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Micol e Patatina: due scavezzacollo protagoniste di un’amicizia che diventa un best-seller e life-saver

La Beltramini, autrice de “La mia amica scavezzacollo” regala una lezione di vita sul come prendersi cura di un’anziana che le ha rubato il cuore

Micol e Patatina: un’amicizia intergenerazionale che travolge per la sua essenza speciale

Micol Arianna Beltramini è una giovane scrittrice di origine sarda, ma milanese di adozione. Vive sui Navigli, e questa zona le ha permesso di conoscere una delle persone più importanti della sua vita, in maniera del tutto inattesa.

Ma, andando con ordine, Micol Beltramini è una ragazza intrisa di cultura

Micol la tuttofare

Nondimeno, è un’illustratrice, traduttrice e autrice già conosciuta per il celebre “101 cose da fare a Milano almeno una volta nella vita” (Newton Compton, 2008). Fin da bambina amava la pagina enigmistica, tant’è che questa sera, in occasione del Bookcity di Milano, presenterà il romanzo di Simone Tempia “Il Piero”, per la rassegna l‘amore è Centrale al Mercato Centrale del capoluogo meneghino.

Altre sue opere sono la favola “Cornflake”, il romanzo “Vieniminelcuore”, la seconda guida ilare di Milano “Perché Milano è meglio di Roma -se ci devi vivere-” (Mondadori), “Murder Ballads”, e la raccolta di biografie raccontate in chiave divertente “Che sfiga! Storie di gente che ha cambiato il mondo ma poi qualcosa è andato storto”. 

La sua modalità di scrivere è ironica, sagace e intelligente, attenta e generosa.

Micol e l’amica scavezzacollo: “ho adottato una nonna”

Non a caso, la sua scrittura è il riflesso della sua personalità, che emerge dalla storia personale che sta alla base, pur sovrastandolo, del suo libro “La mia amica scavezzacollo”.

Le protagoniste sono Micol in prima persona, e la sua fidanzata Mariuccia (Maria Antonietta), che affettuosamente chiama Patatina.

Costei, a detta di Micol, è una vera scavezzacollo; un’anziana signora sola, quasi un personaggio caricaturale, noto ai frequentatori dei Navigli per il suo aspetto velatamente bizzarro.

Ingobbita, vestita in modo invernale tutto l’anno, con un grande cappello (tant’è che Micol soleva chiamarla “signora Puffo”), che si trascina con delle sporte della spesa, caratterizzata da una camminata lentissima. 

La direzione che percorreva era sempre la stessa, e dopo i primi timidi scambi di parole fra le due, all’autrice iniziò ad apparire difficile la zona dove Mariuccia si dirigeva. 

Complice una sera in cui quest’ultima aveva perso le chiavi di casa, Micol scoprì per caso la situazione di abbandono e incuria sociale in cui viveva l’anziana

Subito dopo, mentre la casa veniva chiusa dall’Asl per sanificazione, Mariuccia era trasportata in ospedale per controlli.

Da quel giorno, Micol non potè più pensare ad una vita senza la sua Patatina.

L’autrice sentiva in cuor suo che la cosa giusta da fare era quella di aiutare quella sua nuova amica sfortunata, che aveva visto il mondo -la storia- cambiare vorticosamente sotto ai suoi occhi.

Con il rischio di sottrarre tempo a se stessa, ai suoi affetti, agli impegni persino, e di inimicarsi Patatina. L’opzione peggiore.

La percezione di degrado e solitudine di Mariuccia curati dal cuore grande di Micol

La Beltramini ha attivato una rete di assistenti sociali, vigili del fuoco, carabinieri e medici specialisti per trovarle una sistemazione che le permettesse di non essere sola e controllata al meglio.

In poco tempo, ma con moltissime energie spese, Patatina è diventata ospite di una RSA, dove ha trovato nuovi amici, ripreso le abitudini dell’uncinetto e dei racconti, a volte irreali. (Non come quello del martello in casa da picchiare forte in caso di emergenza -n.d.r.-)

Ogni due giorni, è in questa struttura che Micol si dirige dalla fidanzata; ancora oggi, a distanza di quattro anni dal loro primo incontro, per passare del tempo con lei in giro per la città, colorando la Pimpa, leggendo il Corriere dei Piccoli. Riprendendo, documentando quei momenti sui profili social della scrittrice.

