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ANNE BRONTË: protofemminismo nel dimenticatoio

Anne Brontë, il genio eclissato.

Anne Brontë. Dipinto di Patrick Branwell Brontë

ANNE BRONTË: protofemminismo nel dimenticatoio. Delle tre sorelle è la meno nota e la sua fama è strettamente legata all’essere la più piccola del trio di scrittrici. Con rammarico, perché Anne è stata una vera protofemmista. Forse più di Charlotte e di Emily. Certamente più sfacciata.
Nel suo secondo e ultimo romanzo, “The Tenant of Wildfell Hall”, sotto lo pseudonimo di Acton Bell, ha consegnato al mondo una storia di coraggio femminile ancora oggi attualissima.

ANNE BRONTË: protofemminismo nel dimenticatoio. PICCOLA ANNE DIETRO ACTON

Nata a Thornton il 17 gennaio 1820, ultima di sei figli e penultima a morire, Anne Brontë fu scrittrice precoce e fantasiosa. Venne da prima educata in casa, per poi essere iscritta alla Roe Head School. Tornò in famiglia presso la canonica di Haworth e completò gli studi in casa sotto l’egida della sorella Charlotte, che nel frattempo era diventata insegnante.
La più giovane delle Brontë non lascerà mai l’Inghilterra, a differenza di Emily e Charlotte, e resterà sempre legata a quelle brughiere scenografiche che geograficamente delineano la regione dello Yorkshire.

Creativa e determinata, negli anni della giovinezza inventa e scrive assieme a Emily il ciclo di Gondal, un paracosmo nell’Oceano Pacifico settentrionale, non dissimile dall’Inghilterra centrale, governato da una fittizia (ma non per questo meno appassionante) aristocrazia.
Mossa dal desiderio di indipendenza cerca un posto come istitutrice e governante, il solo mestiere a cui una donna colta e povera potesse ambire nel XIX secolo.

Il primo impiego che trova è presso la famiglia Ingham a Black Hall, vicino a Mirfield. Si rivela un periodo difficile: i datori di lavoro non la stimano e i suoi piccoli alunni non le rendono le cose facili. Viene licenziata.
Trova un nuovo impiego nel 1840 a Thorp Green Hall come governante della famiglia Robinson. Conquista e le sue alunne, Lydia, Elizabeth e Mary, e ne diventa amica: resteranno in contatto fino alla sua morte.
L’impiego dura fino al 1845, quando viene scoperta la relazione clandestina tra il fratello, Branwell Brontë, (anch’egli istitutore presso Thorp Green Hall per il minore dei figli, Edmund) e la signora Robinson.

LA PRIMA PUBBLICAZIONE: AGNES GREY

Nel 1847, Charlotte, Emily e Anne decidono di pubblicare i loro romanzi sotto pseudonimi maschili per tutelare la loro identità ed essere prese in maggior considerazione. Manterranno le rispettive iniziali, così Charlotte diventa Currer Bell, Emily si firma come Ellis Bell e Anne assume il nome di Acton Bell. Dà dunque alle stampa il suo primo romanzo, Agnes Grey, storia di una giovane governante maltrattata (ispirata certamente dalla sua esperienza negativa a Black Hall). In contemporanea esce anche Wuthering Heights (Cime Tempestose) di sua sorella Emily il cui successo offusca completamente l’opera di Anne.

Poco dopo vedrà la luce la più nota opera di Charlotte, Jane Eyre, un romanzo di formazione che ha come protagonista una giovane istitutrice. Segnerà la storia della letteratura diventando un classico senza tempo. Quest’ulteriore lampo di vittoria oscurerà ancor di più la penna di Anne.

ANNE BRONTË: protofemminismo nel dimenticatoioLA SIGNORA VESTITA DI NERO

L’anno successivo, nel giugno del 1848, viene pubblicato il suo secondo romanzo: The Tenant of Wildfell Hall (La Signora di Wildfell Hall).

Romanzo in parte epistolare e in parte diaristico, narra le vicende della misteriosa giovane vedova Helen Graham che prende possesso di Wildfell Hall, una villa elisabettiana vetusta e in stato di abbandono, stabilendovisi con il suo giovane figlio e una serva. Contrariamente ai codici vittoriani vigenti all’epoca, persegue la carriera di artista e guadagna vendendo i suoi quadri. Questa condizione dà presto origine a pettegolezzi nel paese vicino e diventa un’emarginata sociale. Gilbert Markham, giovane contadino e voce narrante della prima parte del romanzo, fa amicizia con lei e scopre il suo passato.

Nel diario che Helen dà a Gilbert, racconta che in realtà si chiama Helen Lawrence Huntingdon e di come ella sia fuggita da un marito violento e dedito all’alcol e alla dissolutezza, portando con sé suo figlio, che desidera disperatamente salvare dall’influenza del padre.

IL CORAGGIO DELLA LIBERTÀ

Ne “La Signora di Wildfell Hall”, discostandosi dal romanticismo utilizzato dalle sorelle, Anne impronta una prosa impunemente realistica, affrontando tematiche inconsuete per l’epoca. Ritroviamo  la violenza domestica, l’alcolismo, le relazioni tra i sessi e l’indipendenza economica femminile.

