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Carcano: un viaggio nuovo fra nuova stagione e nostalgia epistolare

Lo storico teatro di Milano invia l’ultima busta cartacea con il programma della nuova stagione

Sinigalia, Costa, Gavaudan, Pitturru e il nuovo corso del teatro milanese

Il Teatro Carcano presenta il nuovo cartellone 

Dopo il periodo drammatico della pandemia che ha investito il teatro, a lungo discusso in tema di riaperture, prove, lettere e appelli per un rinnovamento, anche il Carcano presenta il nuovo cartellone.

Fin dagli albori del progetto, realizzato dal giovane e ingegnoso architetto Luigi Canonica, lo storico teatro milanese di Porta Romana è sempre stato fedele protagonista della scena meneghina. E, dopo il travagliato periodo trascorso in un’Italia a colori, ha presentato un cartellone eclettico e ricco di spunti interessanti per appassionati o neofiti.

Immediatamente, scorrendo la home page del sito o, con la forma meno virtuale del flyer, si ha la percezione che quella della nuova stagione sia un’occasione per esprimere una ferma volontà: un inno, o un manifesto in favore delle donne.

L’intenso programma inviato per posta agli amici e agli spettatori di sempre è corredato da una dedica speciale.

Le lettere per gli Amici del Teatro

Con un tocco vintage e malinconico, ma attento alle come di comunicazione più nuove e immediate, 

le autrici hanno adottato lo strumento scritto più “di pancia” che esista, la dedica epistolare. 

Sono, infatti, due le lettere di invito e ringraziamento per il pubblico che, come è proprio dell’ottica teatro, è la parte fondamentale del teatro. 

Una delle lettere è da parte di Lella Costa, direttrice artistica; l’altra dal duo Serena Sinigallia (direttrice anch’ella), e Mariangela Pitturru, che coordina spettacoli e programmi.  

Quel Nost Milan di Lella Costa

Nella sua lettera, Costa spiega delle molte reticenze, di “aver nicchiato” per il peso simbolico del diventare direttrice artistica dopo il lascito di Sergio Fantoni. Un’eredità difficile da gestire, con il bagaglio culturale e istituzionale di un teatro come quello del Carcano. 

Nonostante ciò, spiega le ragioni che l’hanno portata ad accettare l’invito: dall’amica di sempre, la “visionaria” Senigallia, e all’energia e bravura della Pitturru. 

Ringrazia il genio imprenditoriale folle Gavaudan che ha creduto nel progetto finanziariamente, rinnovando il suo amore per il teatro e per averle fatte ripensare in chiave mista tra Charlie’s Angels,  Streghe di Macbeth e le tre Sorelle di Cechov. Potremmo ribattezzarle come le Carcano’s Angels, con competenze e velleità e compiti specifici. 

La Costa racconta a cuore aperto di come vorrebbe essere la padrona di casa ospitale che accoglie il pubblico, partecipa attivamente a progetti e produzioni. Inoltre, colei che bonariamente invita colleghi e persone.

Le stesse persone alle quali  “ricordare, raccontare, raccordare e fare da tramite con Milano.

Anzi, con “Quel Nost Milan”, in dialetto, spettacolo di debutto in quel teatro nel 1893, e che spera di riportare un giorno non lontano, “a casa”. 

Quand même: il tempo fuori squadra

La missiva della regista, attrice e produttrice si conclude citando l’attrice Bernhardt con un “Quand même“, un nonostante tutto. O meglio, con un nonostante un “tempo fuori squadra che abbiamo attraversato”. Capace di andare oltre, o quantomeno, camminare accanto alle nostre paure, credendo in un futuro -auspicabilmente- più roseo. 

Vien da sé che il desiderio è che il teatro vi si affermi come luogo sicuro, necessario -se non indispensabile- come una casa da condividere con gli amici, gli spettatori. Gli unici a “darle un senso e un’anima”. Per cui essere trepidamente in attesa, e fortemente grati.

“Un viaggio nuovo” per le Carcano’s Angels 

Così si legge nella prima delle due lettere, quella scritta da Pitturru e Senigallia, un modo “per immaginare il futuro e spedare quel senso opprimente di presente” collettivo a seguito del virus. 

Le due scrivono nella lettera a cuore aperto di come abbiano la voglia di riconquistare lo spazio di e con il pubblico, in un contesto di “umanità che si specchia e, facendolo si migliora”.

La traiettoria scelta è quella di un teatro di qualità, eppure popolare, in grado di creare un insieme di eterogeneità, senza dimenticare i trascorsi. 

“In una logica, a nostro avviso sana e necessaria, di continuità col passato”

Gli spettacoli vedranno tornare protagonisti alcuni dei volti più amati del teatro. Per citarne solo alcuni vi sono Maria Amelia Monti, le Nina’s Drag Queens, Marina Massironi, Kataklò e Fantateatro (che predilige spettacoli per ragazzi).

Non mancheranno tuttavia nuovi sodalizi come quello con i Teatri Stabili di Torino, del Veneto e Sociale di Como, con l’arrivo di artisti del calibro di Filippo Dini, Natalino Balasso, Elisabetta Pozzi. 

