Osoppo Theatre: una rinascita teatrale tutta milanese per celebrare Valentina Cortese
Giunge come una ventata di freschezza culturale la splendida iniziativa di Antonio Zanoletti, celebre volto dello Strehler, ovvero l’apertura del primo teatro al mondo dedicato alla magistrale e compianta attrice Valentina Cortese.
È lì, in piazza Brescia, ma ancor più specificatamente nella via famosa nella memoria per una rapina durante gli anni di piombo nel capoluogo lombardo (1958), che il 21 ottobre scorso, Zanoletti, direttore artistico, ha accolto il primo pubblico in un’atmosfera festosa.
Accompagnato da clown, artisti di strada e da uno spettacolo per bambini del “Teatro del Cerchio” a libero accesso, ha accolto gli abitanti del quartiere nella sala parrocchiale.
Da quel momento, sono iniziati gli incontri fra Zanoletti, instancabile direttore, e Elisabetta Invernici, appassionata autrice che ha curato anche la biografia a quattro mani per Skira sulla divina Valentina, sono iniziati incontri conoscitivi con vecchi e (auspicabili) nuovi amici.
Ambedue gli appassionati dell’icona femminile fanno parte dell’Associazione Culturale Profumo di Milano.
La scelta di una sala parrocchiale per un teatro di respiro internazionale
Antonio Zanoletti ha a lungo cercato una sala che si adattasse alle esigenze, e poi ha trovato questo piccolo spazio teatrale, di stampo parrocchiale, chiuso da anni.
Per riportarlo in vita, l’attore e regista sta letteralmente facendo ogni tipo di lavoro a suo carico per poterne far risaltare la bellezza che lui è stato capace di cogliervi: un “teatro sublime”, così definito da frequentatore che si confessa “innamorato perso”.
Uno spazio accompagnato dall’armoniosa ripercussione dei piedini del pargoletto.
Una scelta frugale in apparenza, che certamente Valentina Cortese avrebbe gradito, con le sue radici contadini mai nascoste, e anzi spiegate con orgoglio. “La facevano stare ben piantata a terra”, diceva.
Non era un caso la sua passione per i foulard: i contadini si riparano dal sole con un foulard in testa. Come poter rendere migliore omaggio alle propria tradizione?
Lo stesso orgoglio lo mostrava, con riverenza per lei doverosa, per il pubblico pagante, poiché così facendo permetteva a se stessa di comunicare e poter amare anche se stessa. E traendo spunto da Platone, ripeteva che amarsi significa amare e onorare l’anima.
Se non ami te stesso quale energia positiva comunichi? Se sei disarmonico trasmetti disarmonia.
Ecco perché non è stato scelto un luogo tanto istituzionale, una sorta di mausoleo, per ricordarne le gesta. Un luogo raccolto, intimo, vero, come ogni spazio teatrale, dove portare le emozioni, e mettere a nudo amore e onore dell’anima.
Il Galà del 12 Novembre
Questa sera, in particolare, si svolgerà una serata di gala per commemorare Valentina.
La Cortese era solita avere, come del resto già Manzoni prima di lei, che
“l’onesto desiderio di vivere nella memoria degli amici, che non è una vanità”.
Lei che era rimasta vedova giovane, e aveva perso anche l’unico figlio Jackie Basehart, pertanto affidatasi alla grande forza dell’amore per e verso gli altri.
Valentina amava specificare che “L’amore è uno stile, e pertanto bisogna volare alto, senza perdere tuttavia la leggerezza.
Pertanto, vi sarà largo spazio al ricordo di Valentina Cortese: un susseguirsi di momenti musicali, teatrali, testimonianze di amici, racconti e aneddoti della sua vita attraverso sue immagini, video di interviste e spezzoni di film.
Un’interessante serata alternativa, ad ingresso gratuito, all’insegna della riscoperta della Cortese e di mostri sacri di teatro come Zanoletti, altri attori e teatranti professionisti e la straordinaria partecipazione di alcuni filodrammatici, fra i quali Michele Faracci, Presidente del GATaL, il Gruppo Attività Teatrali amatoriali Lombardia.
Ho avuto l’immensa fortuna di collaborare con lui anni fa per alcuni eventi di beneficenza e sarà ancor più un privilegio assistere a una bella realtà cittadina con lui accanto. Un po’ come il privilegio di aver conosciuto anche l’attore e regista Carlo Sciaccaluga, che mi ha concesso un’intervista esclusiva, suddivisa in ben due parti.
Il palinsesto dell’Osoppo
Il cartellone del nuovo teatro è ricco di interessanti spunti, che traggono la volontà di celebrare il centenario della nascita della talentosa attrice, e di ripercorrere il teatro dai suoi capisaldi.
