Non si placano le polemiche che vedono protagonista in questi giorni Papa Francesco. Di recente, infatti, il Santo Padre è finito nel mirino delle critiche per aver raccontato, nel corso della convention per gli Stati Generali della Natalità tenutasi a Roma l’11 maggio, di non aver acconsentito a benedire il cane di una donna nel corso di un’udienza in Vaticano. A suscitare il disappunto nei suoi confronti, però, non è stata tanto la narrazione dell’episodio in sé quanto le ragioni che lo avrebbero spinto ad opporre un tale rifiuto. Prima fra tutte, almeno stando alle sue parole, la presenza di migliaia di bambini che, in ogni angolo del pianeta, soffrono la fame. Da qui, utenti sui social network, giornalisti su svariate testate giornalistiche nazionali e personalità note del panorama culturale italiano hanno espresso il proprio disaccordo con il Vicario di Roma, sottolineando come lui stesso si sia prestato, in più di un’occasione, alla benedizione di circostanze e/o manifestazioni che striderebbero non poco con l’etica cattolico-cristiana professata dalla Chiesa. Tra questi, anche l’Irriverente giornalista Simone Di Matteo, che ha voluto indirizzare una missiva a Sua Santità nella quale ci ha tenuto a ricordare, fra le altre cose, la parabola di San Francesco d’Assisi.
L’irriverente missiva di Simone Di Matteo al Pontefice per il rifiuto di benedire un cane
All’interno della sua rubrica settimanale di satira per la testata NewsPrima.it, lo scrittore pontino, che da sempre si batte per i diritti degli animali e la tutela dell’ambiente, un impegno rinnovato proprio il mese scorso con l’appoggio alla nuova campagna di Rispetto per tutti gli animali, ha invitato il Pontefice stesso e i suoi lettori a prestare attenzione ad alcune questioni fondamentali, nel tentativo di poter instaurare una riflessione in grado di andare oltre le sterili polemiche degli ultimi giorni.
«Francesco “Il poverello di Assisi” […] mi rammentò che “tutte le creature che sono sotto il cielo, ciascuna secondo la sua natura servono, conoscono e obbediscono al loro Creatore meglio di te, o uomo”. – esordisce ironicamente Di Matteo – Eppure, in quest’epoca di digitali speranze e multimediali illusioni molti sembrano aver dimenticato quel monito che le sue scelte, il suo cammino e il suo amore incondizionato per la vita, qualunque forma essa potesse assumere, avrebbero dovuto rappresentare. Santo Padre […] ha raccontato di aver rimproverato, non più di qualche settimana prima, una donna dopo aver rigettato la sua richiesta di benedire il suo cagnolino in nome di quei “tanti bambini” che “hanno fame” sparsi in ogni angolo del pianeta. Ed è proprio in merito a ciò che l’infinità di preoccupazioni che attagliano la mia mente è tornata a farsi sentire, perplessità che mi chiedo se perfino Lei, dall’alto della sua potestà piena e suprema di guida pastorale, sia in grado di placare».
Ed è a partire da quanto accaduto che l’autore stila una serie di domande a cui auspica che il Bergoglio possa presto fornire una risposta. Difatti, prosegue scrivendo che:
«Innanzitutto, – spiega – quello che non riesco a comprendere è quale sia il legame tra il tema della manifestazione e la necessità di una tale narrazione. […] Il grave calo demografico a cui stiamo assistendo negli ultimi anni ha le sue radici in profonde problematiche di natura prettamente economica e sociale, che niente hanno a che vedere con la decisione di prendere con sé o meno un animale domestico. […] E poi, perché negare ad una donna, per giunta in buona fede, la realizzazione di un desiderio che non Le sarebbe costato alcunché?!? Dopotutto, non mi pare ci siano state altrettante ritrosie quando, nel 2018, si trattò di benedire uno dei bolidi che avrebbe gareggiato in occasione della tappa romana della Formula E o ancora, nel medesimo anno, uno dei modelli Huracán RWD della Lamborghini, marchio simbolo del lusso per eccellenza che cozza non poco con il Suo alto magistero (sicuramente anche da me molto apprezzato) e le quotidiane omelie sulla lotta alla povertà (materiale, non di spirito s’intende) a cui siamo abituati. […] Siamo certi che il denaro sia più importante dell’affetto che un amico a quattro zampe può donare?!? Per non parlare del prezioso aiuto che tutti quei cani, ogni giorno, offrono agli uomini in imprese di salvataggio, situazioni problematiche e circostanze dovute a deficit umani, il più delle volte a discapito della loro stessa esistenza. Fosse anche solo per questo, non meriterebbero maggiore considerazione?!? Chi ha stabilito che un cane o un gatto valga meno di una riffa benefica?!? Conosciamo il motivo per il quale, tornando a noi, la donna in questione avesse un cane?!?».
Per concludere, infine, con un’attenta osservazione sul significato di famiglia e su un particolare, nonché opportuno, richiamo alla figura di Francesco d’Assisi:
«Quel che è certo è che la famiglia è dove c’è amore, – si legge nell’articolo – quel luogo in cui si è liberi di scegliere chi amare. Io stesso vivo con dei gatti, non li avrò partoriti, ma li ho raccolti dalla strada e me ne sono preso cura. Non sono il loro padre, ma li considero miei figli. […] Ogni vita ha un valore, compresa quella dell’albero che annualmente viene utilizzato per decorare Piazza San Pietro durante il periodo natalizio. Pertanto caro Bergoglio, non me ne voglia se non riesco a chiamarLa più Francesco ma, in fondo, è stato Lei a scegliere il nome di colui che viene universalmente riconosciuto come il primo vero garante dei diritti degli animali della Storia […], il creato bisognerebbe benedirlo tutto».
E voi, che cosa ne pensate?
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