Ribaltando le posizioni di potere di genere, Anne punisce la lasciva condotta del marito di Helen e regala a quest’ultima una posizione da protagonista di rilievo, imponendo un nuovo fulcro narrativo alla figura femminile e alla sua soggettiva.

Anche se all’inizio il romanzo detiene tracce da commedia sociale che ricorda la precedente Austen, con tiepide atmosfere tra salotti, tè del pomeriggio e pettegolezzi, ben presto si innesta una forma letteraria di dramma al femminile. Sconveniente e controverso nel diciannovesimo secolo.
Helen rappresenta un nuovo e innovativo archetipo nell’Inghilterra vittoriana, una donna che sceglie per sé e per il proprio figlio, abbandonando un marito violento e alcolizzato. Inoltre, questo personaggio sconfina nel proibito ambito maschile in ben due campi: è un’artista e commercializza i suoi quadri.

Una figura inedita, dunque, per quel tempo, ma che vive una situazione molto attuale perfino nelle società in cui l’identità femminile ha conquistato nuove vette di indipendenza e libertà.

UNO STILE INNOVATIVO I CUI TEMI NON SONO STATI COMPRESI

Attraverso una narrazione epistolare incrociata e al discorso diretto, la Signora di Wildfell Hall attinge, è vero, dal gotico, ma è epurato dalle visioni fantasmatiche presenti in Cime Tempestose e dalle presenze inquientanti di Thornfield Hall in Jane Eyre.
Il realismo dei temi, la struttura narrativa gotica: Anne intinge il pennino in più calamai letterari per creare uno stile tutto suo.

La critica contemporanea è scandalizzata e massacra il romanzo. Lo definisce grossolano, addirittura morboso. Fa a pezzi i personaggi che vengono analizzati sommariamente e brutalmente come “per nulla attraenti, sgradevoli e perfino ripugnanti”.

Le cose non vanno bene neppure in casa. Charlotte, agente letterario di entrambe le sorelle minori, le rimprovera di aver azzardato troppo nella scelta del soggetto e che il personaggio di Arthur Huntingdon fosse un fin troppo chiaro riferimento alla dissoluzione del fratello Branwell, finito nel vortice dell’alcolismo e della dipendenza da oppio.
Anne vede morire il fratello e la sorella Emily. Si ammala anche lei. Viene portata a Scarborough dalla sorella maggiore rimasta in vita, nella convinzione che l’aria salmastra possa giovare alla sua salute.
Ma lì, sulle coste lambite dal Mare del Nord, la vita l’abbandona.

Dopo la morte di Anne, Charlotte vieta la ristampa de La Signora di Wildfell Hall, forse per tutelarne la memoria, o addirittura per gelosia.

ECLISSI SU ANNE BRONTË: protofemminismo nel dimenticatoio

Anne come la luna, satellite che ruota attorno al mitologico pianeta Brontë, rischiarato ciclicamente dalla perpetua e inesauribile forza solare di Charlotte ed Emily.
Solo di recente la critica sta rivalutando questo testo intenso e prismatico, ma sempre con voce in sordina, nei corridoi letterari.

Tutt’oggi, purtroppo, si pensa alla minore delle sorelle Brontë come a un personaggio di contorno, vacuo e vacillante, privo del genio corposo e possente di chi ha scritto Jane Eyre e Cime Tempestose.

Anne Brontë è, al pari delle sorelle, una scrittrice straordinaria, ma le negano il posto che merita. Insomma, incompresa e dimenticata, meriterebbe più attenzione, sia da parte dei lettori che dalla critica.
Invece Anne è una sublime veggente che ha dipinto, come la sua Helen, il ritratto della modernità femminile, delle battaglie che ancora incorrono in tutto il mondo per un’equa emancipazione e una vita di libertà di scelta

ANNE BRONTË: protofemminismo nel dimenticatoio

 

Simone Romano

Scritto da Simone Romano

Scrittore con molteplici geografie. Aiuto regista in ambito teatrale e cinematografico.
Inizia la carriera pubblicando racconti online su vari siti internet.
Pubblica il suo racconto di esordio
"Indizi d'Amore"​
per la Diamond Editrice nel 2013.
Nel 2014 pubblica nuovamente per D.E. un nuovo racconto dal titolo
"Il Disturbo"​.
Nello stesso anno partecipa al concorso "Racconti di Primavera"​ per Malacopia.it, vincendo la "Menzione Speciale"​ della Giuria con il racconto
"Il Graffio"​.
Malacopia, in collaborazione con LaVoceNelLibro, ne realizza un audio racconto, disponibile sia sui rispettivi siti, che su youtube.
Nel Luglio 2015 "Il Graffio"​ viene sceneggiato dal regista e autore Daniele Falleri, divenendo un cortometraggio. Viene realizzato e partecipa al concorso per l'I.T.F.F. (International Tour Film Festival) sezione Shoot'​In Tour.
Accreditato come 'tratto dall'omonimo racconto breve di Simone Romano'​.
Dir.Fotografia e Operatore: Gianmarco Maccabruno Giometti.
Nel 2017 inizia la collaborazione con Gufetto Magazine - testata online di recensioni ed interviste per gli spettacoli teatrali a Roma.
Nel 2018 pubblica il racconto "Cosma e Damiano" all'interno dell'antologia "DEL SACRO E DEL PROFANO - V antologia di racconti del XXI secolo" per Diamond Editrice.

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