In seguito al blocco di internet, il Leader supremo della Repubblica Popolare di Corea pare esser sempre più deciso a combattere la globalizzazione nel proprio Paese. Kim Jong-un, infatti, ha dato il via alla sua personale battaglia contro il “pensiero reazionario”. Cinema, moda e qualsiasi altro tipo di influsso straniero sarà messo al bando in Corea del Nord e i trasgressori saranno puniti molto severamente. Una notizia che a prima vista sembrerebbe risalire a diverso tempo fa, eppure si tratta “solamente” di provvedimenti varati nelle ultime settimane.
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Kim Jong-un vieta abbigliamenti “non consoni” e film stranieri
Jeans attillati, tagli di capelli “non convenzionali” e film internazionali riguardano alcune delle proibizioni entrate in vigore nel Paese asiatico. Difatti, lo scorso maggio è stata promulgata una legge che si scaglia apertamente contro qualunque manifestazione facente capo alla cosiddetta “cultura capitalista”. In particolare, le restrizioni sarebbero indirizzate per la maggior parte ai giovani, ritenuti più inclini ad abbracciare lo “stile di vita del capitalismo”.
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A finire nella lista nera, oltre agli abiti succinti, anche piercing, modi di dire importati dall’estero e una grande quantità di materiale audio-visivo proveniente da Usa, Giappone e Corea del Sud. Il motivo di ciò risiederebbe nella convinzione del leader secondo cui il pensiero capitalista starebbe conquistando la Nazione. Non a caso, in una lettera indirizzata alla Lega della gioventù, scritta per sollecitare la repressione di “condotte sgradevoli, individualiste e anti socialiste” e per fermare “il linguaggio straniero”, le acconciature e i vestiti, Kim Jong-un ha parlato di “veleni” definiti rischiosi per la tenuta della società.
Insomma, la Corea del Nord ha introdotto una nuova norma per arginarsi dall’esterno e le pene per coloro che “disobbediscono” risultano essere piuttosto severe.
Guerra al capitalismo e pena di morte per chi trasgredisce la legge
Stando alle informazione pervenute, chi sarà colto in flagranza di reato verrà puniti con la morte o spediti nei campi di lavoro e di rieducazione. Ad esempio, chi è in possesso di pellicole cinematografiche hollywoodiane, giapponesi o sudcoreano, rischierebbe addirittura la vita. Oppure, chi viene scoperto durante la fruizione di suddetti lungometraggi, potrebbe essere internato nei campi persino per 15 anni. Secondo quanto ha riportato il Daily Nkriposta, tre minorenni sarebbero finiti in carcere per un taglio di capelli che richiamava le band del K-pop sudcoreano e per dei “risvoltini”.
A tal proposito, Kim Jong-un starebbe censurando la stampa per non lasciar trapelare nessuna notizia a riguardo al resto del mondo.