in

Simone Napoli, buon senso e armonia come basi della chirurgia | Intervista

Il dottor Simone Napoli, specializzato in chirurgia plastica ed estetica, racconta e si racconta senza filtri in esclusiva per Vanity Class.

Simone Napoli

Vincitore del concorso per l’ammissione alla Scuola di Specializzazione in Chirurgia Plastica e Ricostruttiva presso l’Università degli Studi di Firenze, Simone Napoli è un docente e chirurgo italiano. Meticolosità e diligenza sono caratteristiche che lo contraddistinguono sin da giovane, tant’è che lo porteranno ad approfondire una delle branche più controverse della medicina. Ha partecipato a numerosi congressi, seminari, simposi e corsi di approfondimento sulle più moderne tecniche adottate nel suo settore. Negli anni ha ricoperto a più riprese il ruolo di insegnante in alcune delle più prestigiose strutture italiane. È riuscito a farsi conoscere grazie alla sua attività chirurgica, rivolta a tutta la Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica del corpo e del viso. E ad oggi, vanta una carriera decennale e studi dislocati in svariati punti del Paese. 

Così, abbiamo deciso di raggiungerlo telefonicamente, nell’intento di poter esplorare dall’interno una realtà che nel corso del tempo ha sempre suscitato non solo fascino e ammirazione, ma anche dubbi, incertezze e polemiche. 

Lo abbiamo intervistato per voi.

Simone Napoli – L’intervista

Simone Napoli, buon senso e armonia come basi della chirurgia | Intervista

Buongiorno Simone e benvenuto tra le pagine di Vanity Class. Sei uno stimato chirurgo e in più di un’occasione hai avuto l’opportunità di far conoscere da vicino la tua professione attraverso la carta stampata e la televisione. Ma prima di arrivare a questo, parlaci un po’ di te. Chi è il dottor Simone Napoli?

Sono un uomo come tanti altri, che si è avvicinato al mestiere in giovane età. Ho sempre avuto una particolare predisposizione per l’attenzione al dettaglio, alla pazienza, alla revisione continua del lavoro, che mi hanno portato ad affrontare degli studi scientifici. La mia più grande passione era il disegno tecnico! Nel tempo, poi, queste mie peculiarità mi hanno permesso di specializzarmi nel campo della chirurgia. Si tratta di un settore piuttosto complesso, ma che essenzialmente può essere diviso in due macro-ambiti molto diversi tra loro: chirurgia ricostruttiva e chirurgia estetica. La prima è legata principalmente ad interventi post-traumatici o patologici, mentre la seconda è puramente estetica. Tuttavia, i principi che muovono le tecniche di entrambe sono sostanzialmente gli stessi. Precisione, diligenza, rivisitazione. Sono caratteristiche importanti, ma lo sono forse un po’ di più per l’estetica, dal momento che è l’unica chirurgia che esteriormente si può notare. Negli anni di medicina ho avuto modo di frequentare alcuni reparti e di constatare come quella “chirurgia del dettaglio” permettesse di vedere i risultati e di osservare il cambiamento nei pazienti. Ed è proprio questo che mi ha affascinato sin da subito! 

Che tipo di rapporto si instaura con il paziente? Ti è mai capitato che qualcuno rimanesse insoddisfatto del lavoro svolto?

Beh, quello tra paziente e medico è un rapporto molto stretto. Per quel che mi riguarda, mi adopero per mettere i miei clienti a proprio agio e creare con loro un’atmosfera confidenziale. Al momento del colloquio, infatti, tendo ad introdurli in maniera dettagliata nella questione. Avendo fatto tanta gavetta, ho potuto studiare tutte le varie sfaccettature di questo lavoro. Cerco di essere sempre chiaro e di illustrare con calma e dovizia il percorso nel quale ci si sta per addentrare, facendo anche riscorso ad alcuni casi già da me seguiti. Lo scopo è quello di comprendere quanto le persone siano convinte del passo che stanno per compiere. Altrimenti, nel post-operatorio potrebbero esserci delle incomprensioni. Ciò nonostante, e per fortuna, difficilmente ho incontrato pazienti che fossero insoddisfatti. Ne ho tanti e ognuno di loro spende delle parole per me. Inoltre, mi espongo molto sui social e sui giornali, quindi sono certo di avere un buon riscontro da quel punto di vista. 

Simone Napoli, buon senso e armonia come basi della chirurgia | Intervista

C’è un iter strutturato e ben preciso, che va dalla pre- alla post-operazione, nel seguire il paziente?

Seguo personalmente i miei pazienti, finché non sono arrivati alla guarigione. Si effettuano vari controlli, persino a distanza, e ciò mi permette di carpire le loro reazioni emotive e fisiche. Il pre- e il post-operatorio sono sicuramente fondamentali entrambi, sebbene la prima consista semplicemente nel colloquio di presentazione e nella visita. Ad essere maggiormente importante, però è il post-operatorio, perché rappresenta il momento più fragile, in cui si presentano ancora lividi, tagli e punti. Insomma, quando la persona è più debole e vulnerabile. Per di più, in tanti si aspettano che i risultati siano visibili all’istante, ma non è sempre possibile, ci vuole del tempo. Di conseguenza, è necessario far sentire la propria vicinanza, accompagnarli. Qualcuno ha meno bisogno, altri di più. Diciamo che non esiste una regola scritta, si va molto ad empatia, la stessa che in diverse occasioni mi ha spinto a non eseguire determinati interventi.

