enorme disco semicircolare appeso a un soffitto a specchio è composto da diverse lampade a monofrequenza. La luce è così bassa che qualsiasi altro colore oltre al nero e al giallo è invisibile. Grandi specchi installati a soffitto permettono di replicare lo spazio sottostante e di vedere i visitatori immersi in un ambiente bicolore suggestivo di luci e ombre.
L’idea nasce quando Eliasson assiste ad una giornata calda anomala a Londra, poiché il giorno prima aveva nevicato, e la gente parlava di riscaldamento globale. L’artista ha così voluto catturare quel momento.
Ma l’illusione di stare vicino al sole non era il fine ultimo di quest’opera d’arte, l’idea era quella di portare gli spettatori a far parte del luogo in un incontro ravvicinato. Tutte le persone presenti erano viste come minuscole sagome nere in un campo di luce arancione di un sole non caldo e riflesse in un cielo senza fine.
La relazione tra questo spazio e tutte le persone svela ancora una volta la sensibilità per la natura e per i fenomeni naturali che va oltre l’aspetto puramente estetico.
“Mi interessa molto poter stimolare un cambiamento nella percezione e nel comportamento.”