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Azora Rais e Giuseppe Donato nel Paese dei bluff | Intervista

I due autori raccontano e si raccontano in seguito all’uscita del loro libro “L’Italia del bluff”

Azora Rais

Oggi nella nostra redazione abbiamo il piacere e la gioia di presentarvi i due autori del libro L’Italia dei bluff, edito dalla casa editrice torinese Pathos Edizioni, il cavaliere Giuseppe Donato e la sua ex moglie Azora Rais. Giuseppe, originario di Roma, è consulente fiscale, commercialista, promotore e broker finanziario. Azora, invece, nata in Bulgaria, è scrittrice e cantautrice. Partiamo subito con le domande e lasciamo a loro la parola per spiegare l’essenza del libro.

Azora Rais, Giuseppe Donato e la loro Italia del bluff – L’intervista

Azora Rais e Giuseppe Donato nel Paese dei bluff | Intervista
Copertina ufficiale del libro di Giuseppe Donato con Azora Rais

Cominciamo con Donato. Cosa ha spinto un consulente finanziario a voler descrivere il suo paese in un libro con questo titolo?

G.: Innanzitutto grazie per il vostro invito! Ho scelto questo titolo perché corrisponde alla realtà dei fatti. Lo sviluppo economico e politico italiano è stato sempre un po’ un bluff o, come dicono a Napoli, “una tarantella”. Il boom economico è stato mosso dai debiti che i politici creavano per dimostrare che tutto andava bene. In realtà avevano gonfiato gli stipendi dell’amministrazione pubblica senza però introdurre il giusto meccanismo di lavoro, inteso come qualità dei servizi ed efficienza. E infatti oggi ci troviamo in un paese fallito, dove si pensa solo alla figura dell’impiegato, come se esistesse solo la classe operaia e l’impiego statale, e il business piccolo e medio dovesse morire. Invece è proprio questo business che muoveva e muove il mercato. Oggi si va avanti con i debiti per pagare i debiti precedenti, ma finché non ci sarà una crescita molto forte e stabile, utile a ricavare e trattare gli interessi sul debito, l’Italia sarà sempre un paese in grosse difficoltà nella visione internazionale. Tale crescita, purtroppo, non può esistere perché per anni si è distrutto il motore del paese, ossia il business medio, descrivendo tutti come evasori quando in realtà è l’amministrazione pubblica quella che non funziona, ma continua a prendere lo stipendio.

A.: Ciao a tutti e grazie per l’invito. In realtà sono stata io a spingere il mio ex marito a scrivere della sua esperienza, perché è molto interessante. Lui è una delle poche persone che ho conosciuto in Italia a cui piace la cruda e pura verità, e non scrive per incassare piuttosto per raccontare una storia vera, con la sua tipica autoironia e simpatia. È stato uno dei primi consulenti finanziari a Roma e in Italia in generale. Ha lavorato per 40 anni nello stesso posto – nel suo ufficio a Roma, in Largo dei Colli Albani 32. Ha toccato con mano una situazione economica e finanziaria unica e molto ricca. Secondo me, se fossero state persone come lui a far parte della classe dirigente italiana questo paese se la sarebbe cavata meglio. Ma la meritocrazia in Italia è cosa assai rara e ora siamo testimoni di un degrado spaventoso. 

Secondo voi è veramente colpa dell’UE se il paese si trova in grosse difficoltà?

G.: Oramai va di moda il concetto che qualsiasi cosa che non va è sempre colpa delle grosse potenze. Da una parte è vero che le grandi potenze mondiali come gli Stati Uniti, la Russia, la Germania e la Cina possono influenzare il corso della storia, ma il problema è che in Italia in generale non funziona niente. Non funziona il settore più importante, la giustizia, che è la spina dorsale di un popolo, come diceva il filosofo tedesco Kant. Non funziona la sanità – ogni anno si verificano più di 300.000 errori medici – non funziona la classe dirigente, l’amministrazione pubblica, l’istruzione. Non funziona praticamente il sistema paese. Come possiamo volereche l’UE ci aiuti se ogni volta che impone un cambiamento dall’Italia riceve solamente una riforma mascherata, come quella relativa alla liberalizzazione del mercato che ha eliminato le licenze per creare più concorrenza e abbassare i prezzi dei farmaci, dei taxi, dei notai? La classe dirigente fa finta di non sentire perché in Italia si sono create delle lobby molto potenti che hanno preso il posto della democrazia.

A.: Concordo assolutamente con Donato. Qua si parla sempre di mafie, eppure tante volte le istituzioni si comportano in modo non trasparente, losco e incomprensibile nei confronti dei cittadini. In paesi come la Norvegia, la Germania, il Belgio, la Svezia e la Danimarca non esistono certi problemi. Non esiste neanche la parola mafia, invece l’Italia sembra essererimasta a com’era alla fine della Seconda guerra mondiale, quando ne è uscita perdente e si trovava adover patire la fame e la distruzione, il mercato nero, la corruzione, la mancanza della libertà di stampa. Questi problemi non sono stati risolti del tutto. Ed èvergognoso. Comunque il nostro libro, con molta sincerità, ripercorre un po’ tutta la storia italiana, daglianni ‘70 e ‘80 fino ai giorni nostri. La novità risiede nel fatto che noi lo facciamo con assoluta libertà raccontando un’esperienza ricca e interessante dal punto di vista economico e politico, ma anche personale. Il mio ex marito è laureato in economia e io in scienze politiche, e penso che abbiamo dato vita a un’ottima squadra per scrivere questo particolare libro. Spero, e confido, che anche il lettore riuscirà a percepire il suo messaggio.

Grazie di aver condiviso con noi la vostra storia, auguriamo tanto successo di pubblico al vostro libro. 

A.: Grazie a tutta la redazione di Vanity Class, che ci ha dato la possibilità di esprimerci e di condividere! Vorrei però aggiungere che il libro è dedicato a una persona molto speciale – Stanley – che sta al mio fianco in questo momento e che ci ha aiutato tantissimo in questo progetto!  

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La redazione di VanityClass.

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