E perché?

Perché, come già anticipato, bisogna essere convinti del passo che si sta compiendo. Io non mi presto ad eseguire interventi se non li reputo utili. È di vitale importante, lo dico sempre. Alle volte il paziente è certo di volersi sottoporre ad un’operazione, ma io no. Potrei comunque procedere, ma sono sicuro che alla fine non sarà soddisfatto al 100%, perché prima, magari, non c’erano gli estremi per poterlo fare. È necessario capire appieno, giungere ad un punto di incontro e viaggiare sulla stessa linea d’onda. Se questo non accade, non credo si possa andare avanti. 

E lo stesso discorso lo si potrebbe estendere anche a coloro che si rivolgono ad un chirurgo per pura e semplice vanità?

Assolutamente si. Per carità, si può fare un intervento per semplice vanità, purché il risultato rispecchi ciò che il paziente aveva in mente. Se chi si rivolge a me lo desidera particolarmente, io il mio lavoro lo faccio. Tuttavia, se le richieste che mi vengono fatte corrispondono a cose decisamente esagerate, e a mio modesto avviso “anti-estetiche”, preferisco fermarmi. La chirurgia, in ogni caso, deve rientrare nella normalità. Devono esserci dei limiti e questi limiti sono dettati dal buon senso, dal decoro, dalla regolarità. Chiunque è in grado di comprendere quando determinate caratteristiche vengono a mancare, non è necessario di sottolinearlo. Quando si esce da determinati parametri, un qualcosa disturba lo sguardo o risulta sproporzionato, non va affatto bene. Bisogna garantire e mantenere una certa armonia. È così bello attenersi a quei canoni che Madre Natura ci ha donato e altrettanto lo è offrire un’opportunità di rientrarvi a quelle persone con cui la natura si è mostrata piuttosto “matrigna”. Diversi soggetti, difatti, presentano patologie o malformazioni, e permettere loro di poterle superare è la più gratificante delle conquiste. Anzi, spesso e volentieri è proprio chi cerca aiuto da noi, per risolvere determinate problematiche, ad essere il più felice una volta operato. Sono fatto così e questo si rilette inevitabilmente nel mio lavoro. A chi avanza richieste esagerate, senza ombra di dubbio non potrò piacere, forse perché propongo delle alternative più consone e, secondo il mio gusto, adeguate.

Simone Napoli, buon senso e armonia come basi della chirurgia | Intervista

Parlando di esagerazione, al giorno d’oggi capita continuamente di assistere, soprattutto in tv, a degli autentici stravolgimenti, ai quali molte volte gli stessi medici si sottopongono. Cosa ne pensi a riguardo? 

Purtroppo, e per fortuna, si tratta di una piccola parte di medici, che di solito non sono neanche opportunamente titolati. Per essere specializzati in chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica, come lo sono io, dopo la Laurea in Medicina è necessario seguire un percorso di cinque anni di scuola di specializzazione. È l’unico vero titolo riconosciuto per poter esercitare la professione di chirurgo plastico. Sfortunatamente, però, in Italia esistono numerose “scorciatoie”, sempre che tali si possano definire. Ci sono molti medici, trattasi magari di chirurghi generali o gastroenterologici, che possono, secondo la legge, lavorare in qualità di chirurghi plastici. E guarda caso, capita anche che gli stessi finiscano in televisione o acquisiscano popolarità sui social network. Questo è un problema, specialmente per la nostra categoria. Innanzitutto, perché le persone ne vengono influenzate negativamente, e poi perché si tratta unicamente di personaggi in cerca di visibilità e non di specialisti qualificati. Si fregiano con un titolo che in realtà non possiedono. O meglio, non possiedono proprio le competenze per potersene fregiare. E così, capita che diano vita a quegli orrori che siamo ormai abituati a vedere sul piccolo schermo. Insieme ad altri professionisti, sono socio dell’AICPE, Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica, e tutti la pensano nella stessa maniera. Per non parlare delle problematiche a posteriori che chi si sottopone ai loro interventi dovrà affrontare. Ad esempio, un seno o delle labbra spropositate porteranno inevitabilmente a dei problemi e per questa ragione dovranno essere ridotti. Liposuzioni troppo aggressive lasciano buchi, e così via. Bisogna sempre rispettare il corpo umano in quelle che sono le sue dimensioni e proporzioni. Mai eccedere da quel punto di vista.

Ritieni che la sovraesposizione mediatica di questa “categoria” di medici possa indurre la gente a nutrire diffidenza nei vostri confronti? 

Ovviamente si, le persone si spaventano e ne vengono chiaramente influenzate. Di contro, però, devo ammettere che la direzione sta cambiando e i ciarlatani il più delle volte vengono smascherati. Con l’espandersi dei social media, in più, abbiamo la possibilità farci conoscere e far conoscere il nostro lavoro agli utenti, ancor prima che questi si rivolgano a noi per una consulenza. 