Inoltre, sono previsti incontri di “vita vera” (altra tipicità del teatro, dove tutto non è tutto come sembra, ma sembra come è, ovvero, reale): Ugo Pagliai e Paola Gassman, Oblivion, Chiara Francini e i Fanny&Alexander, Paolo Dighero e Paolo Fresu. Una commistione intelligente di drammaturgia classica e contemporanea, in un confronto tra futuro e passato che si fondono e confondono davanti ai presenti.

Un teatro per la comunità, per un teatro social-e insieme ad ATIR

Un viaggio nuovo, o, per meglio dire, di rinnovamento e rifondazione che, come questo periodo storico unico suggerisce, innesta una riflessione sulla necessità di portare il teatro in mezzo alla comunità, e riportarlo alle sue origini. 

Per fare questo, la Sinigalia si avvale della Compagnia milanese ATIR e ha inserito eventi spettacolari correlati a importanti ricorrenze. Spiccano in particolare il 25 Aprile, così come l’evento più istituzionale della città, la Prima alla Scala.

Laboratori e attività per i cittadini si svolgeranno all’interno del foyer e nei sotterranei, risalenti al 1400, feste private (si può anche affittare in parte il suo spazio) e balli.  

ATIR avrà in cartellone per la stagione “Odissea: storia di un ritorno“, esattamente come un modo per rievocare il ritorno e l’accoglienza a teatro. Non mancheranno pièce classiche come “Innamorati” di Goldoni e “Le Gattoparde”, spettacolo delle Nina’s Drag Queens

Produzioni e spettacoli 

Le direttrici Sinigalia e Costa presentano capisaldi della letteratura mondiale: Costa, insieme alla regia di Gabriele Vacis, si occupa del viaggio attraverso Dante con il loro spettacolo “Intelletto d’Amore”; Sinigalia, invece, lavora all’attualissimo “La Peste” di Albert Camus riadattato insieme con Aldrovrandi. 

Altri nomi illustri sono quelli di:

  • Serena Dandini (“Vieni Avanti Cretina!”),
  • Michela Murgia con l’evergreen “Don Giovanni”,
  • Ascanio Celestini nel “Museo Pasolini”
  • “Decamerock” di Massimo Cotto,
  • “Lezioni di Meraviglia” di Colamedici e Maura Concitano

Tuttavia, lo spettacolo più impegnato è quello del duo Costa (recitazione) -Sinigalia (direzione) nel loro “Se non posso ballare… non è la mia rivoluzione”, da loro stesso descritto come uno 

“spettacolo-manifesto di una poetica condivisa che dedichiamo alle donne, come l’intera stagione. Alla loro tenacia, alla loro intelligenza, alla loro capacità di non piegarsi e reinventare la storia, sempre”

Sì, perché se la parità delle donna non è ancora una realtà vicina, il periglioso e impegnativo percorso, il contributo di un luogo di cultura ed educazione come il Carcano, in questo viaggio, è ciò che, nonostante tutto, conta. 

“Follow The Monday” @Carcano

Una delle interessanti iniziative per avvicinare il pubblico al Carcano è l’iniziativa del lunedì, dedicato agli incontri di riflessione e pensiero. Uno scambio, dunque, di idee e confronti con personaggi illustri come Saviano, Recalcati, Servegnini, il “Prof” D’Avenia (che con Vacis ha lavorato più volte, non ultima ne “L’Appello”, Tozzi e Baglioni, Chiara Valerio e la Murgia. 

L’importanza del pubblico 

Come ogni teorico teatrale ha spiegato fin dalle sue origini, il teatro nasce dal distaccamento di un membro del coro che crea con esso un dialogo (già nei ditirambi).

Attraverso ciò, si pone in una prospettiva di due soggetti interagenti.

Non è da sottovalutare di ciò che è definita propriamente una vera e propria “arte dello spettatore“, che rimane, per l’appunto, essenziale parte dei componenti drammaturgici, tale da rinnovare ad ogni replica una versione “rinnovata” dell’opera, che cambia grazie alla percezione e all’accoglienza più o meno partecipata dei presenti in sala. 

Una stagione, quella del teatro Carcano, che sa, in sintesi, di ritorno: all teatro, al rispetto, alla reinvenzione e al rinnovamento della storia.

Quella storia stessa di tutti noi,  che non può esimersi dagli errori, ma nemmeno smettere di insegnare.

Un cammino in cui le donne, registe, autrici, creatrici, ideatrici e sognatrici, invitano gli spettatori. Perché è con loro che il teatro che si fa, vive, rivive e si arricchisce. Insieme. 

Un insieme di umani, umanità che si ritrova, e lo fa partendo -anche e proprio- dal Carcano. 

Di cui quella busta e quell’ormai datato volantino rimarrà un ricordo da tenere, preziosamente, come ricordo di un’epoca in evoluzione a cui, tutti, in tutte la nostre multiforme culturali, partecipiamo.

 

 

A cura di Veronica Fino

 

 

 

 

 

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Scritto da Redazione

La redazione di VanityClass.

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