Quando poi le due si trovano in struttura, con la sua bella penna rosa, Mariuccia, ora vispa 91enne, firma le copie del libro che parla quasi soprattutto di lei, come è ironicamente rimarcato più volte.

Un libro racconto di una straordinaria quotidianità non convenzionale 

Ho scoperto la loro storia a ridosso della pubblicazione del volume in versione e-book e cartacea de “La mia amica scavezzacollo” (Hacca edizioni), sulle pagine de “Il Giorno”, e sono rimasta affascinata dalla complicità delle due donne: così lontane, eppure così vicine

Fin dalle prime pagine traspare la velata anima bramosa di Micol di conoscere la signora che la incuriosiva e tanto le smuoveva un senso di emotivo trasporto, tipico delle persone sensibili verso “gli ultimi”, specialmente in una città tanto vorticosa come Milano.

Nel libro si narra della loro amicizia che nasce, piano piano, scorribanda (raccontata, inventata, arzigogolata, chissà -n.d.r.-) dopo scorribanda. 

Tipiche di una scavezzacollo, per l’appunto. 

Dal primo discorso con Angelo, l’allora fidanzato della Beltramini, in Vineria, si narra dell’invito a cena. Poi via via si scopre del telefono a conchiglia estratto fra gli odori strambi di tramezzino all’uovo andato a male.

Di lì a poco, cura e dedizione sfociano in amore e capacità di cogliere i lati più tristi della solitudine, anche quando celata. 

E la confessione, il rammarico, di non aver mai visto il mare

Il mare, e tutti i moti emotivi che provoca e smuove

Mi ha molto intenerita la promessa del mare di Micol, ovvero quella richiesta della sua Patatina, così semplice e al contempo struggente.

Di quelle che ci pone di fronte alla domanda, quasi ancestrale, sul cosa scateni la voglia di vedere quella grande distesa d’acqua, almeno una volta nella vita. 

Mariuccia non ci era mai stata; una sola volta aveva provato ad andarci con il fratello, ma aveva iniziato a piovere, e con il rammarico nel cuore pensava che non sarebbe mai giunto quel momento. 

E invece, proprio colei che amava più l’idea del mare e del “ti porto al mare” rispetto al mare stesso, la stessa che regolarmente lasciava a casa il costume anche se presentava i volumi dall’amico libraio di Pesaro, aveva deciso di esaudire il grande desiderio di questa nonnina. 

Un gesto che vale più delle tante parole dette e già scritte su di loro. 

La loro immagine a Varigotti, strette in un abbraccio commovente, mi ha ricordato la bellezza del raccontare “storie di cuore”. 

Patatina ha i capelli sciolti, lunghissimi, non più tenuti dal cappello a falda, si appoggia alla sua nipote acquisita. Una nonnina che torna bambina per un momento, fra curiosità e inconsapevolezza, ma con l’espressione di incredulo giubilo

Micol ha gli occhi pieni di un amore che probabilmente non avrebbe mai pensato di trovare in un’estranea in difficoltà.

La Signora Mariuccia e la nipote, eroine d’oggi

Oggi il libro è campione di vendite e ha partecipato al Concorso Letterario Io Donna “Eroine d’oggi 2022”, un premio dedicato ai personaggi femminili che più hanno colpito e ispirato.  

Nello specifico, le parole con le quali ho anticipato la mia preferenza sono state le seguenti: 

“È con enorme piacere e gratitudine che esprimo il mio voto per il libro “La mia amica scavezzacollo”

Una lettura, elegante, trascinante, ironica e a volte nel suo contesto struggente. Si unisce al piacere la gratitudine per la storia che sta dietro alle avventure della “fidanzata” dell’autrice.

Una meravigliosa scoperta letteraria e ancor di più umana. Il loro rapporto, il loro scegliersi, l’impegno di questa giovane donna che dona il senso di famiglia alla splendida e arzilla “Patatina” sono unici. Come la nascita involontaria di un percorso di riscoperta e fiducia. Immancabile e commovente è la grande emozione del mare. Insieme a tutti i moti emotivi che essi provocano e smuovono.”

Il premio lo ha vinto il libro “Come vento cucito alla terra” di Ilaria Tuti.

