Sono passati circa due mesi da quando la Corea del Nord di Kim Jong-Un ha violato la “zona cuscinetto”, istituita a confine con la Repubblica di Seoul, mediante il lancio di alcuni missili e di ben 350 colpi di artiglieria. Sebbene la questione venne immediatamente liquidata come una mera “esercitazione programmata”, la chiara inosservanza dell’Accordo Intercoreano e la provocazione alle potenze dell’Occidente hanno suscitato timori per le tensioni crescenti tra i due Stati. Timori più che fondati, dal momento che un’ulteriore dimostrazione di forza si è registrata nelle ultime ore proprio in quell’area.
Stando a quanto riporta l’Ansa, infatti, nella giornata di ieri la Nord-Corea ha sparato all’incirca 130 nuovi colpi di artiglieria all’interno dei territori cuscinetto marittimi orientali e occidentali, commettendo di fatto un’altra infrazione del patto stipulato nel 2018.
Nuovo avvertimento della Corea del Nord a Seoul
Nonostante la Corea del Sud abbia posto sotto sanzione 15 individui nordcoreani e 16 istituzioni in seguito agli eventi dello scorso ottobre, la Corea del Nord continua a lanciare avvertimenti al Paese confinante. Non è ancora chiaro se ci sia un vero scopo dietro a determinate operazioni o se si tratti solamente di futili istigazioni, ma quel che è certo che una delle due parti coinvolte nell’Accordo siglato con la Dichiarazione di Panmunjom non ha rispettato le condizioni previste dallo stesso.
Secondo quel riferisce il Comando di Stato Maggiore di Seoul, in particolare, dei lanciarazzi nella contea di Kumgang (provincia di Kangwon) e a Capo Jangsan (South Hwanghae), avrebbero fatto partire dei proiettili intorno alle 14.59 locali (6.59 ora italiana) del 5 dicembre. Quest’ultimi, fa sapere la Yonhap, agenzia di stampa sudcoreana, sarebbero poi caduti a nord della Northern Limit Line, la linea di delimitazione de facto prevista dal piano di demilitarizzazione e di riduzione delle tensioni.
Al momento, da Seoul non giungono altre notizie tantomeno nessuna risposta è arrivata dalle forze sudiste di fronte all’ennesima provocazione da parte del Governo di Pyongyang.
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