Musicista e compositrice, scrittrice per hobby e benefattrice per vocazione, Veronica Rudian è colei che in molti definiscono come “la pianista venuta dalla Luna”. Di origini liguri, l’enfant prodige del pianoforte, così potremmo chiamarla, impara a suonare prima ancora che a scrivere o ad andare in bicicletta senza rotelle. I suoi genitori, infatti, rivelano che sin da piccolissima, ascoltando gli 883, riusciva riprodurre i loro motivetti “ad orecchio” con una tastierina giocattolo. Un po’ come se le note fossero già dentro di lei e aspettassero solamente l’occasione giusta per venir fuori. Non a caso, da quel momento niente e nessuno ha potuto più fermarla. Agli scudi scolastici sono seguiti percorsi accademici di perfezionamento, attività concertistiche e collaborazioni con artisti internazionali.
Esile e apparentemente fragile, ma con una forza emotiva interiore che riesce a sprigionare attraverso la melodia, oggi la Rudian è impegnata con il tour promozionale del suo ultimo album “Luce”, una composizione di tredici tracce per pianoforte e orchestra, la cui musica libera da qualunque “catalogazione” abbraccia stili diversi. Dal jazz al pop, alla classica, alla melodica, alla celtica e chi più ne ha, più ne metta. Al suo interno, inoltre, è possibile trovare la colonna sonora del cortometraggio tratto dal libro “A un passo dal Cuore”, che sarà in concorso ai David di Donatello il prossimo anno. Insomma, un progetto discografico che vale sicuramente la pena di ascoltare e i cui proventi saranno devoluti in beneficenza.
Ma per saperne di più a riguardo, abbiamo deciso di raggiungerla telefonicamente e di intervistarla per voi.
Buona lettura!
Veronica Rudian – L’Intervista
Buon pomeriggio Veronica e benvenuta tra le pagine di VanityClass. Sei un’artista dalla carriera ormai avviata, ma prima di parlare dei tuoi progetti raccontaci un po’ di te. Chi è Veronica, la ragazza di Bordighera lontana dai riflettori e dal pianoforte?
Come dico spesso, la mia vita ruota inevitabilmente intorno alla musica. Fa parte di me sin da quando ero molto piccola. In generale, però, sono sempre stata una ragazza che si è dedicata e continua a dedicarsi al prossimo. Suono per eventi di beneficenza e partecipo a raccolte fondi per bambini autistici. Mi piace dedicarmi a queste cose, ma non solo. Nell’ultimo periodo, ad esempio, sto facendo volontariato in un gattile della mia zona che qualche anno fa è stato distrutto da un’alluvione. Per il resto, mi reputo una persona abbastanza normale.
Come hai appena ricordato tu, da piccolina hai iniziato a destreggiarti dal pianoforte. Quindi la musica è sempre stata un qualcosa di tuo, che avevi dentro e che con il tempo è venuto fuori…
Sì e per questo devo ringraziare sia i miei genitori che i miei nonni. La musica è entrata nella mia vita in un periodo in cui ero talmente piccola da non poterlo neanche ricordare. Un’urgenza che veniva da dentro, come se fosse scritta nel mio DNA. Ero una monella e per tranquillizzarmi accendevano la radiolina. In quegli anni erano particolarmente in voga gli 883 e mi piaceva tanto ascoltarli. Un giorno, poi, i miei genitori mi hanno sentita intonare un pezzettino della loro hit “Sei un mito” e da lì hanno capito. Mi hanno portato a scuola di musica e da quel momento non ho più smesso.
I tuoi genitori o i tuoi nonni ti hanno indirizzato verso un settore musicale specifico o hai sempre seguito il tuo istinto?
Diciamo che ascolto un po’ tutti i generi e mi approccio a qualsiasi stile. Amo il rock, ma credo sia bello potersi aprire a qualsiasi stimolo, soprattutto quando quest’ultimo è completamente diverso da ciò che fai. Mio padre è sempre stato innamorato del pianoforte, ma non ha mai avuto la possibilità di studiare e impararlo a suonare. E così, vedendomi con la tastierina, insieme a mia madre mi ha indirizzato verso il pianoforte. Ogni tanto, da autodidatta, suono la chitarra, ma il piano rimane lo strumento che preferisco. Chissà, forse perché per me rappresenta un vero e proprio mezzo di comunicazione, grazie al quale riesco ad esprimere le mie emozioni e ad esternare tutto quello che ho dentro.
Sei anche una compositrice e una scrittrice. A tal proposito, c’è qualcuno o qualcosa in particolare che ti ispira quando scrivi e componi?
Mi ispirano tante, ma tante cose. Tuttavia, se c’è una cosa che più di ogni altra mi dà ispirazione durante le mie composizioni è il mare. Vivendoci praticamente di fronte, mi risulta piuttosto facile osservarlo, ascoltare il suono delle onde, guardare i gabbiani, meditare e tradurre tutti gli stimoli esterni che ho assorbito in musica. Spesso, poi, mi capita di fare dei ‘sogni lucidi’, dai quali riesco a ricreare dei suoni. Una cosa un po’ particolare.
