Un altruismo che si potrebbe definire quasi anomalo al giorno d’oggi, grande determinazione e una passione per la scrittura. Sono queste le particolarità che contraddistinguono Ilaria Benedetta Dell’Orletta, autrice novella del panorama editoriale nostrano. Scrittrice per vocazione e commessa per professione, Ilaria è originaria dell’Abruzzo, ma ha sempre amato viaggiare. Una turista del mondo, così la si potrebbe definire. Nel 2020 è uscito il suo primo libro, un invito al riscatto dal titolo “Vivi Ama Sorridi” (BookSprint Edizioni, 2020). E ora, a distanza di soli due anni dal suo debutto sulla scena letteraria, torna in libreria con “In questo immenso shock” (Publishing Flowers, 2022). Perciò, abbiamo deciso di raggiungerla telefonicamente per cercare di capire chi (e che cosa) si nasconde dietro la penna di un’eterna sognatrice in una realtà che non lascia troppo spazio all’immaginazione.
Ecco a voi l’intervista.
Ilaria Benedetta Dell’Orletta – L’intervista
Buongiorno Ilaria e benvenuta Ilaria tra le pagine di Vanity Class. Due anni fa hai pubblicato “Vivi Ama Sorridi” e adesso sei impegnata con la promozione del tuo secondo libro. Ma prima di questo, ti va di raccontare ai nostri lettori qualcosa in più dell’autrice che stiamo imparando a conoscere?
Certo! Non sono sempre stata una scrittrice, anzi, a dir la verità la cosa è piuttosto recente. Difatti, nella vita di tutti i giorni lavoro come commessa in un centro commerciale, sono impiegata all’Ikea. Dei cambiamenti, poi, ci sono stati all’incirca tre anni fa, dopo la rottura con un mio ormai ex-fidanzato storico, quando ho deciso di iscrivermi su Instagram. Tutto è nato da lì, dal momento che mi piaceva dispensare piccoli consigli e pillole sui social network. Un hobby, se così vogliamo definirlo, che nel tempo si è trasformata in qualcosa di più concreto. Non a caso, nel 2020 ho pubblicato il mio primo libro di narrativa contemporanea, una raccolta di poesie, racconti e aforismi che si chiama “Vivi Ama Sorridi”, un titolo che richiama il primo nome che avevo dato alla mia pagina Instagram. E successivamente, in seguito ad un’altra rottura, è nata anche la mia seconda opera, intitolata “In questo immenso shock” e divisa in due parti. La prima raccoglie aneddoti riguardanti il mio vissuto, le mie perplessità, i miei dubbi e le lezioni che ho dovuto imparare. Mentre la seconda potrebbe essere vista come un’antologia di poesie, aforismi e pensieri.
Come sei arrivata alla stesura di due libri?
Sono una ragazza forse un po’ all’antica, ma che crede molto nei valori del rispetto, dell’amicizia, della sincerità, della lealtà e della famiglia. E questo, purtroppo, non gioca a mio favore. Nel corso della mia vita, infatti, ho incontrato diverse persone che mi hanno fatto soffrire, ho avuto a che fare con ragazzi che non ne volevano sapere di mettersi in gioco seriamente e ho subito perdite importanti che mi hanno segnata. Tutto questo, inevitabilmente, si è riversato nelle mie opere, all’interno delle quali ho cercato di racchiudere il mio bagaglio di esperienze, sia positive che negative. Insomma, di imprimere nero su bianco ciò che ho provato, le difficoltà che ho superato e quei nodi che ancora devono essere sciolti.
Dunque, la scrittura è entrata a far parte della tua vita come sfogo terapeutico, per tirare fuori ciò che altrimenti non sarebbe potuto uscire? Oppure è sempre stata una passione che oggi hai deciso di coltivare?
Ho sempre avuto una particolare passione per la scrittura. Quando ero più giovane, ad esempio, avevo un diario segreto che custodivo gelosamente e vi annotavo tutto quello che mi accadeva. Era qualcosa che apparteneva soltanto a me, perciò non lo condividevo con nessuno. Tuttavia, nel momento in cui ho deciso di espormi maggiormente e di metterci la faccia, sostituendo anche il nome della mia pagina Instagram con il mio, ho scelto di mettere pubblicamente le mie esperienze al “servizio del prossimo”. In altre parole, di mettermi a disposizione e tendere una mano a chiunque ne avesse avuto bisogno. Ci sono persone che quotidianamente mi scrivono e mi raccontano di star attraversando un periodo non facile della loro vita, che sia per un lutto, per una delusione d’amore o per altri motivi. Ed io parlo con loro, cerco di star loro vicino e tener compagnia per quanto mi è possibile. In questo modo, credo fermamente che quello che scrivo e che condivido tutti i giorni sulle piattaforme virtuali possa essere di aiuto a qualcuno.
In altre parole, ti ergi a punto di riferimento per tutti coloro che ti stimano e ti seguono…
Si, ma ci terrei comunque a fare una precisazione. Io, per quel che posso, cerco di aiutare le persone a risollevarsi dopo una caduta, in virtù delle esperienze che ho avuto. Ma non sono una specialista e non pretendo di essere ritenuta tale. Sono più che altro una confidente, la ragazza della porta accanto, e in questo senso potrei definirmi punto di riferimento, che si mette a disposizione di chiunque voglia o abbia bisogna di una mano o di essere ascoltato. Chiaramente, ci sono problematiche che necessitano di figure professionali per poter essere superate e in questi casi la mia raccomandazione è quella di rivolgersi immediatamente a persone qualificate.
