Giornata mondiale contro l’Aids.
Dal 1988, il 1° Dicembre viene celebrata la Giornata Mondiale contro l’AIDS
Dal 1988, il 1° Dicembre viene celebrata la Giornata Mondiale contro l’AIDS, e quest’anno, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha scelto per la giornata mondiale contro l’Aids uno slogan davvero interessante.
Stop alle diseguaglianze. Stop all’Aids.
È questo lo slogan scelto per ricordare La Giornata Mondiale contro l’AIDS. Madre di questa decisione è stata la Pandemia che ha notevolmente peggiorato la situazione, soprattutto in quelle zone in cui questa malattia è più sentita.
Zone in cui i vaccini anti-Covid tardano ad arrivare o addirittura non si sá se arriveranno, rendendo il tutto ancora più difficile da gestire visto che i malati di Aids hanno difese immunitarie basse e sono a rischio per la nuova ondata di virus.
L ‘Aids è una malattia causata dal virus HIV.
Scoperta negli anni Ottanta, l’Aids, è una malattia che aggredisce le cellule del sistema immunitario.
Una volta colpito il sistema immunitario, esso compromette la capacità di combattere le malattie. Come tutti ben sappiamo, ( ma vogliamo ugualmente ricordarlo), il contagio avviene per contatto con sangue infetto oppure tramite i rapporti sessuali.
Il preservativo previene il contagio.
Trasmessa per via sessuale, attualmente, non vi sono farmaci che permettano di guarire dalla malattia.
Chi viene contagiato deve tenere sotto controllo la situazione con gli antiretrovirali, che vanno presi per tutta la vita. La ricerca di un vaccino non ha per ora prodotto i risultati sperati.
Anche se uno degli obiettivi più ambiziosi, è quello cioè di porre fine all’epidemia di Aids entro il 2030.
Attualmente in Italia i malati di Aids sembra siano in costante calo ormai dal 2012.
Molti però non sono d’accordo con le cifre, anche perché le cifre dell’ultimo anno sono state condizionate dalla pandemia, che ha limitato l’accesso ai test.
La regione con il maggior numero di casi nel 2020 è stata il Lazio.
Nel mondo vi sono oggi circa 37,7 milioni di persone che vivono col virus, o come sieropositivi o perché malati. Due su tre sono in Africa.