Il direttore artistico abbandona l’imperante idea che senza svago non vi sia divertimento, ma noia, ed esorta alla riflessione e all’introspezione oltre la superficie.
Pertanto, pur non sapendo in quale direzione andrà il teatro (per citare parzialmente Strehler, mentore di Zanoletti), se ne conosce la provenienza, la destinazione (il pubblico) e questo non deve pertanto essere dimenticato.
Il focus dell’Osoppo
Le sue parole a riguardo, come il focus, sono chiare ed esaustive
In questa epoca della disinvoltura pare che non sia più possibile mettere in pratica la cultura se non applicando quella dell’intrattenimento; pare che oggi debba essere svago, e ciò che non è divertente non è cultura, ma noia. L’invito che facciamo è quello di incontrare se stessi attraverso la riflessione e l’introspezione che il teatro può offrire, evitando la cultura di superficie dove “Il comico” la fa* da sovrano, e “il serio” desta interesse solo se segue il gioco di moda e diventa buffone. Nostra ferma intenzione è cercare “la verità nel testo“, in ciò che gli autori, quelli che hanno fatto grande il Teatro, o le vicende che si affrontano, pongono con onestà e sapienza senza bizzarrie e disinvolte sovrapposizioni. Questo vale per tutto quello che qui si farà,
Antonio Zanoletti e la Piccola Compagnia
Alcuni degli spettacoli che andranno in scena in questa prima stagione dell’Osoppo:
- incontri sotto forma di dibattito sul processo a Suor Virginia Maria de Leyva, celeberrima come “Monaca di Monza”, in presenza degli attori della Piccola Compagnia.
- l'”Innesto” di Luigi Pirandello
- Scene da “Amleto” di William Shakespeare
- “Le intellettuali” di Molière
- “Amarsi Male” di François Mauriac: la scelta ricade sull’opera che, grazie a Paolo Grassi e a Strehler permette a Valentina Cortese di emergere in tutta la sua profondità drammatica (anni ’50)
A questi incontri si aggiungeranno eventi speciali, concerti di Natale, mostre (monografia sulle Pietà del Michelangelo), rappresentazioni sacre presso la Chiesa di San Protaso, dalle Laudi di Jacopone da Todi recitate sulle musiche di Mozart, all’evento su Manzoni e la terra lombarda, cornice perfetta dei “Promessi Sposi”.
Valentina Cortese, l’ultima diva
Dai telefoni bianchi al cinema
Nota universalmente come l’ultima grande diva del cinema e del teatro, Valentina visse una lunga vita, e nacque a Milano, che contribuì a far diventare punto fondamentale del teatro nel mondo.
La sua carriera decollò in fretta, debuttando, quasi bambina. Passò dal 1941, quando venne messa sotto contratto dalla Scalera Film per il suo viso dai tratti delicati, nel filone dei “telefoni bianchi“, icona di quella rappresentazione cinematografica borghese e di ceto medio elevato nell’Italia degli anni Trenta.
I lineamenti gentili, fini ed eleganti le consentirono di recitare con grazia e intensità in maniera poliedrica.
La Cortese aveva un fisico minuto, contrapposto ad una una forte e magnetica presenza scenica. I
Recitò nel dopoguerra ne “Roma città libera” e ne “I miserabili” di Riccardo Freda, recitando accanto a Marcello Mastroianni.
Sbarcò negli Stati Uniti nel ’48, scritturata per Fox, e divenne celebre oltreoceano, a fianco a mostri sacri del cinema come Spencer Tracy, Greta Garbo, Marlene Dietrich e Marilyn Monro e Orson Welles (alla ricerca costante di produttori), Ava Gardner, Humphrey Bogart e Rossano Brazzi, ma non solo.
Divenne e rimase amica a lungo di una giovane Audrey Hepburn e conobbe il futuro marito, Richard Basehart.
Il matrimonio tuttavia non fu dei più felici.
La gravidanza la costrinse a rinunciare a un ruolo offertole da Charlie Chaplin per il capolavoro ” Luci della ribalta” (1952). Jackie, il figlio, seguì la carriera dei genitori.
Nel 1955 vinse il Nastro d’Argento grazie al film “le ragazze” di Michelangelo Antonioni, e partecipò a “Kean: genio e sregolatezza” interpretato e diretto da Vittorio Gassman.
Fu, fra gli altri, diretta da Federico Fellini in “Giulietta degli spiriti”, prima di essere richiamata a recitare negli USA con Rossella Falk.
Ebbe spesso ruoli di contessa o nobildonna, e lavorò con altri registi internazionali come Mario Bava (“La ragazza che sapeva troppo”), Mario Monicelli, istrionico autore della commedia alquanto bizzarra “Toh, è morta la nonna!” (1969).