C’è qualche tipologia di intervento per cui si rivolgono a te maggiormente?

Direi proprio di si. Mi occupo di tantissime mamme che si trovano in post-gravidanza o in seguito a dimagrimenti importanti. Perciò, eseguo moltissime mastoplastiche e addominoplastiche. Inoltre, visti i disturbi alimentari sempre più diffusi nella nostra società, la pancia risulta essere la parte più debole del corpo, che nel tempo tende a cambiare la fisionomia sia di uomini che di donne. Poi, mi capitano spesso blefaroplastiche, rinoplastiche, gluteoplastiche con protesi o con grasso. 

Prima accennavi al fatto di far conoscere il tuo lavoro sui social media. Quanto sono divenute importanti, per la tua professione, le piattaforme virtuali?

Al giorno d’oggi, i social network svolgono una funzione attiva nel nostro campo. È importanti farsi vedere e permettere alle persone di osservare, “da vicino”, quello che accade se si vuole andare da un chirurgo. Non siamo influencer, per carità, ma dobbiamo far capire che tipo di servizio offriamo. Si può essere il più bravo del mondo, ma non serve a nulla se nessuno ne è a conoscenza. Dunque il social marketing è un aspetto importante che va curato nel modo giusto. Anche perché, chiunque ormai digita il nostro nome su Google o Instagram prima di prenotare un appuntamento. Ciò nonostante, questo lato non ha comunque superato il vecchio passaparola e l’esperienza, che continuano a farla da padrone. D’altronde, facendo affidamento solamente sulla parte “visiva”, non si riesce a fare molta strada. E poi, e questo lo si vede già a primo impatto, il paziente riesce a distinguere se si trova di fronte ad un professionista con esperienza o meno. 

Simone Napoli, buon senso e armonia come basi della chirurgia | Intervista

Generalmente, il numero di donne che si rivolgono al chirurgo è sempre stato maggiore rispetto a quello degli uomini. Tuttavia, negli ultimi anni si è potuto assistere ad un cambio di rotta. Molti sono gli uomini che hanno iniziato a prendersi cura di se stessi con più attenzione. È vero questo?

Benché la parte femminile rimanga preponderante, posso testimoniare che questo cambio di rotta si è verificato. Riguarda tutte le fasce di età e, a dispetto di tutti quegli stereotipi ancora in circolazione, comprende tutti, indipendentemente dall’orientamento sessuale. Certo, la donna ha una concezione particolare del suo corpo e, rispetto all’uomo, presenta difetti che necessitano con più probabilità dell’intervento di uno specialista. Di contro, i maschi hanno un fisico che si riesce a gestire più facilmente. Ma comunque c’è stato un incremento di pazienti di sesso maschile. In questi casi, però, noi dobbiamo prestare ancor più attenzione. C’è il rischio infatti incappare in un’eccessiva femminilizzazione dei tratti corporei o del viso, pertanto la chirurgia di un uomo deve essere seguita con particolare attenzione. Insomma, anche qui non bisogna snaturalizzare. Generalmente, gli uomini ricorrono al chirurgo per effettuare delle correzioni al naso, alle maniglie dell’amore, per effettuare alcune punturine di botox e acido ialuronico, oppure per sottoporsi ad un intervento di ginecomastia se presentano un petto più sporgente del dovuto.  

L’emergenza pandemica da Covid-19 ha inciso negativamente sulla tua professione?

A dir la verità, il lavoro è aumentato del 30% in questo periodo di pandemia. Chiaramente, dovendo rimanere in smartworking o a casa per via delle norme igienico-comportamentali, gli italiani hanno avuto più tempo a disposizione per dedicarsi alla cura di sè e concentrarsi su quei difetti sui quali, in una situazione di normalità, si tendeva a soprassedere. Inoltre, lavorando in una clinica, le disposizioni del Governo non ci hanno causato particolari complicanze. Le igienizzazioni e le mascherine sono sempre state all’ordine del giorno. Di sicuro alcune modifiche e rafforzamenti si sono resi necessari, ma tutto sommato abbiamo lavorato senza troppe difficoltà. 

Diego Lanuto

Scritto da Diego Lanuto

Classe 1996, studente laureando in "Lingue, Culture, Letterature e Traduzione" presso l'Università di Roma 'La Sapienza'. Appassionato di scrittura, danza, cinema, libri e molto altro, nel corso degli anni ha collaborato con diversi siti e testate giornalistiche on line tra cui Metropolitan Magazine, ATuttoNotizie, M Social Magazine e Spyit.it. Ha scritto alcuni articoli per la testata giornalistica cartacea ORA Settimanale. Ha curato progetti in qualità di addetto stampa. Attualmente è redattore presso la testata giornalistica Vanity Class e addetto stampa del progetto "L'Amore Dietro Ogni Cosa - Andrea Crimi canta Simone Di Matteo".

NC Design e innovazione alla tre giorni no stop di Milano

Ilir Shaqiri

Ilir Shaqiri al “Big Brother Vip” in Albania