Al di là di questo, però, il tuo intento resta comunque quello di lanciare un messaggio ai tuoi lettori. Ad esempio, il titolo del tuo primo libro, “Vivi Ama Sorridi”, risuona un po’ come un mantra…
Si assolutamente. Difatti, vuole essere un invito a “non mollare mai e ad andare avanti”, per spingere le persone ad avere un atteggiamento positivo verso la vita. E lo stesso potrei dire per il secondo libro, “In questo immenso shock”, che nella prima parte presenta, alla fine di ogni capitolo, una pillola morale d’incoraggiamento in lingua giapponese.
Perché proprio in giapponese?
Ho scelto questa lingua perché, a mio avviso e sulla base delle esperienze che ho avuto, i giapponesi possiedono una vasta quantità di risorse nelle quali potersi rispecchiare e da cui riuscire a trarre beneficio, a riscattarsi. Io per prima mi sono rivista in alcune loro pillole, che per me restano delle vere e proprie “perle di saggezza” e credo che per molti, così come lo è stato me, possa essere lo stesso.
Indipendentemente dalla loro struttura, c’è qualcosa di intrinsecamente diverso tra “Vivi Ama Sorridi” e “In questo immenso shock”? Ritieni ci sia stata una maturazione da parte tua tra la stesura di un’opera e l’altra?
Purtroppo, si tratta di due libri molto simili tra loro, seppur con alcune notevoli differenze. In particolare, all’interno di “In questo immenso shock” tratto di un argomento più specifico, quindi la componente autobiografica è sicuramente più forte. Ho palesato le mie perplessità sulla generazione di oggi e sul modo odierno di approcciarsi al prossimo. Mi sono fatta delle domande e le ho poste anche al lettore. Ho cercato di riflettere e di far riflettere attraverso ciò che ho vissuto personalmente. E al tempo stesso ho deciso di raccontarlo nella speranza di poter far comprendere a chiunque avrà il piacere di leggermi che “sì, si cade, ma ci si può anche rialzare”. Che il piangersi addosso talvolta fa ancora più male del dispiacere in sé. O ancora peggio, che il lamentarsi perpetuo per le cose futili non porta a nulla di buono. In questo millennio siamo abituati ad avere tutto e ad averlo pure subito, non curanti del fatto che, magari, ci sono comunque persone che muoiono, che soffrono la fame e la povertà. Insomma, siamo abituati ad avere e a pretendere il 100% di ogni cosa, quando, in realtà, basterebbe rendersi conto che anche il 99%, spesso e volentieri, può essere sufficiente.
Si potrebbe dire che la digitalizzazione ha avuto un impatto importante sul fenomeno di cui ci parli. Ha cambiato il modo di vivere le relazioni interpersonali, di approcciarsi alla vita, accorciando le distanza e al tempo stesso allontanando le persone. Tre anni fa ti sei affacciata per la prima volta sulle piattaforme virtuali. Adesso, invece, che rapporto ha con loro? Quanto tempo riservi al loro utilizzo?
Allora, i social network sono senza ombra di dubbio degli strumenti utili. Ci permettono di raggiungere il maggior numero di persone possibili. Inoltre, ci mettono contatto con chi ha attraversato il nostro stesso dolore, le medesime paure, e perché no, ogni tanto persino qualche gioia comune. Per me, sono uno strumento di fratellanza e condivisione sostanzialmente, ma possono essere contemporaneamente dei mezzi insidiosi. Bisogna farne buon uso, soprattutto perché molte persone sostituiscono la vita reale, quotidiana, gli affetti più cari, con un social, che sia su un cellulare o sopra un pc. Basti pensare al fatto che in tanti si fanno gli auguri via messaggio, ma poi non riescono nemmeno a scambiarsi un abbraccio. Non si deve sostituire il social alla socializzazione vera e propria. Possono aiutare sicuramente, come è successo a me, ma non facciamone una ragione di vita.
Molto meglio un libro…
Si, anche perché, o perlomeno questo era il mio intento, attraverso un libro si riesce a lasciare un segno nel tempo. Un giorno vorrei poterli risfogliare e riprendere spunto da quelle pagine. Chissà, magari solo per vedere come sono cambiata. Ad esempio, un capitolo è dedicato proprio alla me stessa del futuro, poiché un giorno mi auguro di poter rileggere le mie stesse parole e trarne nuovamente un insegnamento. Non è scontato che non ci saranno più momenti bui o di sconforto. In fondo la vita è una probabilità quotidiana, tutto può succedere.
Rispetto a tre anni fa ti vedi cambiata?
Sono cambiata tantissimo. Prima ero una persona introversa. Adesso, invece, sono completamente l’opposto. Estroversa, pur rimanendo sempre nei limiti del rispetto altrui. Mi piace ascoltare e offrire il mio supporto, dedicare il mio tempo a qualcuno. E, contemporaneamente, cerco di tutelare la mia privacy e quella di chiunque si rapporti con me, di chi mi apre il suo cuore
Al momento sei alle prese con la promozione di “In questo immenso shock”, uscito in anteprima il 15 marzo scorso in versione kindle su Amazon, ma hai già altri progetti in mente che vorresti realizzare in un futuro prossimo?
Al momento no. Seppur non nell’immediato, però, mi piacerebbe poter scrivere un terzo libro, ma cambiare genere. Ritengo di aver già dato tutto quello che potevo dare alla narrativa contemporanea.