L’incontro magico con il teatro: Strehler e Milano
La formidabile carriera di Valentina Cortese la mise a confronto con l’incontro con Giorgio Strehler.
Poté in questo modo sfoggiare la sua moltitudine di velleità artistiche drammatiche eccezionali.
Nel ’70 due ruoli minori la riportarono alla ribalta internazionale:
- “La barca sull’erba” (1970) di Gérard Brach, con Claude Jade e Jean-Pierre Cassel
- “L’assassinio di Trotsky” (’72) di Losey, dove interpretò la moglie del sovietico. Nel cast c’erano Richard Burton, Alain Delon e Romy Schneider.
La consacrazione mondiale ancor più acclamata arrivò nel 1950 grazie a François Truffault. Più nello specifico, con”Effetto notte”, (1973) che i critici reputano come uno dei film più importanti della cinematografia di sempre.
Valentina Cortese interpretò la non più giovanissima (aveva 50 anni) diva in crisi Severine.
Un personaggio memorabile, nonché un’attrice smemorata che non riesce a imparare la sua parte durante la lavorazione di una pellicola.
Un ruolo che le valse la candidatura all’Oscar come miglior attrice non protagonista.
Valentina Cortese e Ingrid Bergman: “l’Oscar come migliore attrice non protagonista lo meritava Valentina, non io”
Se il film guadagnò l’Oscar quell’anno come miglior film straniero, la Cortese non vinse l’Oscar. La vincitrice, Ingrid Bergman, ormai sua stimata amica, disse che il premio, secondo il suo parere, era di diritto della Cortese.
La carriera cinematografica proseguì in film commerciali e più impegnati, fra attori come Alain Delon, William Holden, Paul Newman, Jacqueline Bisset e collaborazioni registiche più continuative come quella con Franco Zeffirelli.
Fin dai primi anni riuscì a mantenere rapporti ottimi con James Stewart, Gregory Peck, Charlie Chaplin, Spencer Tracy, del buffo Cary Grant, molto colpita dall’eleganza del gentiluomo Fred Astaire. Non mancherà l’amicizia con l’astro nascente Alberto Sordi, Walt Disney, Jean Renoir e Thomas Mann.
Una carriera straordinaria.
Immensa, da vera diva.
Si dice che “Giulietta degli spiriti nasca a casa sua, durante una seduta spiritica messa in piedi per ridere”, e che questo basti ad evinziarne la grandezza.
Come il numero dei film interpretati, quasi cento.
Gli anni del teatro la vedono protagonista assoluta con Giorgio Strehler
Giorgio, il suo “Bubino”, amico e grande amore, come lo chiamava affettuosamente lei, che la definiva “Valucc”. Che diceva fosse “viziata come una gatta di razza tenuta da una vedova maniaca degli animali”.
Ma lei, ValentinaCortese, ormai un nome che faceva brand in stile hollywoodiano in Italia, poteva permetterselo.
Forte e timida, non si era fatta intimorire dai grandi nomi che fin da piccola l’avevano accompagnata sugli schermi, agli eventi. Dove sovente indossava sempre più elaborati copricapi e foulard.
Abitudine imitatissima nei salotti della Milano bene.
Allo stesso modo, non si risparmia sul palcoscenico fra Brecht, Pirandello, Cechov, Goldoni. Il sodalizio artistico e sentimentale con il regista durò quindici anni, terminati in maniera complessa anche a causa di umori e malumori del genio regista.
Il “Magnificat” di Alda Merini, ultima sua recitazione, è sublime.
Sposato l’industriale De Angeli, rimase vedova. Poi, l’inizio dei dispiaceri più grandi la portarono a vita riparata: la morte del figlio nel 2015, la malattia.
La scelta di organizzare un’asta benefica dei tanti cimeli di una vita da donare alla ricerca sui tumori, ne hanno reso ancor di più l’immagine di grandezza, di attrice, di teatrante, di donna. Di donna di cultura fiera delle origini contadine, di cuore e terra.
Con questo enorme patrimonio artistico ancora troppo poco noto in patria, e ancor più nella sua Milano, Valentina Cortese meriterebbe di essere celebrata come tanti illustri promotori della cultura che tanto hanno fatto per regalare l’eccellenza al capoluogo e all’Italia intera.
Un po’ come Dario Fo, Franca Rame, Enzo Jannacci, Giorgio Gaber, Paolo Grassi, Valentina merita è il vezzo di cui andar fieri, anche nella riscoperta.
E per questo, non possiamo che partire dal ringraziare l’iniziativa dell’Osoppo Theatre.
In attesa di tanti altri doverosi riconoscimenti…
A cura di Veronica Fino