C’è stato un momento negativo della tua vita che la musica ti ha aiutato ad esorcizzare?
Assolutamente sì. Il mio ultimo disco ‘Luce’, ad esempio, è dedicato a mia nonna e ora vi spiego il perché. Ero molto legata a lei, eravamo sempre insieme, mi aiutava di continuo. Che dire, è stata un po’ una seconda mamma. Quando è venuta a mancare, è stato come se un pezzo del mio cuore se ne fosse andato con lei. La musica mi ha aiutata molto in quel periodo e per questo ho voluto farle una sorta di regalo dedicandole il mio album.
Come nasce “Luce”?
“Luce” nasce proprio da tutte le varie emozioni che ho provato in un certo capitolo della mia vita, incluso quello a cui risale la scomparsa di mia nonna. Con questo progetto ho intenzione di raccogliere fondi per il gattile nel quale faccio volontariato. L’ho scritto durante gli anni di pandemia. Essendo chiusa in casa, potevo dedicarmi di più alla scrittura e alla composizione. Tocco vari argomenti, tutti personali, ma diciamo che il fulcro centrale è l’anima, la luce (per l’appunto) che la musica può donare a tutti, specialmente dopo il periodo buio dell’emergenza sanitaria. Non a caso, il titolo dell’album allude proprio a questo, la musica porta sempre luce. Ogni brano, in totale ne sono tredici, ha una propria storia da raccontare, alcuni sono malinconici, altri meno e altri ancora in stile celtico.
Hai appena detto che “la musica porta luce”. Rimanendo in quest’ottica, da un punto di vista personale tu la definiresti anche un mezzo di conforto, un luogo sicuro?
La musica è quel porto sicuro nel quale puoi sentirti veramente libera. Di creare, di provare emozioni e di trasmetterle a chi ti ascolta. Racconto sempre le mie sensazioni e le mie storie, si tratta di quindi di soggetti molto personali. Tuttavia, al di là di questo, chiunque può riconoscervici e magari provare qualcosa a sua volta. Il fatto di poter esternare e poterlo condividere con altre persone mi rende davvero felice. Anche se l’immaginazione è un fattore chiave delle mie composizioni, queste sono molto simili ad una canzone, l’unica differenza sta nel fatto che, invece di essere scritta con le parole, è composta soltanto da melodie e note.
E perché non prestare la tua voce ad uno dei tuoi brani?
A dir la verità non ci ho mai pensato. Anzi, sinceramente parlando, non ho neanche mai cantato. Se mi venisse proposto, chissà, forse sarebbe un’idea da valutare, in fondo non dico mai di ‘no’ quando si tratta di musica. Naturalmente, però, devo prima provare a cantare! (ride)
Tornando “Luce”, al momento sei impegnata con la promozione tant’è che il 19 maggio scorso hai tenuto un concerto ad Asti. Che sensazioni hai provato tornando ad esibirti di fronte ad un pubblico dopo due anni di “pausa” per via della pandemia?
Suonare davanti ad un pubblico dopo due anni è stato bellissimo e sicuramente emozionante. Forse un po’ strano, non ero più abituata a vedere quelle persone sedute davanti a me. (ride) La performance del 19 maggio, poi, è stata ancora più particolare. Ho portato l’album ‘Luce’ in un locale che si chiama ‘Diavolo Rosso’ e già qui l’evidente contrapposizione ha qualcosa di entusiasmante. Se poi consideriamo anche la suggestività della location, devo dire che è stato uno di quei concerti che difficilmente riesci a dimenticare!
Hai tenuto il tuo primo concerto all’età di 10 anni. Che ricordi hai di quell’esperienza?
Beh, da quel poco che riesco a ricordo, ero agitata ed emozionata, ma del resto mi succede spesso prima di una esibizione. Ogni volta che mi trovo davanti ad un pubblico vorrei quasi scappare. Però, alla fine, una volta salita sul palco, sentendo gli applausi e iniziando a suonare, cambia tutto e l’agitazione passa. Rimane l’emozione, perché si tratta pur sempre di qualcosa che qualcosa che faccio con passione e questo mi dà carica.
Che progetti hai per l’estate? Realizzerai un tour che toccherà tutta l’Italia?
Esattamente, farò una vera e propria tournée. Toccherò varie regioni e in ciascuna tappa eseguirò dieci delle tredici tracce che compongono il disco, poiché tre di queste sono in versione ‘piano + orchestra’. E poi alla fine di ogni esibizione ci sarà una piccola sorpresa per il pubblico. Mi piace e al tempo stesso mi diverte sorprendere gli spettatori!
Un’ultima domanda. Guardandoti indietro, ritieni di aver realizzato il tuo sogno? E poi, ce n’è un altro che vorresti più di ogni altro si avverasse?
Beh, già quello di poter suonare, girare ed esprimermi grazie alla mia musica è certamente un sogno che è diventato realtà. La sola cosa che desidero più di tutte, al momento, è quella di poter continuare e non smettere mai!