Tuttavia, Micol e Patatina hanno già conquistato l’encomio migliore: la consapevolezza di non essere mai sole, in un’umanità che sembra sparire, la loro è…

   …Una straordinaria lezione di umanità ritrovata

Ritrovata perché, se è pur vero che Micol affermava che non si sarebbe mai aspettata di avere un impatto di responsabilità sulla vita della fidanzata:

non era mia intenzione adottare il mio dissuasore di traffico, né prendere coscienza del suo reale disagio. Volevo senz’altro assecondare la sua tendenza istrionica, fare di lei la mia fidanzata, accompagnarla nelle sue scorribande e inventare innumerevoli panzane insieme; ma mai, e sottolineo mai, mi sarei sognata di prendermi alcun tipo di responsabilità nella sua vita.

E che per quanto le due si siano trovate per le tipicità di immaginazione, come aggiunge:

[…] ho imparato anche questo: se non ragionassi (o sragionassi) come (s)ragiono, probabilmente le strade mie e di Patatina non si sarebbero mai incontrate. Perché la sua naturale propensione all’immaginifico è identica alla mia, e entro certi termini non c’è proprio niente di male in questo.

Va pur detto che la parte importante è che non basta volere aiutare qualcuno con forte fantasia.

Occorre, anzi, impegno concreto e costante, con tanto di predisposizione al voler bene e a mettere in pratica ciò che questo può comportare per noi, e per la vita di chi vorremmo aiutare.

Solo che se vuoi davvero aiutare qualcuno non basta lavorare di fantasia, perché aiutare davvero qualcuno è una questione complicata. Richiede un mucchio di senso pratico […]

Infine (ma non troppo): bisogna saper voler bene, è una questione complicata, o è probabilmente meglio dire impegnativa.

Bisogna aprire cuore e testa, mettersi in ascolto, realizzare tutto quello che non immaginavi che il tuo voler bene avrebbe comportato, e poi fare praticamente qualcosa per evitare che il tuo amore resti immaginario.

Seguendo una delle storie del duo matterello e affiatatissimo di Patatina e Micol, ho osservato lo sguardo di Mariuccia rabbuiarsi d’un tratto.

Parlava di come fosse più bello “prima”, “ai suoi tempi”, quasi riempiendosi il viso di tristezza, soffermandosi sul fascismo. 

Lei, che lo ha sentito da vicino, l’orrore; che ha vissuto il dolore, di cui ha conosciuto la tristezza, che ha vissuto tante avventure, e sofferto ingratitudine e solitudine.

Mariuccia, la stessa persona capace di perdonare chi si era dimenticato di lei.

La medesima nonna in grado di aprire il suo tenero cuore ad una ragazza che, una sera, le avrebbe semplicemente voluto offrire una cena

È bello andare fuori

Per Patatina, soprattutto dopo l’esperienza del mare, «è bello andare fuori» ovvero stare con chi si prende cura di lei. Lo ribadisce spesso: «è bello uscire, è bello fare le avventure». 

Al punto di sperare in una nuova tappa sulla neve. Dove arrampicarsi come faceva da bambina. Con tanto di scarponcino tattico. 

È bello narrare, apprendere, trasmettere e sperare 

Dal loro incontro, le due inseparabili hanno avuto il coraggio di dimostrare al mondo quanta bellezza merita ancora di essere salvata, preservata e raccontata

Sperando possa essere di esempio e monito nel ripensare ai più fragili, i più isolati, a tratti dimenticati, come risorse preziose, storie viventi di una storia che si fa, un po’ ogni giorno, per quanto a volte avvilente e apparentemente senza più punti di luce. Mai più soli, grazie alla solidarietà e all’affetto che scatta fra persone che si concedono il lusso di abbandonarsi ad esso.

E Micol, insieme a Maria Antonietta, si illuminano a vicenda nei loro sorrisi più o meno polidentati.

In conclusione, non posso che ringraziare Maria Antonietta:

  • per il sorriso che ci regala,
  • per le sue avventure panzanesche,
  • per la forza della sua fragilità,

e doverosamente ringraziare quella straordinaria creatura che è Micol Arianna Beltramini.

L’essenza di ciò che empatia, lezione e meraviglia rappresentano, in una sola giovane donna. 

Splendida fuori, e ancor più dentro.

 

Veronica Fino

Redazione

Scritto da Redazione

La redazione di VanityClass.

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